Pirati somali per fame e per la siccità del Paese

GIBUTI – Dopo una pausa di cinque anni senza atti di pirateria a navi mercantili, quest’ultimi due mesi, marzo e aprile, hanno registrato sei episodi al largo delle coste della Somalia. E’ stato il Gen. Tom Waldhauser, comandante in capo delle forze Usa in Africa, a riferire sugli eventi criminosi durante l’incontro con i giornalisti a Gibuti.

Waldhauser attribuisce il ritorno della pirateria alla carestia e alla siccità che la Somalia sta attraversando, ed ha posto l’accento sull’importanza di mantenere misure di sicurezza private per difendersi dai pirati. Sappiamo quanto siano state importanti le misure di sicurezza intraprese dalle Compagnie di navigazione per garantire i flussi commerciali su quelle rotte.

I pirati somali tendono a essere ben equipaggiati con armi automatiche e razzi; come sanno utilizzare scafisti lanciati dalle “navi madre” e come sanno dirottare pescherecci per condurre attacchi lontani dalla costa somala. I Comandanti di navi mercantili che attraversano le acque somale devono sempre ricordare che non tutti i pescatori di questa regione, cercando di proteggere le proprie reti, possono nascondere pirati in attesa di condurre eventuali attacchi; alcuni pescatori potrebbero essere armati per proteggere solo il loro pescato e non dovrebbero essere confusi con i pirati.

Il Piracy Reporting Center dell’International Chamber of Commerce’s Maritime Bureau continua a segnalare le varie aree dell’Africa e del Mar Rosso, dell’Asia sudorientale e del Subcontinente indiano e dell’America sud e centrale e le acque dei Caraibi, come zone ad alto rischio di atti di pirateria.

 

Abele Carruezzo