La navalmeccanica cresce con la nautica da diporto

ROMA – Cantieri di costruzione navale, di riparazione, di produzione di componentistica navale, società di ricerca navale costituiscono quell’insieme dell’industria navalmeccanica italiana che sta assicurando occupazione diretta e indiretta a 35.000 persone. I tre settori cardini di tale segmento industriale, quello crocieristico, militare e nautico, sta evidenziando segni particolarmente positivi di netta ripresa rispetto agli anni 2015, 2016 e con un 2017 in leggera crescita e sostenuto da un trend positivo 2018.

Il settore delle crociere si conferma in ottima salute, quello militare e nautico in continua crescita, quello delle navi High Tech e standard in ripresa, mentre solo l’off shore è ancora fermo. Queste sono le valutazioni in ambiente Assonave, Associazione Nazionale dell’Industria Navalmeccanica, in rappresentanza dell’industria navalmeccanica italiana. Possiamo solo dire che la navalmeccanica italiana non gode di aiuti da parte dello Stato (e questo significa essere europei), come i cantieri asiatici che, godendo di supporti statali, hanno portato avanti una politica di dumping. Questo ha generato speculazioni da parte di armatori con una maggiorazione delle offerte di stiva  e calo dei noli a vantaggio dei Paesi esportatori come la Cina con il suo 90% di traffico via mare.

E con un’Europa che non riesce a leggere il mercato attuale e non cresce rispetto alla sua capacità produttiva e con il suo portafoglio ordini in aumento rispetto a quello delle consegne. Ci preme sottolineare lo standard competitivo raggiunto dal settore italiano della nautica da diporto: nel 2017 si è registrato un +11% rispetto al 2016 nelle vendite di imbarcazioni di nuova costruzione, un +19% nel fatturato complessivo e un +13% nel valore della sola produzione cantieristica, per un totale di 22,9 miliardi di euro. Molte di queste imbarcazioni sono made in Italy, con l’Italia che esporta l’88% della sua produzione (dati Nautica Italiana). Un dato importante da sottolineare è che la cantieristica italiana occupa una posizione incontrastata nel mondo con una produzione degli ultimi cinque anni del 30,6% del totale consegnato.

L’Olanda, seconda, ha prodotto solo il 12,7%, mentre la Germania, terza, il 4,8%. Nel settore dei superyacht le rotte più battute da armatori e noleggiatori sono quelle del Mediterraneo per cui  diventa importante il mercato dei cantieri di riparazioni, porticcioli e marine, logistica turistica e servizi generali; l’Italia con la Spagna e Francia si dividono questo mercato importante del settore. In futuro, bisogna insistere a sostenere la competitività dei cantieri e dei fornitori navalmeccanici nazionali tramite una progettazione attiva di rappresentanza sui piani governativi di settore e sugli strumenti normativi nazionale e comunitari. Una maggiore presenza nei networking internazionali che contano da parte del Governo a supporto di questi settori industriali e una elaborazione di protocolli internazionali per promuovere il made in Italy.

Riconoscere, per la nautica da diporto, il suo livello internazionale, per cui occorre una presenza significativa nelle grandi manifestazioni di Montecarlo, Cannes, Barcellona, Palma di Maiorca, Fort Lauderdale, Palm Beach, Miami e Dusseldorf. Mancanza d’immagine, poca presenza di sponsor internazionali il settore della nautica da diporto non potrebbe competere. Per il settore più vasto della costruzione navale, cercare di consentire l’inclusione tra quei settori che possano beneficiare degli aiuti di Stato a finalità regionale; richiedere con forza una più reale politica europea per la navalmeccanica in modo da evitare conflitti fra Stati Ue (come l’ultimo tra la Francia e l’Italia su Fincantieri).

 

Abele Carruezzo