Dopo la firma del protocollo Mare Nostrum da parte dei settori di Confindustria che hanno aderito, anche Confindustria Brindisi ha deciso di partecipare al progetto di Ucina. A Brindisi il settore della nautica da diporto, che ha uno specifico interesse nel protocollo, è particolarmente frammentato e composto essenzialmente da piccole aziende a conduzione familiare. Per siglare l’accordo, nella sede del Salone della nautica a Brindisi, oggi il presidente di Confindustria Giuseppe Marinò ha accolto Fulvio D’Alvia, direttore di RetImpresa, e Marina Stella, direttore generale di Ucina. “Ci sono delle priorità che vogliamo garantire e per questo abbiamo individuato le preoccupazioni di imprenditori e aziende del settore – ha raccontato D’Alvia -. Sappiamo che ogni imprenditore ha una forte volontà di mantenere la propria identità e l’autonomia ma sappiamo anche ormai è inevitabile superare certi localismi. E’ chiaro che tra le tante forme di collaborazione classiche esistono anche strumenti di flessibilità che possono essere utilizzati. L’unica forma di aggregazione però, deve essere necessariamente in forma privata e non para istituzionale. Solo seguendo queste regole si possono riscontrare vantaggi diretti per queste forme di condivisione”. Poi D’Alvia ha sottolineato anche l’utilità di strumenti finanziari, ormai riconosciuti anche dal governo, come il Contratto di rete utilizzato da 215 imprese in 34 accordi siglati. Poi Marina Stella ha esposto agli imprenditori presenti i numeri di Ucina che hanno permesso di affrontare la crisi mantenendo gran parte della competitività. “Abbiamo un fatturato totale di 4,25 miliardi di euro – ha precisato Stella – anche se nel 2010 c’è stata una flessione del 15%. La ripresa sta avvenendo a macchia di leopardo ma restiamo saldi nei primati di produzione ed esportazione”. L’esportazione italiana ha infatti raggiunto il 54% della produzione e l’Italia resta salda al primo posto nella classifica europea, mentre è seconda – dopo gli Stati Uniti – in quella mondiale. Buone anche le risposte dall’indotto: per ogni posto barca, ci sono infatti almeno quattro posti di lavoro.
Foto: Simone Rella