Portualità green: la rotta verso uno sviluppo sostenibile dei trasporti nell’Adriatico meridionale

Brindisi. Una conferenza internazionale per ribadire l’importanza dei porti green. La conferenza, organizzata nell’ambito del programma Interreg – IPA CBC Italia, Albania, Montenegro. Certo dichiarare i ‘green ports’ non sarà uno slogan da parte di ambientalisti ideologici, ma sicuramente è una nuova vision dei trasporti e della mobilità sostenibile.

Il sistema portuale è il fulcro delle attività legate all’economia del mare del nostro Paese; i porti sono stati da sempre e lo saranno in futuro degli snodi fondamentali dei commerci nazionali e internazionali delle merci e della mobilità delle persone.
Sulla scia indicata da Enel X e Legambiente, nel loro rapporto di alcuni mesi addietro, è stata individuata la ‘rotta’ per la decarbonizzazione dei porti che non vuol dire eliminare tutto ciò che funziona, ma realizzare interventi per la sostenibilità ambientale dei porti e renderli ‘green’.

La decarbonizzazione del trasporto marittimo dovrà essere vista come una prospettiva di carattere ambientale e industriale nel rispetto naturale dei porti che formano un sistema; interventi che dovranno garantire la connessione dei porti con la rete ferroviaria, per costruire dei corridoi “green”e senza dimenticare che realizzare i porti green significa anche una grande opportunità di interesse per lo sviluppo di una logistica intermodale sostenibile.

Il cold ironing – tecnologie per mezzo delle quali è possibile fornire energia alle navi durante la sosta in porto, tramite una connessione elettrica con la terraferma- consentendo l’azzeramento d’inquinamento ed emissioni da parte delle navi in porto, possiamo dire che il Sistema portuale dell’Adriatico Meridionale è sulla giusta ‘rotta’ nei porti di Bari e di Brindisi. E comunque, lo Stato dovrebbe legiferare per stabilire una giusta ed equa tariffa elettrica. E’ chiaro che poi si dovrà passare a fonti di energia alternative: eolico in primis; dal gnl all’idrogeno e all’ammoniaca senza per questo compromettere le funzioni di un porto.

L’obiettivo di tali investimenti è quello di rendere le attività portuali più compatibili con quelle cittadine di una vita urbana; grazie a tali interventi è possibile ridurre i consumi energetici e aumentare la sostenibilità ambientale, contribuendo a ridurre le emissioni di gas a effetto serra del 55% entro il 2030.
In apertura dei lavori della conferenza, vi è stato l’intervento del presidente dell’AdSPMAM, prof. Ugo Patroni Griffi, su ’La sfida della sostenibilità per la competitività delle infrastrutture portuali’.
Un programma di ‘green ports’ – ha detto Patroni Griffi – deve ottenere una significativa riduzione degli altri inquinanti derivanti dalla combustione”. “I porti più green – ha continuato il presidente Patroni Griffi – garantiscono e garantiranno una maggiore conservazione del patrimonio naturalistico e della biodiversità nelle aree portuali, una riqualificazione delle aree dal punto di vista sociale e economico e soprattutto una riduzione dell’inquinamento nelle città portuali per renderle vivibili”.

Una ‘rotta’ sostenibile sarà sicuramente anche il programma d’investimenti nella Zona Economica Speciale (Zes) per favorire lo sviluppo economico dell’Adriatico Meridionale.
Sappiamo benissimo che in questa fase di transizione ecologia, solo i traffici legati all’energia renderanno i porti più competitivi; la polifunzionalità di un porto si caratterizza quando può operare più tipologie di merci e flussi di traffico. Non è un’amministrazione (bene o male che sia) che decide il futuro di un porto, ma sono le navi e le compagnie di navigazione a decidere quali porti scalare, se verranno garantiti dei servizi. Un’Autorità portuale può solo assecondare la domanda con l’offerta infrastrutturale di quel porto.

Sono seguiti altri interventi tecnici importanti che hanno rilevato che un porto green non contrasta con il post-industriale, ma si completano e si evolvono secondo le nuove tecnologie in atto.

Abele Carruezzo