Il porto petroli del Mar Nero si ferma su ordine del Tribunale russo

Porto di Marmara Ereglisi, Turchia occidentale: la petroliera ‘Lana’ battente bandiera russa

Marmara Ereglisi. Un’ingiunzione del tribunale russo intima di fermare i carichi di petrolio da un porto nel Mar Nero, mettendo in crisi i commercianti europei di greggio, facendo salire i prezzi dei barili concorrenti.

L’altro giorno, un Tribunale russo ha ordinato il ‘fermo’ di 30 giorni del terminal CPC – Caspian Pipeline Consortium – attraverso il quale ogni mese si operavano in export oltre 30 milioni di barili di greggio principalmente kazako.
Si legge nell’ingiunzione del Tribunale che il fermo si è reso necessario perché la struttura ha violato gli obblighi del piano di prevenzione di antinquinamento marino riguardo a sversamenti in mare di petrolio.

L’interruzione del CPC dovrebbe iniziare dopo la visita ispettiva di un Ufficiale giudiziario. Ciò non è ancora accaduto e l’operatore del terminal, Caspian Pipeline Consortium, ha chiesto al Tribunale Regionale Superiore di rimandare l’ordinanza di sospensione delle operazioni, sostenendo che un arresto improvviso potrebbe causare danni permanenti all’intero impianto.
Se dal ‘fermo’tecnico si dovesse passare alla chiusura dell’impianto, l’interruzione sarebbe un altro duro colpo per un mercato petrolifero europeo che ha perso grandi quantità di approvvigionamento a causa dei disordini in Libia e ha visto le spedizioni da altre parti notevolmente ridotte.

Per ora il terminal sta funzionando normalmente. Il petrolio leggero azero, popolare tra le raffinerie europee a causa dei suoi bassi livelli di zolfo, è balzato a una quota di oltre $ 10 al barile rispetto al benchmark Dated Brent, il più alto livello mai raggiunto. Il greggio Forcados della Nigeria anche se è stato offerto 14 $ al barile, rimane difficile l’approvvigionamento per le grandi distanze nautiche da percorrere.

Le raffinerie europee stanno ora cercando di liberarsi dal greggio russo degli Urali dopo l’invasione in Ucraina, ponendo maggiore enfasi su altre fonti di approvvigionamento. L’Azerbaigian, il Kazakistan, la Libia, il Mare del Nord e l’Africa occidentale – tutti i principali fornitori dell’Europa – hanno già visto le loro esportazioni mensili combinate diminuire di un totale di 1,04 milioni di barili al giorno a giugno, secondo il monitoraggio delle petroliere compilato da Bloomberg.
Le esportazioni dalla Libia sono scese a circa un terzo del livello dell’anno scorso a causa dell’aggravarsi della crisi politica.

Alcune raffinerie che hanno già acquistato carichi di greggio russo con consegna in agosto prossimo, sono preoccupate perché le loro spedizioni non sono state ancora ultimate per navi ‘pronte a partire’. I carichi di CPC previsti ammontano a circa 1,24 milioni di barili al giorno a luglio, leggermente meno di 1,4 milioni a 1,5 milioni di barili al giorno nel primo trimestre, principalmente a causa della manutenzione programmata nel gigantesco giacimento di Kashagan del Kazakistan.

Abele Carruezzo