BIMCO lancia la Dichiarazione del Golfo di Guinea sulla repressione della pirateria

Copenaghen. Lo shipping internazionale è ancora seriamente preoccupato dal fenomeno della pirateria, in particolare nelle acque dell’Africa occidentale. Nello scorso 2020, 135 membri dell’equipaggio sono stati rapiti dalle loro navi in tutto il mondo, con il Golfo di Guinea in cui avviene oltre il 95% dei rapimenti di marittimi; atti di pirateria che si svolgono in acque internazionali, in una zona di mare inferiore del 20% e a oggi hanno superato il primato dei pirati somali. Nello specifico, i pirati che operano nel Golfo di Guinea e lanciano i loro attacchi dal delta del Niger, dove tengono anche i loro ostaggi, in attesa del pagamento di riscatto.

BIMCO si è fatto promotore, rappresentando lo shipping internazionale – 1.900 membri provenienti da 120 Paesi – di una ‘Gulf of Guinea Declaration’, sottoscritta già da 99 imprese armatoriali, organizzazioni e registri navali del settore, e di presentarla ai governanti della Guinea e alla Comunità internazionale per porre in atto misure per reprimere la pirateria lungo le coste dell’Africa occidentale. Anche lo shipping italiano ha firmato questa dichiarazione, in particolare il RINa, Assarmatori e varie compagnie di navigazione.

Il Golfo di Guinea, un’area di particolare interesse strategico ed economico per il nostro Paese, sia per i numerosi scambi commerciali con i Paesi della regione che in termini di approvvigionamento di risorse energetiche.
BIMCO riconosce gli impegni e le azioni che alcuni paesi stanno adottando, soprattutto la Nigeria, ma non condivide i tempi di realizzazione – molto lunghi – per debellare il fenomeno della pirateria in queste acque. L’auspicio è di disporre, da parte di Stati non regionali, di risorse per un intervento militare disponibile a combattere attivamente la pirateria nell’area, nella speranza di ridurre almeno dell’80% gli attacchi alle navi entro la fine del 2023.

Di questo se ne discusso durante la sessione – 5/14 maggio 2021 – del Maritime Safety & Security Committee dell’Organizzazione Marittima Internazionale (IMO). Sebbene lo sviluppo di risoluzioni IMO correlate su quest’argomento sia costruttivo e positivo, resti ancora molto da fare, in particolare a breve termine.
Il lancio della Dichiarazione del Golfo di Guinea sulla repressione della pirateria è quindi ‘espressione tempestiva’ della richiesta dell’industria marittima di ulteriori azioni, attraverso un’ampia gamma di sforzi collettivi, per porre fine urgentemente alla pirateria nel Golfo di Guinea.

BIMCO sostiene che la pirateria può essere repressa con un minimo di due fregate con elicotteri e un aereo pattugliatore. I paesi non regionali possono fornire le risorse necessarie a rotazione e che uno o più stati nell’area sostengano lo sforzo con la logistica e il perseguimento dei pirati arrestati. La Dichiarazione non aspira a fornire la soluzione a lungo termine al problema della pirateria, ma a contribuire a rendere i marittimi al sicuro ora e non solo domani.

Carlo Cameli, presidente del Maritime Safety & Security Committee di BIMCO, ha affermato ultimamente che: “Le cause profonde del problema della pirateria nel Golfo di Guinea possono essere risolte solo dalla Nigeria. Si stima che circa 30 milioni di persone vivano nel Delta del Niger, molte in condizioni difficili, e sarebbe ingenuo pensare che chiunque altro oltre alla Nigeria possa affrontare le radici del problema della pirateria. Tuttavia, reprimere la pirateria aiuterà i nostri marittimi, proprio come si è fatto al largo della Somalia alcuni anni fa. Stabilirà inoltre la sicurezza in mare e consentirà alle economie blu regionali di prosperare. Senza sicurezza non ci può essere sviluppo”.

L’obiettivo della ‘Gulf of Guinea Declaration’ è parlare apertamente del problema della pirateria nel Golfo di Guinea e convincere tutte le parti interessate coinvolte ad affrontare i problemi reali, con soluzioni efficaci, a nome dei marittimi, di tutte le bandiere e di tutte le nazioni.

Abele Carruezzo