Le Comunità Energetiche Portuali asset strategico nel Mediterraneo

Comunità Energetiche Portuali

Roma. L’Assemblea annuale e per onorare i 40 anni di attività dell’associazione, ASSOCOSTIERI  ha realizzato un workshop sugli scenari energetici e in particolare sulla logistica come asset strategico del Mediterraneo.
La transizione verso una economia sostenibile, a basse emissioni di carbonio, richiede trasformazioni fondamentali che riguardano sia il settore della distribuzione primaria sia quello della distribuzione secondaria, nonché una progressiva decarbonizzazione dei prodotti energetici, che necessita di un piano di investimenti per permettere al settore di esprimere il proprio potenziale.

Nel contesto dello scenario globale geopolitico, più recente, connesso al conflitto russo-ucraino e al periodo post-pandemico, i cui effetti ancora sono visibili, Assocostieri ha continuato a portare avanti i temi e le attività di interesse dell’Associazione, che si sono rivelate indispensabili per la continuità della fornitura e della sicurezza energetica nazionale. I depositi di prodotti energetici hanno rappresentato lo snodo imprescindibile per assicurare la diversificazione degli approvvigionamenti e la concorrenzialità del mercato.
Ridurre il fabbisogno energetico dei porti, creando delle comunità energetiche rinnovabili che magari possano soddisfare anche le esigenze delle città limitrofe. Le opportunità sono così importanti che il Piano di Ripresa e Resilienza prevede uno stanziamento di 270 milioni di euro per finanziare gli interventi. La normativa attuale, tuttavia, consente solamente alle PMI – oltre ai privati cittadini e alle pubbliche amministrazioni – di entrare a far parte delle CER.

La decisione di escludere i grandi player riduce fortemente le potenzialità di queste CER.

Assocostieri ha presentato il quadro della situazione nel corso della tavola rotonda della settimana scorsa, “Le comunità energetiche in ambito portuale”: Grazie al decreto Aiuti, i porti hanno la possibilità di costituire una comunità energetica assieme agli altri soggetti economici che operano negli interporti e alle città limitrofe. Queste comunità potranno costruire degli impianti per la produzione di energia rinnovabile e alimentare così gli edifici e le varie strutture che costituiscono porto e interporto, gli impianti di illuminazione, veicoli con motori elettrici o a idrogeno, nonché soddisfare il fabbisogno delle navi e imbarcazioni ormeggiate.

Ora che è stato eliminato il limite di potenza di 1MW, sarà possibile anche creare dei parchi eolici off-shore, e questo consentirà ad esempio di alimentare anche le navi fortemente energivore come quelle da crociera.

Assocostieri sottolinea tuttavia che l’attuale normativa non consentirebbe alle imprese di maggiori dimensioni di avere un ruolo primario. E questo nonostante riconosca che i porti sono dei distretti industriali a tutti gli effetti. Questa limitazione esclude diversi operatori economici, primi fra tutti i depositi costieri di carburanti. Ovvero dei player che non solo possono dare un contributo economico fondamentale per creare una CER, ma che sono anche fortemente coinvolti nella transizione energetica.

Abele Carruezzo