Brexit voluntas tuam et voluntatem scriptor

Richard-Ballantyne

(Foto courtesy British Ports Association; Ad Richard Ballantyne)

A fine anno il Parlamento inglese abrogherà il Regolamento europeo sui servizi portuali, compreso il pilotaggio, rimorchio e ormeggio

Londra. Dopo la consultazione portata avanti con le parti interessate dell’industria portuale del Regno Unito, il Dipartimento dei Trasporti britannico ha annunciato che presenterà al Parlamento di Londra una proposta di legge per abrogare il Regolamento europeo 2017/352. La consultazione aveva visto la partecipazione solo di tre soggetti: due favorevoli, mentre l’altro si dichiarava soddisfatto dell’iniziativa.

Il Dipartimento dei Trasporti inglese non solo vuole abrogare detto Regolamento perché istituisce un quadro normativo per la fornitura di servizi portuali e norme comuni in materia di trasparenza finanziaria dei porti, ma desidera anche modificare le parti pertinenti del Regolamento n. 671 del 2020 del Regno Unito che regola servizi di pilotaggio e i servizi portuali nel quadro dell’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea.

La Brexit è stata attuata alla fine di gennaio del 2020, mentre il Regolamento europeo è rimasto in vigore anche dopo il periodo di transizione conclusosi il 31 dicembre 2020.

L’industria portuale del Regno Unito svolge un ruolo chiave nell’economia del paese poiché il 95% del commercio internazionale del Regno Unito – importazioni ed esportazioni – viene effettuato attraverso i porti britannici, movimentando 500 milioni di tonnellate di merci e 60 milioni di passeggeri ogni anno.

La notizia dell’abrogazione entro fine anno del Regolamento europeo sui servizi portuali è stata accolta con favore dalla British Ports Association, che l’ha definita un ‘dividendo della Brexit’ in quanto – secondo l’Associazione dei porti britannici – ‘contribuirà a salvaguardare la competitività dei porti britannici e contribuirà a mantenere un sistema flessibile e aperto per gli utenti portuali’.

La British Ports Association rappresenta gli interessi di oltre 100 membri portuali, coprendo più di 400 porti, operatori di terminal e strutture portuali.
“Questa, ha dichiarato l’Amministratore delegato della British Ports Association, Richard Ballantyne, in una sua nota, è un’ottima notizia per l’industria portuale del Regno Unito poiché il Regolamento sui servizi portuali ha creato un sistema non flessibile e ulteriori costi a carico di porti e spedizionieri”.

La nota continua evidenziando che tale iniziativa del Dipartimento dei Trasporti porterà solo benefici al sistema portuale britannico. Ballantyne afferma che “… a differenza di altre comunità portuali, il nostro settore è sorretto da indipendenza finanziaria, strategica e normativa nonché da un forte elemento di concorrenza e di servizio ai clienti. Queste regole, ha aggiunto ricordando che i porti del Regno Unito sono di proprietà privata, sono state originariamente concepite per adattarsi ad altri settori portuali europei dove mancavano regole di questo tipo, ma che presentano un maggiore coinvolgimento dello Stato. Pertanto, da tempo sosteniamo che non sono adatte per il Regno Unito. In realtà disponiamo già di regole e di accordi in vigore assolutamente chiari, il che si traduce in utenti portuali che in Gran Bretagna sono serviti da un settore portuale moderno, dinamico e rivolto agli utenti”.

Abele Carruezzo