Posidonia spiaggiata è un rifiuto?

Sicuramente, quest’estate, abbiamo visto dei cumuli di alghe sulle nostre spiagge, e ci siamo chiesti perché non si portano in discarica? Sulle alghe e sulla posidonia andrebbe fatto uno studio appropriato sia di analisi delle caratteristiche (biologiche, ecologiche e geografiche) e sia dei siti dove germogliano; sui fondali dei litorali e soprattutto una mappa dei siti più interessati a problema dello spiaggiamento di detta flora marina. Ricordando che con il termine “banquettes” vengono indicati i depositi strutturati di posidonia che si accumulano lungo i litorali grazie all’azione del moto ondoso e delle correnti marine; sicuramente hanno una formazione, composizione e significato ecologico e relazioni ancora da studiare, come pure di altri detriti di vegetali marini, foglie, fibre fogliari (egagropili) e rizomi.

La cosa certa che sappiamo è che si formano per diversi fattori concomitanti, tra cui i più importanti sono la stagione climatica, le condimeteomarine, posizione della prateria e punto di spiaggiamento e soprattutto la conformazione della costa. Si hanno tre tipologie di banquettes a seconda della loro evoluzione (ancora verdi, marrone e marrone scuro); e le loro composizioni possono esercitare la funzione “tampone” nel trattenere sedimenti e ridurre energia del moto ondoso.

La loro presenza svolge una azione protettiva dei litorali nei confronti dell’erosione, proprio perché, assorbendo energia al moto ondoso, ne riduce la capacità erosiva del mare, conservandone la stabilità delle spiagge. La domanda che si poniamo è semplice: “la posidonia spiaggiata è un rifiuto?” Il decreto n. 22 del 1997, aggiornato con il decreto152/2006, all’articolo 7 dove parla di classificazione, sancisce che non è un rifiuto! Ma le amministrazioni locali la considerano come tale ed il comportamento dei cittadini ne è consequenziale. Anche in una risoluzione del novembre 1999 del Ministero delle Finanze (TARSU – alghe giacenti sulla spiaggia) si trova che le “alghe” sono rifiuti urbani esterni e i costi di smaltimento sono a carico dei singoli utenti (concessionari). Solo nel decreto del  22 gennaio 2009 del Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali ammette le alghe e le piante marine tra le matrici che compongono gli scarti compostabili (previa separazione dalla sabbia) in proporzione non superiore al 20% della miscela iniziale.

La gestione della posidonia spiaggiata è ancora controversa. La circolare del Ministero dell’Ambiente e delle Tutela del Territorio e del Mare n. 8123/2006 consiglia  più fasi: mantenimento in loco delle banquettes ; spostamento temporaneo degli accumuli; rimozione permanente e trasferimento in discarica. La Francia è più propensa per le spiagge ecologiche per cui la soluzione migliore e di mantenere in loco le banquettes; più coerente con i principi di tutela e conservazione dell’ambiente. Una tale soluzione è auspicabile soprattutto per le aree marine protette e zone A e B dei parchi nazionali; però occorre una puntuale campagna di sensibilizzazione dei bagnanti.

Per quanto riguarda il trasferimento, dopo aver separato i rifiuti antropici, dovrà avvenire con  procedure manuali con operatori ecologici comunali e/o volontari; spostare poi, in situ, nell’ambito della stessa spiaggia, al piede della duna (materiale più grossolano) o alla sua sommità (porzione più fine); spostare ex situ  in ambiti costieri limitrofi (ripristino morfologico di altre aree-trasferimento con mezzi di trasporto). Oppure immergere il tutto in mare;  procedura applicata in via sperimentale a progetto e da approfondire; produzione di compost; impiego in medicina, o nelle costruzioni ed imballaggi come il nord Europa sta sperimentando. In Puglia, la posidonia  è presente con erbari e praterie su una superficie di circa 330 kmq. e sono molto estese sia nella parte ionica che adriatica. La Regione Puglia, con una delibera ad hoc, considera ed assimila la posidonia spiaggiata a rifiuto solido urbano; i Comuni hanno l’obbligo della rimozione si legge nella delibera;  oggi, si è consapevoli per una  “tendenza” al mantenimento delle banquettes o per la movimentazione in situ.

L’Università di Bari con il CNR sta studiando e sperimentando sul compostaggio e utilizzo in campo agricolo di posidonia spiaggiata, grazie ad un progetto Interreg Grecia-Italia di cui si aspettano i risultati della ricerca.Dal punto di vista oceanologico bisogna affermare che i resti spiaggiati di posidonia non sono uno “scarto”;  non hanno concluso la propria funzione, ma sono ancora inseriti in un ciclo ecologico complesso. Le banquettes dovrebbero essere tutelate e valorizzate, quindi lasciate in loco (spiagge ecologiche); evitare la raccolta con mezzi meccanici, ma usare metodi alternativi; vagliare in loco per recuperare il materiale inerte e abbattere i costi di rimessa in discarica; oltre ad una campagna di sensibilizzazione ed informazione dei bagnanti (pannelistica sulle spiagge) che no è mai sufficiente.

 

Abele Carruezzo