Impatto della decarbonizzazione sullo shipping globale, rapporto UNCTAD critica strategia IMO

Ginevra. La globalizzazione, compresa una fenomenale espansione del commercio, ha aiutato milioni di persone a uscire dalla povertà. Ma non abbastanza persone hanno beneficiato. E restano sfide enormi.


L’Organizzazione marittima internazionale (IMO) negli ultimi anni ha accelerato il suo lavoro sulla regolamentazione delle emissioni atmosferiche delle navi, compresi gli inquinanti atmosferici e le emissioni di gas serra (GHG) con la 72a sessione del Comitato per la Protezione dell’Ambiente Marino (MEPC) dell’IMO tenutasi nell’aprile 2018; allora fu adottata la risoluzione MEPC.304(72) dell’IMO sulla riduzione delle emissioni di gas a effetto serra delle navi (come strategia iniziale). La strategia definisce una serie di possibili misure a breve, medio e lungo termine volte a ridurre l’impronta di carbonio del trasporto marittimo internazionale.


I porti marittimi sono essenziali per lo sviluppo guidato dal commercio globale e per la “Blue Economy”- si dice in tutte le sedi accademiche e non – ; forniscono l’accesso ai mercati globali e alle catene di approvvigionamento per tutti i paesi e sono parte integrante del trasporto marittimo, nonché della pesca, dello sviluppo energetico offshore e di molte attività economiche nelle zone costiere.


Con oltre l’80% del volume del commercio mondiale trasportato via mare – da un porto all’altro -, i porti sono nodi infrastrutturali cruciali che sostengono le catene di approvvigionamento globali e sono fondamentali per il commercio futuro e le prospettive di sviluppo, in particolare degli Stati in via di sviluppo che attualmente rappresentano circa il 60% del merci caricate e scaricate a livello globale.


Secondo l’UNCTAD, (United Nations Conference on Trade And Development, parte del Segretariato delle Nazioni Unite), in quanto settore ‘in prima linea nella sfida del cambiamento climatico’, il settore marittimo sta intensificando le sue responsabilità di mitigazione del cambiamento climatico e di costruzione della resilienza.


Ma mentre la stessa UNCTAD elogia e sostiene il quadro strategico dell’IMO per i suoi ‘obiettivi chiari e regolamenti’ sulla riduzione delle emissioni di gas serra nel trasporto marittimo, ha anche avvertito degli impatti negativi delle misure dell’IMO su alcuni paesi in via di sviluppo.


Si avverte che alcuni paesi richiederanno probabilmente sostegno per mitigare i maggiori costi della logistica marittima e ‘alleviare il conseguente impatto negativo sui rispettivi redditi reali e sui flussi commerciali’. E’ probabile che i paesi più colpiti dai cambiamenti climatici siano quelli potenzialmente più colpiti dai maggiori costi di trasporto e dalla minore connettività marittima che potrebbero derivare dall’aumento dei costi della logistica marittima.


L’UNCTAD ha monitorato che molti paesi pagano, in media, il doppio per il trasporto del loro commercio estero rispetto alla media mondiale a causa della loro lontananza e della minore connettività del trasporto marittimo.
“Raggiungere gli obiettivi della strategia iniziale dell’IMO sulla riduzione delle emissioni di gas serra delle navi è fondamentale per lo sviluppo sostenibile in un ecosistema globale sempre più fragile, interconnesso e complesso.


Tuttavia, navigare attraverso la transizione energetica lontano dai sistemi hub della produzione energetica dipendenti dai combustibili fossili è ancora una sfida significativa per l’industria del trasporto marittimo”, afferma il rapporto UNCTAD Assessment of the Impact of the IMO Short-Term GHG Reduction Measure on States.
Il rapporto fornisce la valutazione dell’UNCTAD sui potenziali impatti delle misure a breve termine concordate dai membri dell’IMO, che richiedono alle navi di ridurre le proprie emissioni di gas serra.


Le misure, che dovrebbero entrare in vigore il 1° novembre 2022, fanno parte della strategia dell’IMO per ridurre l’intensità di carbonio nelle spedizioni internazionali del 40% entro il 2030, rispetto al 2008. Non solo i costi saranno maggiori, ma potrebbe esserci un cambiamento nella logistica e nei modelli commerciali a seguito delle misure a breve termine dell’IMO. Non solo i costi saranno maggiori, ma potrebbe esserci un cambiamento nei modelli logistici e commerciali a seguito delle misure a breve termine dell’IMO – e questo cambiamento sarà, in media, relativamente più alto per i paesi in via di sviluppo, rispetto alle economie avanzate. Questo faciliterebbe uno spostamento verso il commercio più con mercati più vicini e quindi una regionalizzazione dell’offerta/domanda merceologica.


L’UNCTAD, nel suo rapporto, ha valutato le variazioni dei costi e della velocità delle navi, come stimato da DNV, in funzione dei costi della logistica marittima per gli spedizionieri e gli interessi dei caricatori. E’ stato valutato come i cambiamenti calcolati nei costi della logistica marittima avrebbero un impatto sui flussi commerciali e sul PIL. E’ stato inoltre esaminato l’impatto sui costi della catena di approvvigionamento, sui viaggi delle navi e sui modelli di rotta nel settore del commercio nazionale, nonché sui tipi e sulle rotte delle navi.


Quest’analisi ha rilevato che le navi di piccole dimensioni che percorrono rotte marittime a corto raggio saranno maggiormente colpite rispetto alle navi più grandi che percorrono distanze maggiori. Ciò potrebbe portare a “qualche sostituzione tra le dimensioni delle navi”, ad esempio: quando una ocean vessel deve andare più lenta, potenzialmente saltando un porto e quindi necessita un maggior numero di trasbordi, richiederà perciò l’uso di navi più piccole e quindi causerà un aumento dei costi.
“Per riassumere, la misura a breve termine dell’IMO non si traduce solo in potenziali cambiamenti nei costi delle navi, ma anche in cambiamenti nella distanza di viaggio delle navi, nella distribuzione della flotta, nei modelli di rotte, nonché nei livelli di connettività regionale e di mercato”, si afferma nel rapporto dell’UNCTAD.


Nonostante le sfide, l’UNCTAD ritiene che siano superabili e che le richieste di decarbonizzazione nel settore dello shipping globale possano essere soddisfatte. Il rapporto invita i responsabili delle politiche a continuare a puntare in alto quando si tratta di affrontare le emissioni di gas serra dovute al trasporto marittimo, ma anche a essere pronti ad aiutare le economie più deboli ad adattarsi alla transizione.

Abele Carruezzo