I porti di rango “prioritario”

Forse il Governo si sta rendendo conto che accorpare le autorità portuali solo per risparmiare qualche euro (lo stipendio dei presidenti) non serve per rilanciare lo sviluppo dell’Italia logistica/portuale. E come è accaduto per la scuola, così per i porti se ne riparlerà dopo. Lo dimostrano anche le tante lettere di Sindaci e Presidenti di Regioni che il Premier Renzi sta ricevendo.

Ma vi è ancora un’altra battaglia in seno al decreto “Sblocca Italia”: quella dei porti prioritari. Già: chi e come stabilisce se un porto è prioritario rispetto ad un altro? La direzione del PD? O altro da definire nei testi di economia marittima? O l’ammontare dell’IVA  incassata sulle merci sbarcate?

E così il Presidente della Regione Marche, Gian Mario Spacca, scrive a Renzi per affermare che: “Rafforzare la competitività del porto di Ancona è fondamentale non solo per il sistema logistico e infrastrutturale regionale, ma anche per quello del Centro Italia e di tutto il Paese” e per questo merita di essere considerato prioritario nell’ambito del ridisegno dei porti nel decreto ”Sblocca Italia”;  e giù con altri teoremi che vanno continuamente verificati come: “Lo scalo dorico è uno snodo vitale nell’ambito della rete porto-aeroporto-interporto,  a livello europeo, in particolare  per i collegamenti con i Balcani nell’ambito della Macroregione adriatico ionica”.

E poi lo dice e lo afferma la Commissione europea. Mentre in Liguria è il Presidente di Regione Burlando,che convoca, in previsione dello “Sblocca Italia”, presidente, assessori e consiglieri assieme ai rappresentanti del mondo portuale, economico e sociale savonese.

Una discussione durata oltre due ore dalla quale è emersa la forte volontà del territorio a rivendicare la strategicità dello scalo, soprattutto alla luce della piattaforma di Vado volano di forti traffici a Savona.  Quindi anche Savona rivendica il ruolo di porto “prioritario”.

Per Burlando, invece, se accorpamento di Savona a Genova ci sarà, occorre pensare all’altra ipotesi che prevede la presentazione di una proposta comune con Genova per una gestione unitaria di alcune grandi questioni, come la pianificazione dei piani regolatori, e un’operatività che dia spazio alle autonomie. Rimangono tutte le preoccupazioni proprio perché un eventuale accorpamento porterebbe ad un rallentamento amministrativo di tutte le opere in corso; preoccupazioni condivise anche dai sindacati unite a quelle sul destino dei lavoratori della Compagnia Portuale.

Poi, vi è il caso dell’Autorità portuale di Civitavecchia salvata solo dai criteri politici e quindi porto “prioritario” perché è vicino a Roma; e Taranto perché inserito in una strategia europea. Nel Basso Adriatico si discute del caso del porto di Brindisi accorpato a quello Bari. Anche il Sindaco di Brindisi scrive a Renzi per una riconsiderazione.

Anzi, in questo ultimo periodo, Brindisi ha riscoperto di essere un porto strategico industriale a livello europeo per movimentazione di grandi masse energetiche; ed ancora, durante i trimestri 2013/2014, crescono anche il numero dei  passeggeri/crociera e si posiziona come port hub per le navi ro-ro.

E comunque, l’allarme dell’accorpamento a Bari non finisce, visto che la strategia aveva ed ha solo criteri politici ed è concordata e proposta durante le “lezioncine baresi estive”.  Sul versante del Mar Tirreno, il porto di Napoli  continua a perdere terreno nel settore del traffico container, il più importante per la competitività del terzo millennio; e, poiché il porto di Salerno registra percentuali di incremento nettamente superiori a quelle del capoluogo campano, non è un porto “prioritario” e quindi va accorpato.

 

Abele Carruezzo