L’incaglio del cacciatorpediniere “F. Mimbelli”

La notizia nautica. Al di là dei comunicati stampa da parte della Marina Militare, di concerto con il Ministero della Difesa, la notizia è nautica a tutti gli effetti: una nave militare, il cacciatorpediniere “F.Mimbelli”, si è insabbiata sui fondali della costa libica, litorale pieno di secche. Fosse successo ad un mercantile avremmo avuto già responsi/condanna per colpa nautica a carico del comandante; invece, l’ambiente in cui si è sinistrata la  nave militare è quello del soccorso per una missione – quella libica – con le condimeteomarine non eccellenti, per cui non si parla di colpa nautica, ma forse sarà stato “stress nautico”. Il cacciatorpediniere Mimbelli e la nave da trasporto San Giorgio della Marina militare sono in rada davanti al porto di Misurata per dare il via alle operazioni di evacuazione degli italiani dalla Libia. Le condizioni del mare, particolarmente difficili, hanno ritardato l’inizio delle manovre, come poi sono avvenute con successo. Un’altra nave da trasporto della Marina, la “San Marco”, si trova  nel porto di Augusta, pronta per contribuire alle operazioni. “Ringrazio la Marina Militare per la grande tempestività e la professionalità dimostrate nel portare a termine la missione di recupero di tanti cittadini italiani e non dal territorio libico”. Con queste parole il Ministro della Difesa Ignazio La Russa ha accolto nel porto di Catania gli uomini e le donne del cacciatorpediniere della Marina Militare italiana Francesco Mimbelli, rientrato in Italia dalla missione di soccorso umanitario in Libia. Missione che ha consentito di riportare in Italia lavoratori prevalentemente stranieri impiegati dalle ditte italiane in Libia. La notizia fugata. Il 7 marzo il cacciatorpediniere “Andrea Doria” lascia la Stazione Navale Mar Grande di Taranto alla volta delle acque internazionali che dividono l’Italia dal continente africano per andare ad integrare il sistema di controllo degli spazi aerei nell’ambito della missione di soccorso umanitario in Libia. Si tratta di una nave “multiruolo”; il suo armamento, differenziato a seconda del tipo di minaccia (aerea, di superficie e subacquea) la rende idonea ad assolvere numerose e differenti tipologie di missione. Il sinistro. La nave “F.Mimbelli”, ora, si trova nel bacino galleggiante dell’Arsenale di Augusta, in Sicilia, per una serie di riparazioni. Danni. Al trasmettitore del sonar (cuffia) – da sostituire-; strisciate sicuramente lungo la carena ; danni alle eliche ed al condensatore per aspirazione di sabbia e alghe; poiché il disincaglio è avvenuto con i propri mezzi la carena ha subito strisciamenti, compromettendo la sicurezza  “complessiva”, non la “navigabilità” della nave; per non compromettere la missione, la nave è stata sostituita. In attesa della relazione tecnica da parte del Comandante, Capitano di Vascello, Alberto Rutteri, noi proviamo ad ipotizzare qualche causa. La prima è dovuta alla cartografia nautica della zona in dotazione alla nave, sicuramente non aggiornata; come successe in Albania tempo fa. Ma oggi si naviga con il GPS,  e quindi l’ufficiale, addetto alla guardia, prelevando le “coordinate- sat “e riportandole su carta forse  non ha effettuato le dovute correzioni, iterando, così , errori nel tempo per il bridge-team; deriva, correnti e maree mal calcolate, portolani non aggiornati hanno fatto il resto. Questo per non dire altre cause che per il “segreto militare” non è dato sapere. Comunque, la Marina Militare, non conferma e non smentisce la sostituzione di nave “F: Mimbelli” a seguito dell’incaglio; però ammette i lavori in bacino alle apparecchiature elettroniche, sonar e scandaglio doppler, e le dovute ispezioni a carena ed eliche presso l’Arsenale di Augusta.

Abele Carruezzo