E’ confermato. A bordo della m/v “Rena” si trovano container di merci pericolose. La portacontenitori Rena, lunga 236 metri e di 47230 tonnellate di dead weight (portata lorda), battente bandiera della Liberia, appartiene al gruppo armatoriale greco Costamare Inc.
Mentre era in navigazione a circa 10 miglia dal porto di Tauranga, mercoledì scorso, si incagliava sulla Astrolabe Reef a nord dell’Isola del Nord della Nuova Zelanda e a tre miglia a nord dell’Isola di Motiti; a bordo vi erano 2.100 container e 1.700 tonnellate di carburante pesante.
L’impatto è stato violento ed ha procurato una ampia falla in carena con relativo sbandamento di circa 12 gradi a sinistra e la fuoriuscita di carburante per diverse miglia, generando una vera e propria “marea nera”. Incolumi i 23 membri dell’equipaggio, tutti filippini, che sono ancora a bordo, da mercoledì e sono impegnati a spostare container nelle zone della nave a minor rischio e nel tentativo di diminuire lo sbandamento.
Non è ancora chiaro quanto del carico di carburante pesante si sia sversato in mare, ha detto il funzionario di Maritime New Zealand Authority , Rob Service: “Non sembra vi siano falle nei serbatoi, ma i danni sono estesi ed è ancora difficile determinarli accuratamente e decidere come disincagliarla, operazione che comunque richiederà del tempo”.
“La situazione sta peggiorando ed è possibile che la nave si spezzi in due e affondi”, ha detto oggi il ministro dei Trasporti Steven Joyce. Parte del carico, stivato in quattro contenitori, è altamente pericoloso: si tratta di ferro-silicio, una sostanza che può produrre grandi quantità di gas di idrogeno in presenza di acqua e con una certa probabilità di causare scoppio ed incendio, visto che l’idrogeno è altamente infiammabile.
Il comandante della nave, avendo individuato i quattro container, sta predisponendo un piano di recupero. Si sta rischiando il peggiore disastro ambientale per quelle zone, anche a seguito del peggioramento delle condimeteomarine che stanno rallentando le operazioni di soccorso e recupero delle rimanenti tonnellate di carburante rimasto a bordo.
Dal punto di vista ambientale, la zona interessata appartiene alla barriera corallina, detta Astrolabe, ricoperta di anemoni di mare e spugne multicolori; ospita una ricca fauna di pesci oltre a pinguini blu, foche e procellarie. Almeno quattro uccelli marini sono stati trovati morti nelle vicinanze della nave, tra questi un cucciolo di pinguino; altri sono stati visti ricoperti di petrolio.
In collaborazione della Massey University le associazioni ambientaliste stanno allestendo due centri di soccorso per gli animali, uno sull’isola di Motiti e l’altro presso il depuratore di Tauranga. Le squadre per il recupero e salvataggio sono già all’opera per decidere come disincagliarla, dopo accurate ispezioni subacquee.
Abele Carruezzo
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