Energia: gas trasportato dal Nord Africa per l’Europa

Molte industrie stanno delocalizzando abbandonando l’Europa, dalle case automobilistiche alle industrie del tessile e degli elettrodomestici. Se in futuro toccherà alle industrie petrolifere, la Russia a chi venderebbe il gas ed elettricità? E quanta occupazione rimarrebbe in Europa? Abbiamo mai pensato a una società che produce servizi balneari turistici a filo di spiaggia? Utilizzare acqua, elettricità per bar, ristorante e discoteca in continuità, rifiuti e non solo ombrelloni e sdraie, è solo una trovata ecologica o altro?

Ultimamente, al Concilio Atlantico sull’Energia tenutosi a Washington, Paolo Scaroni, amministratore delegato di Eni, nell’aprire i lavori, ha presentato uno scenario mondiale di sviluppo geopolitico, non del tutto confortante, in tema di energia con uno scenario futuro tutto da manifestare nel Mar Mediterraneo. Da sempre l’energia, con la sua produzione, distribuzione, approvvigionamenti e trasporti marittimi, è stata legata alle strategie politiche dei territori produttori e di quelli dipendenti da questa risorsa primaria. Stati Uniti, Russia e Nord Africa sono i protagonisti di questo periodo storico che si riflette nel “nostro” mare;  interessa proprio l’Italia in quanto l’Eni compra gas dalla Russia ogni anno per otto miliardi di dollari (primo cliente della Gazprom al mondo) e prima società petrolifera internazionale del Nord Africa.

Scaroni, nella sua introduzione, ha detto “ che questi Paesi, oggi più che mai, sono influenzati da ciò che succede negli Stati Uniti, in particolar modo la rivoluzione dello shale gas in America ha cambiato le dinamiche della competizione”. Con una sola riflessione Scaroni ha evidenziato che una “ottima” notizia per gli Stati Uniti non è la stessa per la nostra Europa. Infatti, gli Stati Uniti, oggi, godono rispetto all’Europa di un vantaggio competitivo; le industrie americane pagano il gas un terzo in meno di quello che pagano le industrie europee e l’elettricità meno della metà, con l’Italia poi che ha i  prezzi più alti di tutta l’Europa.

Tutto questo si rifletterà sui trasporti marittimi di energia e non con una depressione tale da far pensare sul serio alla “caduta dell’Europa”. E’ vero che questa introduzione di Scaroni è nella mission di Eni; ma depurata da tutte le ridondanze, la riflessione è sincera e reale per un Paese, come il nostro, che sa dire sempre “no” a tutto; nessuno vuole che il proprio “giardino” sia intaccato dai “sette nani”, ma desidera solo godersi la “face” di Bianca Neve, pur sapendo che qualcuno dovrà produrre energia. Il Presidente Francois Hollande, ha dichiarato “che, fino a quando rimarrà in carica, non ci sarà alcuna attività per lo shale gas in Francia” e quindi l’Europa si dovrà dare altri obiettivi: guardare all’altra sponda del Mediterraneo.

Anche se gli Stati Uniti hanno un futuro di grande crescita, l’Europa dovrà reinventarsi tutta, politicamente ed anche a livello industriale in senso moderno, se vorrà rimanere competitiva; ma il Nord Africa deve affrettarsi a trascorrere le proprie “primavere” se vuole diventare una regione forte e florida. Intanto, il governo italiano delle “larghe intese”, invece di tagliare i rami secchi di una politica e di una industria obsolete, mette in vendita quote di Eni.

 

Abele Carruezzo