Emissioni di CO2 da navi: ora interviene anche la ICS

BRUXELLES – Continua il braccio di ferro tra le organizzazioni internazionali dello shipping e le agenzie per la tutela dell’ambiente, come la europea EEA (European Environment Agency) e l’americana Environment Protection Agency (EPA). Da uno studio del WWF risulta che la concentrazione di carbonio nel 2013 è stata pari a 395 ppm ovvero, la concentrazione più alta mai raggiunta negli ultimi 800 mila anni, nonché la più alta anche dagli inizi del 1750, ovvero epoca della Rivoluzione industriale, quando era pari a 277 ppm. Sempre nel 2013 la deforestazione ha contribuito all’8 per cento delle emissioni globali.

“L’industria mondiale del trasporto marittimo è già impegnata con i suoi programmi per la riduzione delle emissioni di CO2 di oltre il 20% entro il 2020”. Questo è quanto riferisce la International Chamber of Shipping, la Camera internazionale dei trasportatori che rappresenta l’85% della flotta mercantile mondiale. L’ICS si oppone fermamente a qualsiasi ipotesi di condanna del settore dei trasporti marittimi come unico artefice dell’inquinamento atmosferico. Inoltre, la ICS è disposta a fare la propria parte a sostenere il Green Climate Fund delle Nazioni Unite, sottolineando, come si afferma nel suo ultimo rapporto, scritto in preparazione della conferenza mondiale sul cambiamento climatico UNFCCC (Climate Change Conference), aperta a Lima lo scorso primo dicembre, che “l’industria dello shipping non è una vacca (cash cow) da mungere continuamente”.

A Lima 196 Paesi hanno tentato ancora una volta un accordo globale sulla riduzione delle emissioni di CO2. Il sistema dei trasporti marittimi è l’unico settore industriale che si è già impegnato per ridurre le emissioni di CO2 da navi, attraverso tecnologie innovative ed operative concordate con l’IMO. Convinti, afferma ancora l’ICS nel suo rapporto, che un tale problema non può essere affidato a singole economie nazionali, ma dovrà essere affrontato in sede IMO con norme valide per tutte le navi.

L’ICS non condivide nemmeno la decisione frettolosa dell’Unione europea di applicare un approccio comune di regolamento per la riduzione delle emissioni di CO2 da navi e che sicuramente non andrà in vigore non prima del marzo 2015. E per quanto riguarda il monitoraggio UE del rispetto delle norme da parte degli Stati membri, l’ICS sottolinea che le relative ammende sono prerogative di ogni singolo Stato, oltre al verificarsi una illegittimità: può uno Stato membro della UE imporre un’ammenda che copra solo il periodo di attraversamento delle proprie acque territoriali da parte di una nave?

Abele Carruezzo