ZES: accordo tra Banco di Napoli e Autorità di Sistema del Mare Adriatico Meridionale

BARI – “Le ZES rappresentano un’occasione assolutamente importante, per cercare di dare una risposta ai grandi temi che il Mezzogiorno si propone, quando si interroga su quelle che sono le sue possibilità di sviluppo”. Spiega Francesco Guido direttore generale del Banco di Napoli e direttore regionale di Intesa Sanpaolo: “Il Mezzogiorno rappresenta una piattaforma straordinaria nel Mediterraneo per l’import e l’export attraverso i suoi porti”.

“Questa cornice che era un fatto nettamente strumentale, oggi si arricchisce di una connotazione: il fatto di poter godere di un’area privilegiata sotto il profilo fiscale in termini di facilitazioni amministrative, doganali e burocratiche”. “Il Banco di Napoli ha ritenuto che questa occasione non debba essere perduta ed ha stanziato un plafon di un miliardo e mezzo per le tre, al momento, ZES del Sud, quella di Napoli, quella di Taranto e quella di Bari, con l’auspicio che questa occasione possa essere colta dai privati”. “Il Mediterraneo, oggi, rappresenta il 20% del del traffico mondiale via mare e questa è una grandissima opportunità che non può non passare dai porti del Sud”. “Il Banco di Napoli non è presente solo col denaro ma anche con finanza straordinaria, formazione nei confronti di imprenditori e internazionalizzazione delle imprese”.
“Le ZES sono uno strumento essenzialmente concepito per l’attrazione di investimenti industriali però in Italia la normativa ha messo una particolarità, cioè aver messo il porto come elemento guida insieme alla logistica – ha precisato Alessandro Panaro, Responsabile del Dipartimento di Ricerca “Maritime & Mediterranean”-. Nel mondo, in generale, le ZES sono sempre state concepite come una semplice area in cui  si prevedono una serie di agevolazioni fiscali o al costo del lavoro o investimenti, dove le imprese vanno ad ubicarsi prendendo questi incentivi. In questo caso no, l’Italia ha concepito le ZES come modello nord-africano, come il Marocco e l’Egitto, cioè ha preferito mettere il porto al centro, creando il connubio vincente tra la manifattura e la logistica”.
“Con questo accordo iniziamo a far comprendere, ad una platea qualificata, cosa siano le ZES. Questo Istituto nuovo nel nostro ordinamento ha suscitato un grande interesse da parte di imprese, un grandissimo interesse da parte degli enti locali ma la grandezza dell’interesse non è corrisposta una adeguata comprensione dell’Istituto. Le ZES non sono un sistema per godere o distribuire nuove provvidenze a pioggia, non sono un sistema per aggiungere assistenzialismo su una base di una triste tradizione meridionale che ha generato economia per brevissimo periodo di tempo per poi lasciare cattedrali abbandonate. E’ una cosa completamente nuova, un fenomeno ampiamente sperimentato in altri paesi, ormai abbiamo raggiunto circa cinquemila ZES nel mondo”. E’ intervenuto così Ugo Patroni Griffi, presidente dell’Autorità di Sistema del Mare Adriatico Meridionale. Poi il Presidente ribadisce un concetto di rilievo: “Tutti vogliono la ZES, per farne cosa non lo sanno, ed io temo che nel momento in cui anche noi ammettessimo tutti i territori nella ZES, la stessa sarebbe mortificata perchè costituita la Zona Speciale si dovrà costituire un tavolo di governance che presuppone una devoluzione di poteri, forse questo non è abbastanza chiaro che con la ZES gli enti locali abdicano ad alcuni poteri”. “Poteri che sono politici passano alla struttura tecnica, che è quella che ruota intorno alle Autorità di Sistema. Perchè si vuole sostituire al potere politico nella selezione di interventi dello sviluppo coordinato di determinate aree, un potere tecnico che permetta stabilità e semplicità”.

 

Salvatore Carruezzo