A Bari la cerimonia di consegna della scultura “La Nave della Speranza”

BARI-Questa mattina, nella sala comitato della sede di Bari dell’AdSP MAM, è stata presentata la cerimonia di consegna, alla Città Metropolitana di Bari, e messa in posa, nell’area doganale, l’opera scultorea “La  Nave Della Speranza”(Anija e Shpreses), della giovane scultrice albanese Ledi Shabani.

La Scultura celebra l’attracco nel porto di Bari della Nave Vlora, con a bordo ventimila albanesi, l’8 Agosto del 1991. Un gesto per ringraziare simbolicamente la città di Bari e il suo porto, per l’accoglienza riservata ai suoi connazionali in un momento storico così drammatico per il Paese delle Aquile.

Un’idea della scultrice Ledi Shabani, laureata in scultura presso l’Accademia di Belle Arti di Bari, che ha relizzato l’opera e che Noi che L’Arte – Associazione per la promozione dei giovani artisti, ha promosso e patrocinato con particolare impegno fin da subito.

Ledi Shabani:”Il messaggio dell’opera è un grande ringraziamento, soprattutto alla città di Bari, al popolo di Bari, che hanno condiviso questa esperienza, questo fenomeno dell’arrivo della nave Vlora nel 1991. Pur essendo stata, in quel periodo, molto piccola, la mia esperienza vuole raccontare qualcosa con questa opera della mia permanenza a Bari, ho deciso che dovevo dare qualcosa a questo Paese, a questa città. Un progetto che non poteva nascere senza l’apporto del presidente Massino Diodati dell’associazione Noi che L’Arte e lo ringrazio con tutto il mio cuore, per avermi dato la possibilità di arrivare a questo obiettivo, al messaggio che voglio trasmettere e cioè creare un -Ponte tra l’Italia e l’Albania-“.

Il prof. Ugo Patroni Griffi, presidente dell’Autorità di Sistema Portuale del Mar Adriatico Meridionale:”Un evento epocale, ricordo un mio maestro il prof. Dalfino che si era prestato al servizio pubblico per fare il sindaco della città di Bari, e che ha gestito questo evento con umanità e tenendo la schiena dritta, recuperando quello spirito della borghesia meridionale più autentico, che hanno in particolar modo i pugliesi e i baresi. Oggi quei ventimila albanesi sono, in gran parte, cittadini italiani, perfettamente integrati, molti dei loro figli sono miei studenti all’università. Una bella storia che è iniziata tanti anni fa e che continua nel segno del ponte tra le civiltà. Questa scultura rappresenta la storia che va ricordata, noi abbiamo dei fatti che sono accaduti e che sono importanti e che vanno tramandati. La memoria va tramandata soprattutto ai giovani, che non sanno cosa c’è stato e quindi possono trarre dalla storia un insegnamento. Questa scultura racconta l’ospitalità di questa città, persino ricordata dal Papa e per questo lo farò scrivere a lettere cubitali, all’ingresso del porto -Bari, città dell’incontro, città dell’accoglienza-“.

Il Console Generale d’Italia a Valona, la Dr.ssa Luana Alita Micheli, Madrina dell’evento, interviene:”La storia della Vlora la conosciamo tutti, è la storia di un viaggio della speranza, io ero piccola quando la nave è arrivata in Italia, ma ricordo perfettamente le immagini dell’arrivo e ricordo il clima che abbiamo vissuto. E’ stata una storia di accoglienza, forse nei primi momenti anche un po’ di paura, poi c’è stata accoglienza, c’è stata una apertura di braccia, una città intera si è messa in moto per accogliere. Io, da un’anno e mezzo, sono Console a Valona, forse la città più italiana dell’Albania, e sono stata accolta con grandissima disponibilità, sono una cittadina di Valona. Ho colto una frase che per me riassume lo spirito di questa giornata -gratitudine è una parola, ma quando si concretizza in un gesto, è una dimostrazione di quella gratitudine che si intende manifestare, non a parole-.
La nave Vlora nel 91 è arrivata con persone piene di speranza, la nave Vlora adesso è qui, è un ponte, un ponte di solidarietà, di amicizia, di coesione, è un ponte tra due coste, tra due popoli molto simili e che si amano. Benvenuta nave Vlora, bentornata!”.

L’Assessore alle Culture, Turismo, Partecipazione e Attuazione del Programma, Silvio Maselli:”I nostri fratelli, concittadini albanesi, rappresentano il secondo popolo, tra quelli che hanno scelto di eleggere la propria residenza a Bari. La vicenda della Vlora rappresenta l’acme di una crisi che colpì quel paese, il crollo delle finanziarie, la drammatica caduta del profitto, delle imprese e la necessità di chiudere appunto le imprese, ogni investimento, chiudere ogni -rubinetto-; poi alla crisi politica seguì, ovviamente, l’esodo in massa, il primo grande esodo della fine del -secolo breve-, come lo definì Hobsbawm, uno dei più grandi storici del novecento. Un secolo che si è aperto con la Prima Guerra Mondiale e che si è chiuso con la caduta del Muro di Berlino e la crisi di tutto il mondo (Ex), il mondo ex-comunista che è crollato e dalle sue macerie è risorto un mondo del tutto inedito, che noi occidentali, noi italiani del sud abbiamo, anche, contribuito, aiutato a rigenerare, a ricostruire.

Mi viene in mente, facilmente, come simbolo dell’amicizia tra i nostri popoli, quel ponte che unisce le due sponde di un fiume di una città meravigliosa come Mostar, realizzato, ricostruito dall’esercito italiano, occorso in soccorso delle popolazioni colpite da un conflitto etnico, tragico, appunto quello che ha colpito l’ex-Jugoslavia. Che ha lambito, soltanto marginalmente, l’Albania, che come è noto non faceva parte della ex-Jugoslavia, ma che fatalmente, pur dentro un delirio isolazionista di Enver Hoxha, risentiva di questa straordinaria capacità del mondo slavo di essere altro rispetto alla Russia sovietica ed altro rispetto all’occidente capitalistico.

In questa alterità c’è la forza del popolo albanese, un popolo profondamente cattolico ed in parte musulmano, che ha resistito durante gli anni di Enver Hoxha, alle persecuzioni che venivano sottoposti i cattolici di quel paese. Un paese pieno di risorse, bellissimo, che vi invito a vedere, perchè noi conosciamo pochissimo l’Albania ma conosciamo tantissimo gli albanesi, perchè nostri fratelli, nostri concittadini. Portare a casa la Vlora è un simbolo che possa aiutare tutti coloro i quali operano il bene della nostra comunità e il bene della nostra comunità coincide con i valori scritti nei primi dodici articoli della nostra Carta Costituzionale. Qualunque sia il vostro credo, la vostra religione, qualunque sia la nostra sensibilità culturale , dentro quei dodici articoli, le nostre -dodici tavole laiche-, sono scolpite le regole della nostra convivenza e le ragioni che ci tengono uniti”.

Il Console Generale dell’Albania a Bari, Adria Haskai:”Per noi, l’arrivo della nave Vlora, è come per la Germania, la caduta del Muro di Berlino. E’ stata un’apertura verso il mondo libero e democratico, e grazie alla politica italiana che ha accolto la nave Vlora e tutte quelle che sono arrivate prima e dopo quella nave. Grazie a quella politica in Italia ci sono circa cinquecentomila albanesi, che vivono con le loro famiglie e sono ben integrati. Si è creato un grande ponte tra l’Italia e l’Albania”.

Il Capitano di Vascello della Capitaneria di Prto di Bari, Luigi Leotta:”L’8 Agosto del 1991 la nave Vlora attraccò nel porto di Bari con oltre ventimila persone e la Guardia costiera allora fece il suo ruolo di salvaguardia della vita umana in mare. Come ben sapete, noi come Stato italiano abbiamo ratificato la Convenzione di Amburgo e quindi, come impegni istituzionali, il primo compito della Guardia Costiera è la salvaguardia della vita umana in mare. Il porto di Bari è stato un porto di accoglienza e non dobbiamo dimenticare i valori degli italiani, non dobbiamo dimenticare il ruolo della Guardia Costiera e della Marina Italiana, dove l’accoglienza e la salvaguardia sono i valori principali per una convivenza sociale”.

Don Franco Lanzolla, Cappellano del porto, in rappresentanza del Vescovo Mons. Francesco Cacucci:”Papa Francesco ha definito Bari una -finestra verso l’Oriente-. Noi per secoli abbiamo avuto paura dell’Oriente, in passato, si voleva fare della Puglia la più grande portaerei per difendere l’Occidente dai missili dell’ex Unione Sovietica; e Don Tonino Bello volle scrivere, fu anche rimproverato dal Ministro degli Esteri del tempo, che la Puglia non era un arco di guerra ma un’arca per accogliere la convivialità dei popoli. La Puglia ha una grande bellezza ed è sempre stato un luogo di dialogo e di unione. Noi siamo un popolo che vive la bellezza dell’accoglienza. Noi siamo stati quelli che, vent’anni prima rispetto a Lampedusa, abbiamo percorso storicamente un profilo culturale, alla luce di quella Carta Costituzionale, che non è sulla carta ma è nella carne di questo popolo. Un monumento, questo, che rappresenta la volontà di ricucire gli strappi che alcune prepotenze e alcune ideologie chiudono, fanno i muri, ma nel cuore dell’uomo c’è il desiderio di fraternità, di giustizia, di solidarietà”.

Salvatore Carruezzo