Greenpeace blocca il trasporto di acque reflue in nave dalla Norvegia

Greenpeace Nordic

(Foto courtesy Greenpeace Nordic)

Stoccolma. Quattro attivisti di Greenpeace Nordic hanno procurato ritardi a una tanker che trasportava acque reflue dall’industria petrolifera norvegese alla Danimarca.
Gli attivisti hanno utilizzato alcuni sommozzatori che con dei blocchi magnetizzati hanno fissato una piccola barca a vela allo scafo della petroliera Bothnia che trasportava circa 9.000 tonnellate di acque reflue contaminate dalla raffineria Equinor di Mongstad.

Greenpeace sostiene che l’accordo di esportazione di lunga durata è una violazione della Convenzione di Basilea, il trattato internazionale che regola le esportazioni di rifiuti pericolosi. Per 25 anni, l’industria petrolifera norvegese ha esportato l’acqua prodotta – un sottoprodotto della produzione di petrolio – in Danimarca. Circa 150.000 tonnellate di acque reflue vengono spedite su questa rotta commerciale ogni anno, e alla fine vengono trattate e quindi rilasciate nelle acque danesi.

La Compagnia Petrolifera Statale norvegese Equinor è una delle principali società coinvolte in questo commercio, secondo Greenpeace. L’attuale metodo di trattamento non è impostato per rimuovere PFOS (acido PerFluoroOttanSulfonico) e PAH (Polycyclic Aromatic Hydrocarbons) dall’acqua, afferma Greenpeace, dopo aver constatato una riduzione di popolazioni ittiche vicino al deflusso.

Questi sono composti chimici, prodotti dall’uomo e pertanto non presenti naturalmente nell’ambiente, stabili, contenenti lunghe catene di carbonio, per questo impermeabili all’acqua e ai grassi. Grazie alle loro caratteristiche essi vengono utilizzati in prodotti industriali e di consumo per aumentare la resistenza alle alte temperature, grassi e acqua, di tessuti, tappeti ed abbigliamento, rivestimenti di carta ad uso alimentare, di pentole antiaderenti, nonché in schiume antincendio.

Le tecnologie più efficaci per la rimozione dall’acqua dei PFAS sono l’osmosi inversa e l’adsorbimento con carboni attivi, ed è proprio grazie all’installazione di filtri a carbone attivo granulare che i gestori d’acquedotto hanno riscontrato un notevole successo nella riduzione delle concentrazioni di tali composti nelle reti idriche. L’OMS non ha ad oggi indicato valori guida per i PFAS in generale nell’acqua potabile che possano essere recepiti a livello di Comunità Europea. Concentrazioni massime tollerabili di PFOA e PFOS nell’acqua potabile sono state proposte a livello internazionale: per l’ US EPA sono state considerate 0,2-0,4 μg/L concentrazioni limite per esposizione per periodi limitati rispettivamente a PFOS e PFOA.

“Per troppo tempo, Equinor ha evitato di assumersi la responsabilità dei suoi rifiuti e ha invece affidato il problema ai nostri vicini in Danimarca. Questo deve finire”, ha affermato Tale Hammerø Ellingvag, attivista di Greenpeace Nordic.

Gli attivisti di Greenpeace hanno mostrato striscioni di protesta con il messaggio “Equinor = tossico”, e hanno dipinto lo slogan “EQUITOX” sul lato della petroliera.
L’equipaggio ha risposto con una manichetta antincendio e l’ha lavata via rapidamente. “La nostra richiesta è semplice: Equinor deve immediatamente interrompere l’esportazione e ripulire ciò che inquina”, ha affermato Cinta Hondsmerk, attivista norvegese.
La Bothnia, ancora ieri, era ormeggiata accanto a un molo a Mongstad, secondo i dati AIS raccolti da Pole Star.

Abele Carruezzo