Portualità italiana: necessita di provvedimenti

Passato il Natale, i problemi economico-occupazionali restano e nel campo della portualità si torna a chiedere al governo Monti un confronto serrato, al fine di ottenere “provvedimenti-fatti” che possano garantire il riconoscimento dell’autonomia finanziaria alle Autorità portuali.

Abbiamo salvato l’Italia; ora dobbiamo salvare i porti se vogliamo salvare il lavoro e garantire occupazione. Lo scenario di crisi lo impone; la previsione del calo dei traffici marittimi delle tipologie di merci (tranne per quelle energetiche) per il 2012 sarà consistente; diminuzione che si estenderà proprio nel Mediterraneo a seguito anche della riorganizzazione delle rotte che le grandi compagnie armatoriali stanno mettendo in campo tramite nuove alleanze.

Destinatario di queste attenzioni sarà proprio il neo ministro Passerà che si troverà ad affrontare una nuova pianificazione del settore marittimo-portuale. Alla luce anche delle nuove direttive a livello europeo, tra cui quelle in materia di aiuti di Stato. Di sicuro, il governo Monti dovrà affrontare la sussistenza dei vari “corridoi”, le varie “autostrade del mare”, la localizzazione dei vari port-hub;

il problema dei dragaggi portuali, le infrastrutture logistiche e soprattutto la mole di “burocrazia” che regna nelle varie autorità portuali; come pure occorrerà un aggiornamento del Piano Nazionale della Logistica, alla luce di nuovi fatti geo-politici avvenuti in aree calde del Mediterraneo che hanno cambiato il mercato trasportistico marittimo e poi  cercare di evitare il soccombere “cieco” di alcuni porti rispetto ad altri favoriti solo dalla “politica” di piccolo cabotaggio.

Abele Carruezzo