Ue: bene il dialogo, ma le attività portuali vanno separate

Roma. Il sistema portuale italiano è impegnato ancora con la totale definizione della riforma Delrio (regolamenti ancora da attuare, dragaggi, iter burocratici per avallare banchine e piazzali e altro). Dalla compagine del nuovo governo si comprende che la portualità italiana è tornata a essere guidata dal Partito Democratico, che non ha perso tempo nel convocare la Conferenza nazionale dei presidenti di AdSP – momento per affrontare le questioni più importanti del sistema portuale italiano -.

Due sono le questioni importanti per il Ministro Infrastrutture e Trasporti, Paola De Micheli: regolamentare la gestione delle concessioni, tenendo presente le indicazioni scritte nella delibera dell’Autorità nazionale dei Trasporti, e debellare il rischio d’infrazione dell’Ue sulla tassazione delle attività portuali. Per il Ministro è importante avviare un negoziato con l’Unione Europea senza incorrere in contenziosi di natura giurisdizionale con e fra istituzioni. Negoziato, dialogo che sicuramente non basterà se non seguirà atti.

Per l’Europa, invece, è importante assicurare la separazione delle attività portuali che vanno dall’autoproduzione delle operazioni portuali da parte delle Compagnie armatoriali ai servizi di gestione delle merci, rizzaggio / derizzaggio. Infatti, la risposta della commissaria Ue alla concorrenza, Margrethe Vestager, è arrivata a giro-posta: “Abbiamo la percezione che il Governo italiano si sia impegnato sul dossier” che riguarda la definizione delle attività dei porti e “è molto positivo che abbia avviato questo dialogo con noi”. Che vi siano problematiche e criticità che il cluster marittimo portuale incontra nelle attività portuali è noto a tutti e non da oggi; l’Associazione Nazionale Compagnie Imprese Portuali da tempo aspetta una regolamentazione chiara e condivisa ed invita il Governo ad essere più incisivo in sede europea sulla questione della tassazione dei canoni.

Le conseguenze di un cedimento alle richieste della Commissione sarebbe disastroso per la portualità italiana, per le imprese e per i lavoratori; occorre riprendere il dialogo con la Commissione Ue  sostenendo e difendendo il carattere pubblico della regolazione di esercizio delle attività portuali affidato alle AdSP.  Intanto, il Ministro De Micheli ha sottolineato, durante la Conferenza nazionale dei presidenti di AdSP,  che l’attuale governo punta a valorizzare la natura giuridica delle Autorità di Sistema Portuale sostenendo al contrario che i porti italiani non possono essere equiparati a imprese e non godono di un vantaggio competitivo rispetto agli altri porti europei.

Mentre la Commissaria Margrethe Vestager risponde che “ Per noi è una questione prioritaria perché i porti europei sono in competizione fra di loro. Una parte della loro attività riguarda il lavoro delle autorità portuali, ma molto spesso c’è anche un lato economico. E su questo stiamo lavorando con diversi Stati membri per essere sicuri che le due attività siano separate e che quindi non si competa nel modo sbagliato”. Due filosofie quasi contrapposte e di difficile risoluzione che sicuramente il dialogo diplomatico ”morbido” dimostra una sola priorità: quella di non produrre potenziali contenziosi con le istituzioni di Bruxelles.

Non possiamo perdere tempo! L’Unione europea, l’anno scorso in Commissione ebbe ad affermare che gli introiti delle Autorità portuali italiane sui canoni di concessioni devono essere tassati, poiché sono in sostanza dei profitti. Operazioni di funzione delle infrastrutture portuali, banchine, piazzali e terminal, costituiscono delle attività commerciali a tutti gli effetti da parte delle AdSP e quindi devono essere sottoposte all’imposta societaria come i privati. Sull’argomento è intervenuto il presidente di Federlogistica (Conftrasporto) Luigi Merlo: “Si tratta di una richiesta assurda che indica come forse il nostro sistema portuale a Bruxelles non sia stato spiegato bene”.

Abele Carruezzo