L’UE si avvicina alle regole di scambio delle emissioni marittime

Foto da European Council

Ora il Consiglio e il Parlamento dell’UE dovranno decidere chi paga e a chi vanno i soldi.

Strasburgo. Gli armatori europei avevano accolto con favore il sostegno incrociato dei gruppi politici del Parlamento europeo, che in seduta plenaria, la settimana scorsa aveva adottato la posizione sulla revisione dell’ETS dell’UE (European Union Emissions Trading Scheme).

EU ETS è il sistema di scambio di quote di emissione dell’Unione europea; è uno schema ‘cap and trade’ in cui viene posto un limite al diritto di emettere determinati inquinanti su un’area e le aziende possono scambiare i diritti di emissione all’interno di tale area. Copre circa il 45% delle emissioni di gas serra dell’UE.

Così dopo il Parlamento Europeo, ora i Ministri dell’Ambiente al Consiglio Europeo hanno deciso di includere le emissioni del trasporto marittimo nell’ambito del Sistema di Scambio di Emissioni dell’UE (ETS), parte del pacchetto ‘Fit for 55’ per ridurre le emissioni di gas serra di almeno il 55% entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990.

Il Consiglio ha deciso di introdurre gradualmente lo shipping fino al 2026, accettando la proposta della Commissione Europea sull’introduzione graduale dell’obbligo per le Compagnie di navigazione di restituire le quote per tutte le emissioni sui viaggi all’interno dell’UE e il 50% sui viaggi tra porti UE ed extra UE per le navi con una stazza lorda di oltre 5.000 tonnellate.

Il Parlamento Europeo e il Consiglio Europeo hanno entrambi finalizzato le loro posizioni negoziali su importanti riforme dei Regolamenti climatici dell’UE, inclusa – per la prima volta – l’inclusione del settore marittimo nel sistema europeo di scambio di quote di emissione (ETS).

I due Organismi sono in stretto accordo, ad eccezione di due punti significativi:
primo, l’utilizzo dei proventi della vendita all’asta delle quote di emissioni marittime; e secondo, chi dovrà pagare il conto.

Il Consiglio vuole garantire che “i bilanci nazionali degli Stati membri traggano vantaggio” dalle entrate (non dalla ricerca marittima) e mette in difficoltà il gestore o l’armatore per il pagamento (non il noleggiatore).

Entrambi concordano sul fatto che le emissioni di gas a effetto serra (non CO2) dovrebbero essere monitorate, sebbene la versione del Consiglio rinviasse a una data successiva la decisione finale sull’eventuale conteggio del metano nel’ETS.

Il Consiglio vorrebbe vedere:

  • Imposizione dell’onere di conformità all’armatore/operatore della nave, che potrebbe negoziare facoltativamente con il noleggiatore su un meccanismo contrattuale per la condivisione dei costi. Al contrario, la proposta del Parlamento Europeo rende obbligatorio un meccanismo di trasferimento dei costi contrattuali. – Assegnazione di tutti i proventi delle aste di quote allo Stato membro amministratore (lo Stato di bandiera di una nave dell’UE o lo Stato in cui l’armatore fa scalo più spesso per una nave battente bandiera straniera). – Richiedere ai ricercatori marittimi di presentare domanda al Fondo per l’innovazione generale dell’UE per il finanziamento della transizione verde, con la “debita considerazione” assicurata per i progetti legati al mare. – Ridistribuzione del 3,5 per cento delle quote di emissione agli Stati membri che dipendono fortemente dal trasporto marittimo. – Misure transitorie per le piccole isole (Cipro e Malta), navigazione invernale e viaggi connessi agli obblighi di servizio pubblico. – Misure per proteggere il trasporto marittimo dell’UE dalla rilocalizzazione delle emissioni di carbonio (imprese che esportano operazioni in paesi con normative meno rigorose).

Il Parlamento vorrebbe vedere: – Le emissioni dei viaggi extra UE coprire il 100% dopo il 2027, con alcune eccezioni a determinate condizioni gas serra diversi dalla CO2 (metano) inclusi nei calcoli ETS. – Il 75 % di tutti i ricavi delle indennità marittime assegnate a un “Fondo Ocean” dedicato per sostenere la transizione verde del settore. – Allocazione dei costi di conformità “chi inquina paga” utilizzando il trasferimento contrattuale obbligatorio dei costi all’operatore commerciale (noleggiatore).

Entrambe le versioni omettono le emissioni del ciclo di vita dal meccanismo di calcolo, escludendo le emissioni derivanti dalla produzione e dal trasporto di carburante (in particolare le perdite di metano dalle infrastrutture del gas naturale). I due Organismi s’incontreranno ora e negozieranno il testo di un pacchetto legislativo su larga scala, comprese le misure sulle emissioni per altri settori come il trasporto.

Abele Carruezzo