IMO: necessario aggiungere una cifra al suo schema di numeri di identificazione delle navi

(Una nave portacontainer con numero IMO 9235385- foto courtesy IMO)

Londra. L’Organizzazione Marittima Internazionale (IMO) propone di aggiungere una cifra in più al suo ‘modulo’di numeri d’identificazione delle navi in caso d’incendio. Il numero IMO è utilizzato per identificare univocamente ogni tipo di nave superiore alle 100 tonnellate e provvista di apparato propulsivo proprio.

I numeri IMO, introdotti per la prima volta nel 1987, sono diventati obbligatori per tutte le navi costruite dopo il 1° luglio 2005. A ciascuna nave, registrata nell’ambito dello schema d’identificazione, è assegnato un ‘modulo’univoco composto dalle lettere IMO seguite da sette cifre al momento della costruzione o quando viene inclusa per la prima volta nel registro. Oltre ad essere marcato in modo permanente e visibile sullo scafo di una nave, il numero deve essere annotato sui certificati di una nave, e su piani, manuali e altri documenti richiesti dalle convenzioni IMO.

È in corso uno studio per aumentare il numero di cifre, passando da sette a otto, con l’Organismo delle Nazioni Unite consapevole che entro il 2040 esaurirà i numeri disponibili.
Nel suo attuale formato a sette cifre, ci sono circa 900.000 combinazioni di numeri. Alla fine di settembre 2022, poco più della metà era stata assegnata. Si stima che siano ancora disponibili numeri d’identificazione sufficienti per coprire le esigenze della comunità marittima per i prossimi due decenni.
Qualsiasi modifica futura al formato del numero non avrà alcun impatto sui numeri di identificazione delle navi IMO esistenti già emessi, afferma una nota dell’IMO.

Il sistema d’identificazione delle navi è stato oggetto di numerose critiche negli ultimi tempi con molte navi sanzionate che hanno scoperto di riciclare la loro identità, inclusa una che è recentemente esplosa in un cantiere di riparazione navale thailandese.
C4ADS, Center for Advanced Defense Studies, un’organizzazione senza scopo di lucro, con sede a Washington DC, ha dettagliato un processo in cui una o più navi adottano un’identità diversa nelle trasmissioni del sistema di identificazione automatica (AIS) al fine di consentire alle navi colpite da sanzioni di assumere identità pulite, e dove almeno una nave in questa operazione assume un’identità ottenuta frodando l’IMO.

Il riciclaggio dell’identità delle navi è significativamente più sofisticato rispetto ai casi precedentemente osservati di manomissione dell’identità delle navi, in cui le navi modificano il loro aspetto fisico o trasmettono dati falsi sulle trasmissioni AIS.

Abele Carruezzo