La seconda nave parte da Odessa, sfidando le minacce russe

nave Primus

(La nave Primus mentre naviga lungo l’Ukraine’s Black Sea Corridor; file courtesy Pole Star)

Il Cremlino minimizza l’uso dell’Ucraine’s Black Sea Corridor

Odessa. Una seconda nave mercantile è partita da Odessa utilizzando un corridoio di transito sponsorizzato dal Governo ucraino, sfidando le minacce russe contro la navigazione nel Mar Nero nordoccidentale; si tratta della nave mercantile Primus. La nave trasmetteva continuamente i suoi dati tramite l’AIS durante il viaggio e non sembrava navigare vicino alla costa, nelle acque territoriali degli Stati costieri.

Dopo aver lasciato i mari territoriali dell’Ucraina, la nave ha fatto rotta diretta verso il Bosforo attraverso acque internazionali, passando attraverso un’area precedentemente pattugliata da navi da guerra russe.
Questo secondo transito è un altro banco di prova per gli sforzi ucraini volti a riaprire la navigazione da e verso i porti del Mar Nero, essenziali per sostenere le sue esportazioni agricole.

La prima nave a tentare il viaggio senza il permesso russo è stata la nave portacontainer Joseph Schulte, una nave post-Panamax di proprietà cinese, battente bandiera di Hong Kong. Era a Odessa da poco prima del giorno dell’invasione russa dell’anno scorso. Quando la Joseph Schulte ha lasciato Odessa durante la prima traversata di prova, ha navigato il più vicino possibile alle coste degli Stati costieri, tenendosi lontana dalle acque internazionali dove avrebbe potuto essere intercettata o abbordata dalle forze russe.

Un blocco russo di fatto minaccia tutto il traffico verso Odessa e altri porti di grano vicini, e gli assicuratori occidentali hanno sospeso la copertura per i viaggi su questa rotta. Senza il trasporto marittimo, gli esportatori agricoli ucraini vendono all’estero circa il 30% in meno di grano, mais e semi oleosi. Con l’aiuto dei partner vicini in Romania e Bulgaria, il Governo ucraino spera di dimostrare la sicurezza di una rotta marittima creata in modo indipendente e di istituire un proprio servizio assicurativo sostenuto dal governo per coprirla.

Lo scontro sulle rotte marittime dell’Ucraina è solo parte di una lotta più ampia per il controllo dello spazio marittimo di battaglia nel Mar Nero. L’Ucraina dispone di una gamma di droni carichi di esplosivi per sferrare attacchi contro le navi da guerra russe, e li ha già utilizzati, però con scarso successo.
Secondo l’Intelligence della Difesa britannica, le forze ucraine e russe sono in lotta anche per il controllo di diverse piattaforme petrolifere e di gas nelle acque tra Odessa e la Crimea. Le piattaforme sono gestite dalla Chernomorneftegaz controllata dalla Russia, ma hanno usi secondari per le Forze Militari russe. Le piattaforme potrebbero essere ugualmente utili per entrambe le parti, fungendo da ‘basi di schieramento avanzato, siti di atterraggio per elicotteri e per posizionare sistemi missilistici a lungo raggio’, hanno valutato gli analisti della Difesa del Regno Unito.

Intanto, il Cremlino minimizza l’importanza del passaggio della seconda nave attraverso il corridoio ucraino del Mar Nero (Ukraine’s Black Sea Corridor) e il portavoce Dmitry Peskov ha detto che il ‘corridoio’ non ha nulla a che fare con la prospettiva di rilanciare un accordo sul grano; mentre la posizione di Mosca per il rilancio dell’accordo sui cereali dipenderebbe dal fatto che l’Occidente mantenga le promesse riguardanti le esportazioni di cereali e fertilizzanti della Russia e che le restrizioni sui pagamenti, sulla logistica e sulle assicurazioni sono rimaste un ostacolo alle spedizioni.

L’Ucraina e la Russia sono entrambe i principali esportatori di cereali. Quasi 33 milioni di tonnellate di grano ucraino sono state esportate durante l’anno in cui era in vigore l’accordo sul Mar Nero.

Abele Carruezzo