Porto di Bari: i parlamentari del Pdl chiedono rimozione di Mariani

Con un’interpellanza inviata al Consiglio dei Ministri e al Ministro per Infrastrutture e Trasporti, alcuni parlamentari del Pdl hanno chiesto una verifica sulla posizione del presidente dell’Autorità portuale del Levante Francesco Mariani.

“I sottoscritti chiedono di interpellare il presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro delle infrastrutture e dei Trasporti, per sapere – premesso che:

dal dicembre 2005 il signor Francesco Palmiro Mariani sta svolgendo ininterrottamente il ruolo di vertice dell’autorità portuale di Bari, sia in qualità di commissario che di presidente;

a seguito di gravi irregolarità accertate durante la sua gestione, il Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti, con decreto del 17 giugno 2009, ha provveduto alla rimozione del signor Mariani ed al contestuale commissariamento dell’autorità portuale di Bari;

all’adozione del suddetto decreto, il Ministro competente era pervenuto sulla scorta delle conclusioni rassegnate da un’apposita commissione ministeriale, istituita con decreto del direttore, generale dei porti n. 0/08 del 19 dicembre 2008, la quale, nella relazione conclusiva del 4 maggio 2009, aveva stigmatizzato che «il Presidente dell’autorità portuale ha posto in essere iniziative ed atti quanto meno discutibili, in contrasto con le funzioni d’ufficio che postulerebbero la serena ed efficiente gestione, sotto il profilo istituzionale ed operativo, del Porto di Bari», evidenziando che “Alla luce dell’accertamento svolto, vi è ragione di ritenere che la situazione del porto di Bari, già molto grave, sia destinata a peggiorare ulteriormente, proprio per effetto delle improvvide iniziative dell’Autorità portuale destinate a compromettere irreversibilmente lo sviluppo futuro dello scalo barese”;

il Tar Puglia, con sentenza 8 luglio 2009, n. 1803, pronunciandosi sul commissariamento dell’autorità portuale di Bari, ha affermato in modo espresso che, in presenza di «indizi di grave e comprovata mala gestio», è legittimato «l’esercizio del potere straordinario di commissariamento da parte del Ministero, sulla base di documentate perdite finanziarie»;

la “mala gestio” del porto di Bari da parte del signor Mariani, come preconizzato nella sopra citata relazione della commissione ministeriale del 4 maggio 2009, “venuta a realizzarsi pienamente nei due anni successivi e continua, secondo gli interpellanti, tutt’ora a degenerare verso un irreversibile tracollo finanziario, operativo e gestionale”;

la dimostrazione di quanto predetto è confermata dalla revoca nei riguardi della medesima autorità portuale di 85 milioni di euro di finanziamenti, previsti dal decreto ministeriale n. 57 del 13 ottobre 2011, del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze, a causa dell’incapacità programmatoria e gestionale del medesimo ente portuale, che non è stato in grado di progettare o bandire gare, per opere infrastrutturali né tantomeno proporre al Ministero interpellato progetti alternativi immediatamente cantierabili;

risulta agli interpellanti in particolare che, durante i sei anni di gestione del signor Francesco Palmiro Mariani, sia in qualità di presidente, che di commissario dell’autorità portuale di Bari, nonostante siano intervenuti ben dieci decreti ministeriali di variazione delle opere e dei programmi proposte dalle diverse autorità portuali ed accettate dal Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, l’autorità portuale di Bari non ha programmato, progettato e tanto meno reso cantierabile alcun intervento infrastrutturale, nonché proposto alcuna variazione del programma, che avrebbero consentito di ottenere facilmente dal suddetto Ministero il mantenimento dello stanziamento in questione;

“solo nel 2010, addirittura oltre cinque anni dall’assegnazione dei finanziamenti revocati, l’ente portuale barese ha richiesto al medesimo Ministero una rimodulazione del programma d’investimenti, proponendo tuttavia interventi di non immediata cantierabilità, tanto che, a tal proposito, la nota del 14 ottobre 2010, la direzione generale per i porti ha comunicato alla stessa autorità portuale di Bari che «a seguito della non immediata cantierabilità dei progetti … rilevata in sede istruttoria, non si ritiene possibile al momento procedere alla richiesta rimodulazione/modifica …»;

a seguito della pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale n. 47 del 26 febbraio 2011, serie generale, della legge n. 10 del 2011 di conversione del cosiddetto «Milleproroghe», Il signor Mariani, inoltre, con nota del 31 marzo 2011, inviata al Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti, ha tentato, in un modo che gli interpellanti giudicano assai poco credibile, di elaborare giustificazioni ai ritardi accumulati dalla stessa Autorità Portuale, non ritenute plausibili dal medesimo Ministero interpellato;
il signor Mariani in definitiva si è ritrovato, unico esempio del panorama della portualità nazionale, a perdere la totalità dei finanziamenti che erano stati assegnati all’autorità portuale di Bari per la realizzazione delle infrastrutture portuali;

con riferimento alle altre autorità portuali infatti, quella di Genova ha subìto una revoca di risorse pari a circa 52 milioni di Euro, ma ha ottenuto una contestuale riassegnazione di 50 milioni di euro per la realizzazione di un’altra opera resa cantierabile, mentre le restanti autorità portuali hanno perso complessivamente appena 6 milioni di euro; inoltre, con il medesimo e precedentemente esposto decreto, i fondi revocati all’autorità portuale del Levante, sono già stati totalmente riassegnati per circa 68 milioni di euro all’autorità portuale di Savona e per circa 12 milioni di euro a quelle di Cagliari, Taranto e Gioia Tauro, oltre ai 50 milioni di euro di cui si è già detto per Genova;

l’autorità portuale di Bari ha dunque conseguito la «maglia nera» perdendo definitivamente, da sola, quasi il 95 per cento dei fondi complessivamente revocati alle autorità portuali italiane, senza più alcuna possibilità di riassegnazione; in questo modo, come si evince dalla relazione annuale, approvata nella seduta del comitato portuale del 5 ottobre 2011, e dalla citata nota del 31 marzo 2011, l’autorità portuale di Bari ha perso l’occasione di poter realizzare importanti opere strategiche quali il nuovo sporgente per le grandi navi da crociera della Darsena di ponente per 8 milioni di euro, la riqualificazione del Molo Rizzoli per 30 milioni di euro, l’ampliamento del Molo San Cataldo per 18 milioni di euro, nonché il prolungamento del molo di Tramontana nel porto di Barletta per 17 milioni di euro;

l’effetto «devastante» della disposta revoca dei finanziamenti, peraltro, era stato preannunciato dallo stesso signor Mariani, laddove, nella citata sua nota del 31 marzo 2011, il medesimo comunicava al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti che «è di tutta evidenza che, qualora la ricognizione mettesse in discussione i fondi necessari alla realizzazione dei piani triennali delle opere, che formano parte integrante dell’avanzo di amministrazione, ci troveremmo, di fatto, dinanzi ad una profonda alterazione degli equilibri finanziari stabiliti con bilanci già approvati dal Ministero competente compromettendo così la funzionalità dell’ente»;
in tal modo, il signor Mariani, a giudizio degli interpellanti, ha sostanzialmente «autocertificato» il dissesto finanziario e la conseguente impossibilità di funzionamento dell’ente;

quanto suesposto, a giudizio degli interpellanti, evidenzia in maniera inconfutabile la «mala gestio» realizzata dallo stesso signor Mariani e l’impellente necessità di intervenire con la revoca del suo mandato di presidente;

di fronte a questa situazione evidenziata, che gli interpellanti giudicano disastrosa, determinata dal medesimo signor Mariani, ed alla certificata incapacità di avviare l’apertura di un solo cantiere nel porto di Bari in ormai oltre sei anni di gestione dell’autorità portuale, appare incredibile che il signor Mariani, nel piano operativo triennale 2011/2013, approvato nella seduta del comitato portuale del 7 settembre 2011, nonché nel bilancio di previsione 2012, approvato nella seduta del comitato portuale del 31 ottobre 2011, abbia previsto la realizzazione, nel triennio, di investimenti infrastrutturali per complessivi euro 182.824.490,30, senza avere alcuna copertura finanziaria, non possedendo ormai più alcuna risorsa per poter realizzare nemmeno un metro lineare di banchina od un metro cubo di escavo;

a giudizio degli interpellanti la condotta discutibile ed arrogante del signor Mariani si è spinta poi fino all’inverosimile allorché, in occasione della perdita degli 85 milioni di euro di finanziamenti, ha ritenuto dichiarare sul quotidiano la Repubblica edizione di Bari del 21 ottobre 2011: Meglio così, sapevamo della revoca e posso dire che non avrà ripercussioni sul nostro Piano Triennale»;

le documentate e gravissime perdite finanziarie procurate dal signor Mariani durante la sua gestione dell’autorità portuale di Bari, a giudizio degli interpellanti, non sono soltanto quelle suesposte; occorre rilevare, infatti, che entrambi i bilanci 2009 e 2010 dell’autorità portuale di Bari sono stati chiusi in disavanzo di gestione (quello del 2010 per =22.665,73 euro) ed in essi sono facilmente rilevabili discutibili operazioni contabili in quanto l’autorità portuale, nel quadro della «guerra», che gli interpellanti giudicano assai negativamente, contro la Bari Porto Mediterraneo, società partecipata per il 30 per cento dalla medesima autorità portuale, ha iscritto presunti crediti nei confronti della Bari Porto Mediterraneo, derivanti ha una presunta rideterminazione del canone di concessione demaniale, pur in mancanza di un effettivo titolo giuridico, nonostante che le più elementari regole di contabilità impongano che un credito possa essere imputato in rilancio solo ed esclusivamente se esso è «certo ed esigibile»;

i presunti crediti suesposti sono stati contabilizzati per circa 600.000 euro nel bilancio 2010 e per circa 1.400.000 euro nel bilancio 2009, per cui il conto economico consuntivo del 2009, approvato con un avanzo di gestione di circa 900.000 euro, presenta effettivamente un disavanzo di circa 500.000 euro, mentre il conto economico consuntivo del 2010, approvato con un disavanzo di gestione di 122.665,73 euro, presenta effettivamente un disavanzo di circa 1.200.000 euro;

in merito a tali presunti crediti, l’ordinanza del TAR Puglia-Bari n. 147 del 25 febbraio 2010 nulla ha disposto in merito al reale accertamento del presunto credito inerente la rideterminazione del canone concessorio posto a carico della Bari Porto Mediterraneo per l’anno 2009; anzi, al contrario, ha invitato le parti a cercare un accordo, con correttezza e lealtà, per la definizione dei rapporti pendenti;

a tale prima Ordinanza hanno fatto seguito due successive ordinanze del TAR Puglia-Bari nn. 552 e 553 del 21 luglio 2010, che hanno sospeso l’efficacia dei provvedimenti dell’autorità portuale nei confronti della Bari Porto Mediterraneo anche in ordine alle pretese dell’autorità portuale relative agli anni precedenti, dal 2005 al 2008;

la sospensione è stata confermata dalla VI sezione del Consiglio di Stato, con ordinanze nn. 5126 e 5127 del 10 novembre 2010, che l’ha subordinata alla prestazione di una cauzione da parte di Bari Porto Mediterraneo, ma che nulla ha stabilito in ordine =all’accertamento del presunto credito vantato dall’autorità portuale;

è intervenuta successivamente la definitiva pronuncia del TAR Puglia-Bari con le due sentenze nn. 687 e 688 del 9 maggio 2011, in base alle quali è stata affermata la nullità delle pretese dell’autorità portuale nei confronti della «Bari Porto Mediterraneo»;
il Consiglio di Stato, infine attraverso la recente sentenza del 19 gennaio 2012, nel dichiarare il difetto di giurisdizione del giudice amministrativo, ha rinviato al giudice ordinario la cognizione della questione e, in particolare, la verifica della sussistenza e la quantificazione dei presunti crediti rivendicati dall’autorità portuale; conseguentemente, ne è uscita confermata l’assoluta «incertezza» ed inesigibilità di tali presunti crediti, illegittimamente appostati nei bilanci 2009 e 2010 dal signor Mariani e la cui attuale inesistenza ai fini contabili rende ora ancora più drammatico il dissesto finanziario della medesima autorità portuale;
dal citato bilancio di previsione 2012 si rileva inoltre, in maniera del tutto incontestabile, la definitiva disfatta finanziaria della gestione del signor Mariani, derivante da una crescita esponenziale delle perdite finanziarie;

si evince infatti un risultato di amministrazione presunto, al termine dell’esercizio 2011, di euro 5.522.292,89, a fronte di un risultato di amministrazione a fine 2010 di euro 26.325.342,55, nonché la revisione di un disavanzo di competenza per l’anno 2012 pari ad euro 4.108.523; dalle variazioni al bilancio di previsione per l’esercizio 2011, approvate nel comitato portuale del 30 novembre 2011, si desume per di più, un ulteriore incremento delle spese correnti per euro 1.200.000, un incremento delle spese per la security portuale di oltre euro 600.000 ed un incremento delle spese per «Missioni del Presidente» del 100 per cento, queste ultime passate da 25.000 euro previste inizialmente a 50.000 euro, a causa dell’appostamento di ulteriori 25.000 euro di spese per «Missioni del Commissario» signor Mariani dal 19 gennaio al 7 giugno 2011;

la gravissima situazione economica in cui versa l’autorità portuale di Bari avrebbe consigliato di non procedere ad un aumento di tale rilevanza anche qualora esistessero ragioni giuridiche che giustificassero tale decisione;

in definitiva, il signor Mariani ha prodotto, durante la sua gestione, perdite finanziarie che sono divenute di entità così rilevante da ridurre l’attuale presidenza Mariani ad una gestione «nemmeno ordinaria», essendo ormai del tutto azzerati i finanziamenti disponibili per la realizzazione delle infrastrutture, le risorse necessarie per lo sviluppo futuro dell’area portuale barese e quelle per far fronte alle più banali esigenze operative dell’area portuale, come d’altra parte sostanzialmente ammesso dallo stesso signor Mariani nella citata nota del 31 marzo 2011; la predetta situazione, già di per sé, dovrebbe condurre come peraltro precedentemente riportato, all’immediata rimozione del signor Mariani, considerato che, come già evidenziato, il T.A.R.

Puglia-Bari, con sentenza n. 1803 dell’8 luglio 2009, in tema di commissariamento dell’autorità portuale di Bari, ha affermato espressamente che in presenza di «indizi di grave e comprovata mala gestio» è legittimato l’esercizio del potere straordinario di commissariamento da parte del Ministero, sulla base di documentate perdite finanziarie»;

a giudizio degli interpellanti, occorre segnalare nuovamente, la dissennata «guerra» condotta dal signor Mariani contro la società «Bari Porto Mediterraneo», partecipata per il 30 per cento dalla stessa autorità portuale ed a suo tempo costituita per gestire le stazioni marittime ed i servizi di supporto ai passeggeri di navi traghetto e da crociera nel porto di Bari, che dal 2005 in poi ha dato un apporto determinante alla crescita dei traffici portuali;

l’assurdità di tale conflitto è evidenziata dal fatto che l’annullamento della concessione, che come dichiarato dallo stesso signor Mariani, avrebbe dovuto determinare ingenti profitti per le casse dell’autorità portuale, ha prodotto al contrario quale effetto, il disastro nei bilanci della stessa autorità proprio a partire dal 2010, anno in cui per pervicace volontà del signor Mariani la Bari Porto Mediterraneo ha cessato le proprie attività che sono state assorbite direttamente dall’autorità portuale e poi da questa per la gran parte affidate ad una miriade di nuovi soggetti con conseguenti maggiori costi, a differenza di quanto avvenuto nei bilanci degli anni dal 2005 al 2009, in cui le stazioni marittime ed i servizi di supporto ai passeggeri del porto di Bari sono stati gestiti dalla Bari Porto Mediterraneo;

con l’uscita di scena della Bari Porto Mediterraneo inoltre, le stazioni marittime sono state abbandonate dall’autorità portuale al loro degrado, poiché il medesimo ente, per aver dissipato le proprie risorse economiche, le ha private della pur minima manutenzione ordinaria, abbattendo duramente quell’elevato standard di qualità dei servizi sempre garantito e migliorato nel corso degli anni dalla Bari Porto Mediterraneo;

a giudizio degli interpellanti, occorre inoltre evidenziare che, nonostante la società Bari Porto Mediterraneo, attualmente in liquidazione, abbia una situazione creditoria nettamente migliore di quella debitoria, seguito della scelta del presidente dell’autorità portuale essa si è  finita per trovare in una situazione pre-fallimentare;

a ciò ha contribuito, ad avviso degli interpellanti, anche la mancata corresponsione di tariffe portuali la parte degli agenti marittimi;
la gestione evidentemente fallimentare del signor Francesco Palmiro Mariani, risulta, a giudizio degli interpellanti, ulteriormente aggravata da altre discutibili azioni da egli stesso compiute, successivamente alla sua riconferma di presidente dell’autorità portuale di Bari, avvenuta con decreto del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti del 7 giugno 2011;

sono state effettuate infatti, all’interno della dotazione organica dell’ente portuale, circa 20 assunzioni a giudizio degli interpellanti in modo clientelare, senza l’espletamento di alcuna procedura concorsuale di evidenza pubblica e, quindi, in spregio ai principi di trasparenza e alle vigenti norme in materia;

quanto suesposto, è confermato anche dal direttore generale per i porti, il quale nella nota del 16 settembre 2010 inviata all’autorità portuale di Bari, raccomandava «l’espletamento di procedure concorsuali selettive di evidenza pubblica nel rispetto del principio di trasparenza e delle vigenti norme in materia»;

a giudizio degli interpellanti, occorre altresì segnalare la recente costituzione di una nuova società, interamente detenuta dall’autorità portuale, denominata «Porti Levante Security», che si occupa di sicurezza nell’ambito portuale di cui lo stesso presidente dell’autorità portuale di Bari risulta contestualmente presidente; tale operazione ha consentito l’assunzione a tempo indeterminato, senza alcuna procedura pubblica di selezione (il cui espletamento, come già detto, era stato raccomandato dalla direzione generale per i Porti nella citata nota del =6 settembre 2010), di diverse unità di personale;

nel complesso, all’interno dell’autorità portuale e nella «Porti Levante Security» il presidente Mariani ha effettuato un numero, secondo gli interpellanti, abnorme di assunzioni a tempo indeterminato, per chiamata diretta di unità di personale, i cui profili morali e professionali, per alcuni degli assunti, appaiono discutibili, in considerazione di condanne penali certificate e in evidente contrasto, secondo gli interpellanti, con le vigenti norme in materia e con quanto raccomandato dal direttore generale per i porti, i cui profili morali e professionali, per alcuni degli assunti appaiono discutibili, in considerazione del condanne penali certificate;

la suesposta situazione evidentemente grave che necessita chiarezza, era peraltro già stata rilevata dalla citata commissione ministeriale, la quale, nella relazione conclusiva del 4 maggio 2009, aveva evidenziato che il presidente dell’autorità portuale di Bari privilegiava direttamente per le assunzioni, la cooperativa multiservizi portuali, società alla quale era stato affidato dalla stessa autorità portuale con una procedura che desta forti perplessità, un appalto di svariati milioni di euro per lo svolgimento di servizi» tanto che tale affidamento è stato censurato sia dal Tar Puglia che dal Consiglio di Stato – che avevano stigmatizzato – «la presenza di »soggetti discutibili« (con riferimento a trascorsi penali certificati per molti componenti) nella stessa Cooperativa, che, con sprezzo di ogni dovere =’ufficio, sono stati dal Presidente dell’Autorità portuale utilizzati addirittura come addetti di security per la sicurezza e la prevenzione nei confronti di eventuali attacchi terroristici internazionali»;

a ciò si aggiunge quanto espressamente denunciato dalla Corte dei conti, la quale, con determinazione n. 73 del 2010, nella «Relazione sul risultato del controllo eseguito sulla gestione finanziaria dell’Autorità Portuale per gli esercizi 2007 e =008» ha evidenziato «un rapporto non proporzionato tra posizioni apicali e semiapicali e posizioni impiegatizie, accentuato dalle presenze effettive registrate nel periodo considerato (13 tra dirigenti e quadri a fronte di 9 impiegati del 2007, addirittura 18 posizioni apicali e semiapicali – pari al doppio del numero degli impiegati presenti (9) – nel 2008). Tale sproporzione non è estranea al sensibile incremento che, nell’arco di tempo considerato, ha registrato il costo medio del personale, passato da euro 74.237 nel 2006 a euro 91.488 nel 2008»;

tale notevole incremento dei costi del personale dal 2006 al 2008, è diventato ancor più clamoroso nei successivi esercizi 2009 e 2010, tanto che, come stigmatizzato nelle Relazioni del collegio dei revisori dei conti, esso ha contribuito in maniera determinante ai disavanzi registrati nei bilanci 2009 e 2010;

la gestione dei servizi portuali e delle conseguenti assunzioni avvenute, a giudizio degli interpellanti, in maniera tutt’altro che limpida ha suscitato anche l’attenzione della Commissione Parlamentare Antimafia, la quale ha dedicato alla questione una specifica seduta ascoltando in quella sede anche il Ministro pro tempore delle infrastrutture e dei trasporti;

gli interpellanti infine hanno notizia che recentemente, in data 24 febbraio =012, l’autorità portuale di Bari, in contrasto con quanto deliberato dal comitato portuale nella seduta del 30 ottobre 2009, ha proceduto all’affidamento diretto e senza alcuna gara a evidenza pubblica, ad un ulteriore nuova società denominata: «Port Parking & Services srl uni personale», per le aree destinate a parcheggio di fronte alla sede stessa dell’ente portuale, con un canone, ad avviso degli interpellanti non proporzionale al valore delle aree, stante la valenza di ubicazione delle aree stesse di proprietà della medesima autorità portuale;

risulta importante evidenziare a giudizio degli interpellanti, che il Tar Lazio (Sez. III ter, 23 giugno 2011, n. 5623) ha ritenuto legittimo il decreto del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti che disponeva il commissariamento dell’Autorità portuale di Civitavecchia per «mala gestio» operata dal presidente, affermando che «il ministro ha infatti ritenuto che la scarsa attenzione alla gestione dei beni demaniali fosse in grado di generare notevoli pregiudizi all’economia regionale e nazionale, in quanto l’Autorità Portuale non ha potuto godere delle risorse finanziarie da destinare a nuove opere infrastrutturali finalizzate allo sviluppo o, quantomeno, al mantenimento delle capacità operative =ell’ente» e che «Il provvedimento impugnato dà, in definitiva, adeguato conto, non solo di una comprovata inadeguata gestione del settore demaniale, ma evidenzia, altresì, il conflitto creatosi tra il Presidente dell’A.P. ed il Ministro vigilante, attribuibile esclusivamente al comportamento del primo, che, nonostante = ripetuti rilievi amministrativi (dell’IGF prima, e del Ministero poi) in ordine alla illegittimità del comando di personale in sovrannumero, ha ritenuto di insistere con tale condotta» e conclude che «i presupposti posti a base del provvedimento legittimano il ricorso al potere straordinario di commissariamento da parte del Ministro vigilante, quale unico rimedio possibile per liminare gli effetti pregiudizievoli di una ormai radicata non corretta gestione delle attività proprie dell’Autorità Portuale e ad assicurare, attraverso il commissariamento, il regolare funzionamento dell’Autorità, nelle more del rinnovo dell’organo di vertice»;

pertanto, con riferimento a questioni palesemente molto meno gravi di quelle verificatesi nella gestione dell’autorità portuale di Bari da parte del signor Mariani, il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti ha provveduto al commissariamento dell’autorità portuale di Civitavecchia, con decreto ritenuto pienamente legittimo dal Tar Lazio; in definitiva a giudizio degli interpellanti, la situazione complessiva precedentemente esposta evidenzia uno scenario generale preoccupante all’interno del porto di Bari, a causa della dissennata gestione operata dall’attuale Presidente, per cui, in considerazione degli elementi riportati, appare evidente che non esiste, nel contesto nazionale, situazione peggiore di quella creata dal signor Mariani nell’autorità portuale di Bari, evidentemente sottoposta ad un decadimento amministrativo e finanziario, che ha determinato una pericolosa condizione di insicurezza e di illegalità, nonché compromesso l’immagine e la credibilità in ambito locale, nazionale ed internazionale, di un ente portuale che svolge un ruolo preminente nel tessuto economico della città e della regione Puglia, nonché riguardo alle relazioni commerciali con l’area balcanica;

per quanto fin qui argomentato, il presidente Mariani ha dato compiuta dimostrazione di essere assolutamente inadeguato alla gestione di un ente pubblico, quale l’autorità portuale di Bari, da egli stesso colpevolmente condotto verso un disfacimento amministrativo e gestionale;

a giudizio degli interpellanti, occorre fra l’altro rilevare, come la gestione dell’autorità portuale di Bari risulti in evidente contrasto con gli indirizzi e le linee programmatiche dell’attuale esecutivo che, proseguendo coerentemente gli obiettivi di contenimento della finanza pubblica rispettati dal precedente Governo Berlusconi e di risanamento dei conti pubblici, che hanno prioritariamente richiesto sforzi e sacrifici economici a tutti i cittadini italiani, ha impostato la propria politica economica e finanziaria sul massimo rigore nella gestione del pubblico denaro -:

quali orientamenti, nell’ambito delle rispettive competenze, intendano esprimere con riferimento a quanto esposto in premessa;
se la gestione amministrativa e finanziaria dell’ente portuale indicato in premessa, sia o meno in totale contraddizione con gli indirizzi e le misure di corretta e rigorosa gestione del bilancio, introdotte dal Governo Berlusconi e confermate da quello attuale, per il conseguimento degli obiettivi di finanza pubblica;

se non ritengano altresì che, in analogia con il commissariamento dell’autorità portuale di Civitavecchia disposta dal Ministro pro tempore, come peraltro riportato in premessa, per avvenimenti giudicati di minore gravità, rispetto alla sconsiderata e negativa gestione finanziaria ed amministrativa, nonché delle numerose indagini in corso presso la procura della Repubblica di Bari, occorra intervenire urgentemente, nell’ambito delle prerogative previste dalla legge, a tutela dell’ente portuale barese;

in particolare, se non intendano conseguentemente provvedere al commissariamento =ell’autorità portuale del Levante al fine di evitare che l’ente portuale possa proseguire una tendenza nel complesso negativa e penalizzante compromettendo ulteriormente lo sviluppo e la crescita del porto di Bari, determinando in tal modo l’avvio del risanamento del bilancio, il ripristino delle condizioni di correttezza, rigore e legalità del funzionamento dell’ente portuale, consentendo il necessario rilancio dello scalo marittimo barese e restituendolo al ruolo competitivo nell’ambito della portualità mediterranea”.

L’interpellanza porta la firma di: SAVINO ELVIRA, LISI UGO, PEPE ANTONIO, FUCCI BENEDETTO FRANCESCO, LAZZARI LUIGI, FOTI ANTONINO, NASTRI GAETANO, MANNUCCI BARBARA, VITALI LUIGI, SBAI SOUAD, D’ALESSANDRO LUCA, SISTO FRANCESCO PAOLO.

Foto: Simone Rella