L’intelligenza artificiale, strumento didattico e pedagogico

Patroni Griffi

(Foto archivio S.C./Il )

Molti docenti di Istituti Tecnici e di varie Università italiane si stanno predisponendo ad utilizzare l’AI nella didattica

L’Intelligenza Artificiale (IA) sta generando un nuovo potenziale sociale per rivoluzionare il modo di insegnare e di apprendere; e come ogni tecnologia/metodologica della didattica dovrà essere applicata con efficacia e basata su principi umani, valoriali, didattici e pedagogici.

Si tratta di personalizzazione dell’insegnamento e dell’apprendimento attraverso algoritmi che analizzano i bisogni di ogni singolo alunno; l’uso di piattaforme di apprendimento online e sistemi di tutoraggio intelligenti per creare materiali didattici personalizzati per i due soggetti della comunicazione di una disciplina (docente to discente).

La nuova domanda che si pongono i docenti (digitali e non, vs i nativi digitale) riguarda il cosa e come implementare l’IA nella didattica e in particolare in vari ambiti disciplinari.

Partiamo da un ‘assunto’: la pedagogia ci ricorda che l’obiettivo dell’educazione va ben oltre la semplice trasmissione di informazioni. L’educazione mira a sviluppare le competenze degli studenti, a formare i loro valori e a prepararli per affrontare le sfide del mondo reale.

Pensiamo un attimo alle discipline scientifico-tecnologiche o a quelle più articolate come le discipline giuridiche.

In questi ambiti, l’IA può tradursi in una serie di applicazioni, dall’uso di chatbot per rispondere alle domande degli studenti, all’analisi dei dati per monitorare i progressi degli studenti e personalizzare il loro percorso di apprendimento.

Questa tecnologia può aiutare a identificare gli studenti che sono probabilmente molto motivati, così come quelli che potrebbero essere a rischio di abbandono.

Le stesse ‘chatbot per l’istruzione’ possono aiutare gli allievi nel risolvere i loro dubbi in qualsiasi momento, favorendo così un apprendimento autodiretto, naturalmente con supporto didattico.

Possono interagire con gli studenti a pianificare e organizzare le lezioni, tenendo conto delle esigenze e delle abilità di ciascuno studente.

Questi agenti della conversazione possono rispondere alle domande degli studenti, fornire feedback e aiutare a creare un ambiente di apprendimento più interattivo. Mentre la ‘blockchain’ può essere utilizzata per fornire un sistema di certificazione per i corsi online. Questa tecnologia può garantire che le certificazioni siano sicure e permanenti, rendendo più facile per gli studenti dimostrare le loro competenze e realizzazioni.

E’ importante non dimenticare che l’IA non può e non deve sostituire il ruolo fondamentale dell’insegnante.

Abbiamo seguito il percorso innovativo che il Prof. , già dall’anno scorso, è impegnato a portare l’innovazione dell’IA nelle aule dell’Università di Bari. Il professore Patroni Griffi sta sperimentando nel suo corso di Diritto Commerciale una didattica mista tramite le potenzialità dell’intelligenza artificiale.

Il Prof. Patroni Griffi – ha dichiarato al Il Nautilus – che “… all’Università di Bari stiamo provando ad integrare nell’insegnamento del Diritto Commerciale”. “Sto progettando i corsi di cui sono titolare presso l’UniBa e la Luiss di Roma per l’a.a. 2025-26 utilizzando diversi strumenti: dagli agenti generici per l’analisi dei casi, fino a NotebookLM per la creazione di contenuti didattici personalizzati”.

Si stanno costruendo: – mappe mentali interattive per visualizzare i collegamenti tra concetti giuridici; – podcast personalizzati per spiegare argomenti complessi; – utilizzo di NotebookLM per contenuti didattici su misura; – e lezioni che combinano tradizione e innovazione.

“L’obiettivo – sostiene Patroni Griffi – non è sostituire il ragionamento giuridico classico, ma potenziarlo! Gli studenti possono ora esplorare il Diritto in modo più interattivo e personalizzato”.

In effetti, costruire mappe e podcast accanto ai Codici tramite l’IA saranno importanti per gli studenti in Legge.

Da sottolineare solo i rischi che gli studenti potrebbero incorrere: dalla dipendenza digitale acritica di detta tecnologia alla compromissione della privacy per la relativa certificazione delle competenze acquisite.

“L’intelligenza artificiale – conclude il Prof. Ugo Patroni Griffi – è uno strumento potente, ma il ragionamento giuridico rimane una prerogativa umana”.