Porto di Livorno: il refitting crea un indotto significativo sul territorio

LIVORNO – Quando si parla di refitting si pensa solitamente alla nautica di lusso e a quegli sceicchi che girano il mondo con yacht da 50, 100 metri; ma nessuno si preoccupa mai di parlare delle ricadute economiche ed occupazionali che il settore ha sul nostro territorio.

È stato questo il leitmotiv del convegno organizzato lo scorso 28 aprile al Villaggio Tuttovela dall’Autorità Portuale di Livorno e, in particolare, dalla direzione Promozione e Studi, che da tempo, con il progetto di apertura del porto alla città, Porto Aperto, promuove iniziative su un tema delicato come quello dell’occupazione giovanile in ambito portuale.
«Si tratta di una giornata di lavoro che come Port Authority abbiamo voluto dedicare alle attività di yachting e refitting – ha detto in apertura il dirigente dell’APL, Gabriele Gargiulo -, il settore è conosciuto da pochi, ma riveste una importanza strategica per la città».

Una importanza che il direttore di Lusben, Paolo Simoncini, ha provato a quantificare, fornendo dati e numeri: «Dal 2009 – ha detto – siamo presenti a Livorno come brand di Azimut Benetti e ci occupiamo di attività non soltanto collegate alla cantieristica, ma anche al customer care, ovvero all’accoglienza di quelle decine di equipaggi che lavorano a bordo di una imbarcazione e che nel tempo libero, quando la nave è in riparazione da noi, vorrebbero poter spendere quello che guadagnano».

E non sono spese di piccola entità. Come ha sottolineato il comandante Luca Mosca, dell’Associazione Yacht Master, nata per promuovere i comandanti italiani nel mondo, «il personale degli yacht ha una capacità di spesa enorme. Lo stipendio minimo mensile di un membro dell’equipaggio si aggira attorno ai 2500 euro al mese, fino ad arrivare ai 10 mila euro mensili per le figure apicali. Il budget di un equipaggio va da un minimo di 600 mila euro sino ad un milione di euro. Si tratta per lo più di personale straniero che spende volentieri per il proprio benessere».
Ed è qui che entra in gioco il tema dell’accoglienza e del rapporto sinergico che l’amministrazione comunale dovrebbe avere con l’Autorità Portuale, con il privato, Lusben, e con la città in genere. L’obiettivo? Rendere Livorno più accogliente e ricettiva: «Considerando che ogni inverno accogliamo per attività di manutenzione ordinaria o straordinaria una quarantina di imbarcazioni di dimensioni anche superiori ai 50 metri – ha precisato Simoncini – non ho difficoltà a dire che annualmente sostano in città, per circa 5-6 mesi, ben 600 persone. Ma a Livorno mancano strutture dedite all’accoglienza di questi equipaggi».

Stiamo parlando di comandanti, ma anche di ufficiali di navigazione e di macchina, di nostromi, di marinai, steward e chef, che si riversano in città per comprare provviste di bordo, beni di consumo, ma anche per socializzare, per fare shopping, o semplicemente andare in un pub.

«In questo momento – ha ricordato Daniele Ferrari, dell’Agenzia Marittima Yacht Management and Consulting -, fuori da qui, alla banchina 76 dell’avamporto è attraccata la Maryah, un giga yacht da 122 metri che dà attualmente lavoro a 45 persone. Le potenzialità di Livorno sono enormi, qui potremmo replicare il modello imprenditoriale che ha fatto il successo della Costa Azzurra».
E la città dei Quattro Mori ha difatto tutte le carte in regola per diventare, a detta dei relatori presenti al convegno, meta del cruising estivo di mega e giga yacht. Una posizione geografica invidiabile; spazi unici dedicati alle attività di refit e repair; la vicinanza alle città d’arte e alle zone eno-gastronomiche del Chianti; l’hatù rappresentato dal vicino Aeroporto di Pisa: sono questi i punti di forza di Livorno, cui peraltro potrebbero essere offerte maggiori opportunità occupazionali di quanto non sia accaduto in passato: «Le figure ricercate nel cruising sono molteplici e tutte ben pagate – ha spiegato Alessandro D’Angelo, esperto nel crew recruitment, che da anni ricerca il personale degli equipaggi per conto degli armatori, realizzando i sogni dei marittimi e di chi vuole fare carriera nella nautica -; crediamo nella professionalità dei nostri ragazzi italiani, e ai giovani dico che il futuro è ancora roseo per chi vuole fare questo lavoro».
Ma perché il futuro sia veramente roseo è necessario che la città implementi le proprie strutture ricettive. Alla fine è stato questo il messaggio che i relatori del workshop hanno indirizzato direttamente all’amministrazione pubblica. «A mio giudizio – è la riflessione che il presidente dell’Authority, Giuliano Gallanti, ha consegnato alla platea – enti pubblici e soggetti privati devono cominciare a lavorare in sinergia e a dialogare veramente. Le attività di refitting svolte dalla Lusben creano un indotto che non può essere sottovalutato. Livorno deve tornare ad acquisire un ruolo strategico. La carenza di ospitalità va colmata rapidamente».

Come colmare il gap? Ad offrire una vita percorribile a chiusura del convegno è stato il dirigente dell’Authority, Gabriele Gargiulo: «Vorrei usare questo workshop per fare una proposta: come Autorità Portuale siamo disponibili ad aprire un tavolo di lavoro con il Comune di Livorno e la Lusben, al fine di esaminare e risolvere le criticità che ancora oggi impediscono a questo settore di svilupparsi pienamente. Non perdiamo altro tempo, la città ha bisogno di risposte».