Antitrust: “Su autonomia finanziaria dei portici sono criticità”

ROMA – L’Autorità garante della concorrenza e del mercato solleva alcune “criticità concorrenziali” sottostanti il criterio sull’Autonomia finanziaria delle autorità portuali e finanziamento della realizzazione di opere nei porti e auspica che, “anche in prospettiva di una riforma complessiva del sistema portuale, venga prevista una modifica normativa e regolamentare”.

Lo si legge in una segnalazione indirizzata al Parlamento e ai Ministeri delle infrastrutture e dell’economia, contenuta nel Bollettino settimanale. Il riferimento è all’articolo 18 bis della legge sui porti (n.84/1994), attuato dal decreto interministeriale del 28 febbraio 2014, con cui veniva istituito un fondo per il finanziamento degli interventi di adeguamento dei porti alimentato su base annua, in misura pari all’1% dell’Iva dovuta sull’importazione delle merci introdotte nel territorio nazionale attraverso ciascun porto, nei limiti di 90 milioni di euro annui.

In attuazione di questa legge, il decreto interministeriale attribuisce a ciascun porto l’80% della quota dell’Iva, ripartendo il restante 20% tra i porti. L’Antitrust sostiene che questo criterio di ripartizione “appare in contrasto con i principi posti a tutela della concorrenza e del mercato, in quanto inidoneo a quantificare equamente il reale flusso dei traffici portuali e, conseguentemente, inadatto a verificare l’effettivo utilizzo delle infrastrutture e le connesse esigenze di ammodernamento di ciascun porto”.

L’auspicio dell’Authority è quindi di una modifica “volta all’introduzione di un criterio di ripartizione di fondi ministeriali per la realizzazione e/o riqualificazione di infrastrutture portuali che si basi non già esclusivamente sull’Iva, ma anche su altre variabili relative all’effettiva incidenza del traffico complessivo di ciascun porto rispetto al traffico dell’intera portualità nazionale e alla sua evoluzione nel corso del tempo”.