Monitoraggio della CO2

Sembra che il problema più importante per superare la crisi economica ed occupazionale che attanaglia l’intero Occidente sia il monitorare la CO2 emessa nell’atmosfera dalle navi. L’Europa promuove Università con progetti mirati per la rilevazione di tali particelle sospese in aria delle città portuali ad alto tasso di traffico portuale. Uno fra questi è quello INTERREG “Grecia-Italia 20072013”, con un budget di 816.250 euro ed una durata di 24 mesi e finanziato dall’UE-Fondo Europeo per lo Sviluppo Regionale e dai Fondi Nazionali di Grecia e Italia,  per la rilevazione di elementi inquinanti nell’aria che sovrasta i porti di Patrasso e Brindisi; (vada per il traffico di Patrasso e di Brindisi quale?).

Il progetto ha l’obiettivo di definire il contributo delle varie fonti di emissione che incidono sull’inquinamento atmosferico delle città portuali e di collegare i risultati scientifici ad azioni integrate e proposte per lo sviluppo sostenibile urbano nel Mediterraneo. Nell’incontro dell’altro giorno a Bari sono stati presentati i risultati del monitoraggio condotto tra giugno ed ottobre 2012 nello scalo pugliese prendendo in considerazione le condizioni meteoclimatiche e valutando il contributo delle varie attività quali il traffico e la manovra delle navi nel porto ed il traffico veicolare connesso al carico/scarico delle navi.

Sull’altro versante, quello dell’Europa che conta, è passata in Commissione la proposta per il monitoraggio della CO2 emessa da navi destando considerazioni non del tutto favorevoli soprattutto da parte degli armatori. Infatti, il segretario generale della Associazione armatori della Comunità europea (ECSA), Patrick Verhoeven, ha espresso riserve circa la proposta della CE di istituire, a partire dall’anno 2018, un sistema di monitoraggio delle emissioni di CO2 prodotte dalle navi. Anche se l’ECSA ha accolto questa iniziativa, pubblicata a fine giugno, ad una attenta analisi non si comprende su quali basi scientifiche siano stati analizzati i dati e con quali criteri si propongono delle misure; qualsiasi norma obbligatoria in questo settore deve essere valutata, concordata e passata per l’Organizzazione Marittima Internazionale.

L’ ECSA ha anche espresso preoccupazione per come le compagnie di navigazione saranno influenzate dalla pubblicazione di “informazioni commerciali sensibili” sulle emissioni dei loro navi. “I risultati portano a qualificare navi esistenti, utilizzando diverse variabili, che porteranno ad un confronto sleale e a delle distorsioni del mercato, come già avviene oggi, con l’utilizzo di sistemi di classificazione di talune navi non autorizzate”- ha sottolineato Patrick Verhoeven-. In più, tale proposta della Commissione, risulta sproporzionata rispetto all’intero insieme di navi che navigano in virtù di accordi sul commercio dei diritti di emissione, anche se si tratta solo di un progetto pilota con il solo scopo di raccogliere dati.

Infine, Verhoeven ha detto che “la proposta di regolamento da parte della CE può contribuire solo ad un sistema di monitoraggio, rendicontazione e verifica a livello globale armonizzato, se questo si adatta alle caratteristiche specifiche del settore dei trasporti marittimi.” A patto, però,  che i dati siano utilizzati con efficienza e con una certa flessibilità.

 

Abele Carruezzo