Porti e marinas: safety è optional?

La “sicurezza” nei nostri porti turistici non è sempre garantita: le procedure per issare barche a terra o per vararle a mare avvengono ai limiti del consentito marinaresco da rispettare. Per alcuni imprenditori privati che gestiscono molti porticcioli la “maritime safety” non fa parte del loro bagaglio culturale, a tal punto che qualche incidente accade solo per distrazione e non per procedure nautiche errate; senza tener conto che “port of leisure” non significa “leisure accident”.

Ultimamente, in giro per i porticcioli pugliesi, per motivi di lavoro, è stato facile notare che alcune procedure nautiche riguardo la maggior parte dei servizi tecnici rivolte alla imbarcazione sono superficiali e poco professionali: ci riferiamo all’assistenza arrivo/partenza dell’imbarcazione; point/inform portuale; servizi di ristorazione/alberghiero; assistenza equipaggi; assistenza turistica; smaltimento rifiuti e  port secutiry; senza considerare il fatto che molti porticcioli sono privi della figura tecnica del direttore di marina, l’unica capace a valutare il “rischio” delle operazioni nautiche. Sappiamo che il minimo dei servizi vanno garantiti; ne cito il più comune, il servizio di ormeggio viene erogato per la maggior parte dei porticcioli secondo gli orari del marina e non per arrivo dell’imbarcazione, specie se capita in orari “terrestri”.

A volte si vede effettuare dei lavori sulle banchine e sui pontili senza garanzia di sicurezza ed noto a tutti il divieto; come pure si vede il diportista della domenica effettuare lavaggi alle imbarcazioni e a natanti di amici usando anche detersivi. Passando alla sicurezza della navigazione, la maggior parte dei porticcioli pugliesi non hanno definito le disposizioni particolari di manovra per l’entrata/uscita del porto, fermo restando le norme per evitare gli abbordi in mare e disposizioni generali della Capitaneria di Porto; mi riferisco soprattutto alla velocità minima di manovra; come pure si nota una carenza nelle segnalazioni di sicurezza diurni e notturni. Altre realtà italiane hanno già provveduto! Sperando nel comprendere che il costo della “sicurezza” va capitalizzato, buon viento en popa a toda vela!

 

Abele Carruezzo