La Adrian Darya 1 disattiva il proprio sistema di localizzazione

La petroliera Adrian Darya da ieri sera ha spento il proprio sistema automatico d’identificazione (AIS) della propria posizione. Fino alle 17.00 ore italiane di ieri la nave si trovava al largo delle coste libiche, in stato “for order”, e navigava lentamente con rotta verso il porto siriano di Tartus.

Tutto lascia pensare che ci si appresta ad allibare su altre piccole navi la parte di greggio necessaria per poter attraversare lo Stretto di Suez. Il Libano per tutto ieri era interessato alla vicenda, perché la nave navigava a bassa velocità in prossimità delle coste libanesi; ed anche perché gli armatori della petroliera iraniana avevano sostenuto di aver venduto parte del greggio trasportato a una società libanese. Fonti governative libanesi negano tutto, dichiarando di non essere a conoscenza di operazioni di sbarco del greggio in porti del Libano.

La vicenda è monitorata continuamente dal governo statunitense; dallo scorso 19 agosto Trump aveva firmato il mandato di confisca della petroliera iraniana in cui era denunciata l’effettiva violazione delle sanzioni europee per via del legame della nave con le Guardie della Rivoluzione Islamica, ritenuta dagli americani organizzazione terroristica. Intanto, in queste ultimi ore, la petroliera Adrian Darya 1 è divenuta motivo di tensione inasprendo la crisi tra Iran e Stati Uniti compresa l’Ue e l’UK. In questo quadro, l’Iran ha ripreso l’arricchimento dell’uranio oltre i limiti consentiti dall’accordo sul nucleare del 2015.

Il Joint Comprehensive Plan of Action (JCPOA) è un accordo firmato il 14 luglio 2015 da Iran, Germania ed i 5 membri permanenti del Consiglio di sicurezza dell’Onu, (Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia, Russia e Cina), con cui si prevede la sospensione di tutte le sanzioni nucleari imposte precedentemente contro l’Iran dall’Unione Europea, dall’Onu e dagli USA, in cambio della limitazione delle attività nucleari da parte del Paese mediorientale. Ieri, 2 settembre, una delegazione iraniana è giunta a Parigi per incontrare Emmanuel Macron; mentre, nelle ore in cui la nave cambiava posizione, il ministro degli Esteri iraniano Javal Zarif volava a Mosca per un incontro con la controparte russa.

A Parigi è stata pattuita una linea di credito di 15 miliardi di dollari (cifra pari alla metà delle entrate che l’Iran guadagna dalle vendite di petrolio in un anno) da parte francese in cambio di mantenere gli impegni iraniani relativi all’accordo sul nucleare del 2015. In questo modo, la Francia è disposta a contribuire nel mitigare le conseguenze negative per l’economia iraniana dovute alle sanzioni. Si permetterebbe a Teheran di ricevere “valuta forte”, poiché il ricavato delle vendite di petrolio è congelato nelle banche di tutto il mondo. A questo punto la risoluzione della crisi è legata a quest’ultima iniziativa francese.

Abele Carruezzo