Quadrilatero delle ZES e la diagonale Napoli Taranto Brindisi

Roma. A parte la strategia geometrica di un quadrilatero che regolare non è, vedremo se l’Italia avrà il coraggio di attuare una programmazione infrastrutturale dei sistemi portuali che possa intercettare i finanziamenti del ‘Recovery Fund’. In questi momenti di emergenza sanitaria che si è trasformata in emergenza economico sociale – più sanitaria al nord e più economica/sociale al sud – occorrono tutti gli strumenti strategici per pensare ‘positivo’ e cercare di superare questa crisi, unica dal dopoguerra ad oggi. L’altro giorno, il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha ricevuto al Quirinale il presidente dell’Associazione per lo Sviluppo dell’Industria nel Mezzogiorno (SVIMEZ), Adriano Giannola, con il Vice Presidente, Filippo Patroni Griffi, e il Direttore, Luca Bianchi, che gli ha presentato il Rapporto Svimez 2020: “L’economia e la società del Mezzogiorno”.

Il presidente Giannola, ha sottolineato che il Mezzogiorno continentale forma un quadrilatero  che individua  i quattro sistemi portuali Bari, Taranto, Napoli e Gioia Tauro con le relative aree ZES. “Se si mettono in moto questi 4 motori – ha detto Giannola – collegandoli all’agricoltura e governando le aree di retro porto si aiuta il Paese a crescere – ed ha concluso – che c’è bisogno di burocrazia zero e zone doganali intercluse. Non servono investimenti ma occorre renderle attrattive.”. Non credo che sia solo una ‘strategia’, ma un nuovo modo di pensare e di collaborare affinché si possano ripristinare le attività di un’area vasta come quella del Mezzogiorno. Per questo, credo che Brindisi non sarà relativizzata – come si afferma sempre sui social – ma, appartenendo a un sistema portuale, avrà la sua ‘diagonale’ di sviluppo.

Infatti, Brindisi non occorra che dimostri, ancora una volta, che il suo porto e la sua area vasta di retroportualità sono e saranno strategici per incrementare lo sviluppo di un post-industriale green, soprattutto nei settori energetico, chimico, aeronautico e farmaceutico e i suoi relativi insediamenti indotti. Garante di tutto questo sarà il presidente dell’AdSP del Mare Adriatico Meridionale, prof Ugo Patroni Griffi, come ebbe a dire in sede di Osservatorio economico sulle Zes e sulle iniziative di sviluppo delle aree portuali: “occorre avere una prospettiva mediterranea per quanto riguarda la logistica, le energie rinnovabili, la rigenerazione urbana e ambientale, l’agroalimentare e agroindustria e non aver paura di una new politica industriale se si vuole uscire dagli steccati regionali delle politiche di coesione.”. Il porto di Brindisi – con la diagonale del quadrilatero e con la sua peculiarità di essere polifunzionale – sicuramente parteciperà a questo ‘rinascimento industriale’.

Tutti gli operatori marittimi e i portatori d’interesse di uno sviluppo di quest’area vasta ‘salentina’ sapranno redigere la propria parte e se gli Enti territoriali sapranno cogliere queste nuove tendenze. Una promozione territoriale che sappia rivitalizzare il perimetro logistico adriatico-ionico-tirrenico, cercando di favorire nuovi insediamenti industriali e anche favorire la pratica del re-shoring aziendale. Come? Agevolare il re-shoring potrebbe rappresentare per il nostro Paese, soprattutto per il Mezzogiorno, una grande opportunità, perché ci consentirebbe di riportare in Italia aziende e stabilimenti produttivi localizzati in paesi europei ed extra europei dove i costi di produzione erano molto inferiori a quelli nazionali. E allora perché non offrire alcune agevolazioni mirate di tipo fiscale, contributivo e di supporto all’individuazione e localizzazione degli stabilimenti produttivi, senza dimenticare l’antico progetto (anni ‘75/’80) del Distripark nel retro porto di Brindisi?

Abele Carruezzo