Penso che un giorno…., ma la portualità non è un ‘sogno’

Brindisi. Dopo due anni e mezzo, l’Amministrazione del Comune di Brindisi si accorge di avere banchine utili per l’ormeggio dei traghetti nel porto interno! Di quali banchine si parla? Di quali traghetti si sta parlando? Quelli di ultima generazione o altro?

Qualche traghetto (di ieri è stato ivi ormeggiato e ancora ormeggia) come pure yacht e qualche nave da crociera; l’Autorità Marittima non ha mai negato l’attracco a tali banchine, sempre nel rispetto della sicurezza portuale, anche se le moderne navi ro-ro, avendo dimensioni e capacità di carico tali, da non consentire di operare in sicurezza in quelle acque. E ancora non si comprende di quale porto interno si parla, viste molte servitù militari in atto, sia a levante e sia a ponente.

“I grandi personaggi sono simili ai grossi volumi che si trovano in biblioteca; più in alto stanno, purtroppo, meno servono alla consultazione quotidiana!”

La riflessione è stata proposta da un amico che comprende benissimo la politica odierna, ma non si fida della ‘complessità’ proposta dai nuovi assessori che ‘pontificano’ in giunta senza risolvere i problemi necessari alla città.

Parlare di ‘portualità’ oggi non serve invocare traffici che non esistono e non si può confondere una semplice chiamata portuale con una linea passeggeri o di yacht in stazionamento. E’ vero che per un avvocato non basta conoscere il Codice della Navigazione per diventare un vero ‘marittimista’; come pure non è vero che una laurea in ingegneria e/o architettura ti possa, da sola, abilitare a esperto di ’economia marittima’.

In questi giorni, a Brindisi e sulle banchine del suo porto, si stanno verificando nuovi pensieri e programmi sul futuro portuale, confliggenti tra loro, e che sicuramente non fanno bene alla città-porto. Accuse reciproche tra l’Assessorato all’urbanistica del Comune con la presidenza della Commissione bilancio/finanze/programmazione della Regione Puglia, e con l’AdSPMAM di non facile comprensione, ma di certo deleterie per lo sviluppo della Città di Brindisi.

Tempo addietro, scrissi che “una città che non programma e che non decide è una città votata al declino”. Ora ci troviamo con un DPP (Documento Preliminare Programmatico pro Piano Urbanistico Generale) – proposto dal Comune di Brindisi – in contrapposizione con una programmazione già avanzata dell’AdSPMAM (Conflitto in essere tra Stato /Comune).

Un documento che non analizza lo shipping e il processo dei trasporti marittimi in area mediterranea e del far East; un documento che non è strumento promotore della ’città di mare’; anzi ha tutta la presunzione di ritornare al passato invocando lo sviluppo della ‘città di pietra’ … con tutte le basole da rifare! Ancora una volta si dimostra di non conoscere la filiera trasportistica di una nave ro-ro e ro-pax, come la sua struttura operativa, in continua evoluzione, le sue manovre in porto, l’ormeggio e soprattutto le operazioni di carico/scarico da eseguire in sicurezza.

Come pure nel DPP si parla di navi da crociera. Abbiamo sempre detto che non è il transito del Canale Pigonati a preoccupare i Comandanti, ma lo specchio acqueo interno che è ristretto per queste navi (lunghezza superiore ai 280 metri) per manovrare ed evoluire in sicurezza, senza mettere in pericolo banchine a filo di … passeggiata, anche con tutti i rimorchiatori da impiegare; e comunque, se si entra nel porto interno e se dopo le ore di sosta le condimeteomarine cambiano si rischia di rimanere a Brindisi. Detto così sembra che il tutto sia colpa della Natura per non aver realizzato banchine adeguate, fondali giusti e servizi per una vera promozione del porto di Brindisi.


Anche sul fronte crocieristico si hanno le idee confuse. Sappiamo tutti che il prodotto turistico ‘crociera’ – acquistato dai clienti di una compagnia armatoriale – comprende una serie di servizi erogati sia a bordo della nave, durante la navigazione, sia a terra (nelle fasi imbarco/sbarco) e soprattutto nell’offerta turistica di una città di mare (culturale, artistica, enogastronomica ecc.). Gli attori principali sono la città e il suo porto, le compagnie di navigazione e le escursioni nell’entroterra della regione costiera del porto scalato.

Alla compagnia di crociera spetta il controllo della qualità dei servizi erogati; all’AdSP spetta fornire supporto logistico: assistenza passeggeri ed equipaggio, procedure imbarco/sbarco e/o transito, procedure tecniche di pilotaggio, rimorchio, ormeggio, attracco e servizi ausiliari alla nave; il porto garantisce sicurezza all’interfaccia nave-territorio (safety e security). Di fatto, l’AdSP rappresenta un territorio: il porto può essere inteso sia come punto d’accesso a un’area (città) attraente turisticamente, essendo call di un itinerario, e sia cone area strategica spendibile ai fini turistici, avendo la capacità di convogliare flussi di una futura domanda.

E’ chiaro che uno specifico porto dovrà garantire la facilità d’accesso, presenza adeguata di strutture, spazi e banchine, collegamenti tra terminal logistici e di trasporto (aeroporto, stazione ferroviaria), rispetto norme di sicurezza, politica tariffaria. Importante è anche la capacità della struttura – posizione geografica – a convogliare importanti flussi di domanda a rendere attrattiva la destinazione, l’appeal di una città partecipata. Si possono fare altri esempi con riferimento al trasporto di flussi merceologici e sulle aree di fresca istituzione delle Zes.
E alla Città quali impegni spettano? Quelli di affermare solo e retoricamente le parole di contrasto a qualunque insediamento post industriale, salvo ripensamenti? La ‘tuttologia’ non è di questo mondo e certo non è solo della ‘sinistra’!

Ricordiamo quello che diceva il movimento del Sindaco a proposito di ulteriori insediamenti industriali: “Siamo contrari a impianti di incenerimento dei rifiuti, sia civili che industriali, e alla proposta di A2A di realizzare nel sito di Costa Morena un impianto di compostaggio. Tale sito deve invece essere utilizzato per lo sviluppo delle attività portuali e retroportuali, e della istituenda ZES (Zona Economica Speciale).”.

Gli operatori marittimo/portuali di Brindisi sono fermamente contrari a quanto si afferma nel DPP dell’assessorato all’Urbanistica. Per la prima volta interviene anche la Raccomar Puglia, con il presidente Marcello Gorgoni: “… la categoria non condivide l’operato dell’Assessore”. Il porto di Brindisi non è paragonabile a quello di Monopoli o di Barletta sia per fondali e sia per capacità operativa delle funzioni di polivalenza trasportistica.

“I traffici marittimi sono molto dinamici e non possono attendere i lunghi tempi della burocrazia e i continui scontri politici. Pertanto è necessario che si lavori tutti insieme per il bene comune, afferma il presidente Marcello Gorgoni, spingendo tutti nella stessa direzione su obiettivi condivisi. Diversamente la scelta politica di “non scegliere” limiterà fortemente le prospettive future del porto e della città di Brindisi.”


Anche Fedespedi Brindisi, presidente Adriano Guadalupi, si dichiara contraria al DPP del Comune di Brindisi: “L’assessore non conosce l’ordinanza della Capitaneria di Porto di Brindisi, che vieta l’ormeggio nel porto interno a navi, lunghe oltre 130 metri, per motivi di sicurezza portuale.”.

Comunque, Guadalupi si dichiara favorevole a qualunque iniziativa, sia dell’assessorato all’urbanistica e sia a quello del turismo, nel promuovere lo scalo pugliese alle navi di lusso con lunghezza inferiore ai 130 metri; basta trovarle! Anche Teo Titi, presidente degli Operatori Portuali Salentini (OPS) con un comunicato contrasta l’operato dell’amministrazione comunale. “ … si continua a entrare nel merito delle necessità portuali senza aver avuto l’accortezza di approfondire le questioni …” E ancora. “ Che le doti naturali del porto non possono bastare se non accompagnate da investimenti infrastrutturali, se il porto dovrà svolgere la sua funzione di motore e volano economico.”.


E allora sempre la stessa riflessione: Chi forma un territorio, il Popolo o una Giunta comunale, un Sindaco, o un Assessore? Sicuramente il Popolo e non altri, anche se sono rappresentanti di parte politicamente relativa! Tali decisioni servono? A chi? E soprattutto queste posizioni non concordate che non generano sviluppo chi le pagherà? Servono ai cittadini di oggi o a quelli di domani? Perché la prassi politica considera il cittadino elemento da educare, da informare, da istruire e da convincere che certi progetti sono importanti allo sviluppo del territorio?

Abele Carruezzo