Le rotte energetiche sono sicure?

Quali possono essere i pericoli che corre una nave durante la sua traversata in mare? Il tragitto, la rotta seguita da una nave, dalla partenza all’arrivo, è noto con largo anticipo e certificato da tutti i documenti a disposizione delle varie agenzie raccomandatarie dislocate in  tutti i porti che la nave toccherà durante il suo viaggio.

Perciò è impossibile per una nave deviare dalla sua rotta in caso di attacco terroristico. Dal rapporto americano sulla sicurezza marittima del GAO (Government Accountability Office), relativo al trasporto energetico di navi, lungo le rotte tradizionali, si evince la raccomandazione alle Istituzioni americane per mettere in atto un piano per far fronte ad ipotetici attacchi terroristici e/o disastro naturale lungo le loro coste, soprattutto con particolare riferimento agli impianti di rigassificazione di LNG.

Sono state catalogate quattro tipologie di minacce: un attacco suicida (utilizzando imbarcazioni cariche di esplosivo), un attacco a distanza (stand off attack), un attacco mediante abbordaggio ed, infine, un attacco interno portato a termine da persone imbarcate a bordo della nave stessa.

In caso di un attacco ipotetico ad una petroliera, per esempio, il danno maggiore è quello ambientale, mentre per le gasiere, queste possono prendere fuoco o esplodere, con un impatto ambientale ridotto. Dal rapporto americano del GAO sui possibili attacchi a navi, nei prossimi anni fino al 2015, sono stati estrapolati (simulati) degli scenari probabili di attacchi terroristici a petroliere.

Un attacco ad una petroliera ha più probabilità di verificarsi in sei particolari stretti/canali: Hormuz, Malacca, Suez, Bosforo, Bab el Mandeb e Panama; in questi tratti di mare la probabilità aumenta, poiché le navi sono costretti a diminuire la loro velocità.  Un attacco ad una nave che trasporta carico energetico avrebbe, secondo il rapporto, conseguenze gravi sul piano della sicurezza pubblica e dell’ambiente, oltre a ripercussioni di natura economica che potrebbero portare a rialzi dei prezzi per il timore di nuovi attacchi.

Nel rapporto-studio  vengono esaminati tre casi. Il primo scenario riguarda la chiusura dello Stretto di Hormuz, attraverso cui transita il 17% dell’import energetico americano. Vi sono poche alternative per far transitare questi carichi dal Golfo e le riserve strategiche americane non sarebbero in grado di compensare la perdita se lo Stretto restasse chiuso per un periodo di tempo prolungato.

Il secondo caso riguarda il terminal LNG di Everett vicino a Boston. Danni a questo impianto si ripercuoterebbero in tutto il paese causando un repentino aumento dei prezzi del gas. Il terzo scenario preso in considerazione riguarda il terminal petrolifero di Loop in Messico, dal quale proviene il 50% dei prodotti petroliferi raffinati americani. Un attacco avrebbe come conseguenza per gli USA il ricorso immediato alle riserve strategiche.

La richiesta/sollecito del GAO alle autorità americane è di prendere misure immediate per far fronte a questi pericoli, destinando maggiori risorse alla Guardia Costiera. Viene sottolineata, inoltre, la necessità di un coordinamento nazionale da affidarsi all’FBI. E l’Europa? E l’Italia?

Abele Carruezzo