EMSA: aggiornamento sul potenziale dei biocarburanti per la navigazione

Lisbona. L’altro giorno, 06.ottobre.2022, l’EMSA (Agenzia Europea sulla Sicurezza Marittima) ha pubblicato l’aggiornamento sul potenziale dei biocarburanti utilizzati per la navigazione.

Nella nota di presentazione degli aggiornamenti si legge che tra l’ampio spettro di tecnologie e percorsi di soluzioni di carburante disponibili per progettisti, costruttori, armatori e operatori navali, i biocarburanti offrono potenzialmente alternative ai combustibili marini a medio e lungo termine che possono entrare nel mercato in tempi relativamente brevi.

I biocarburanti offrono anche il potenziale, se i criteri di sostenibilità sono soddisfatti, per ridurre la produzione di carbonio rispetto ai tradizionali combustibili fossili a base di carbonio.

Il Green Deal europeo e il Climate Target Plan 2030 – è noto – mirano a ridurre i gas serra (GHG) emissioni di almeno il 55% entro il 2030, rispetto al 1990, e raggiungere la neutralità climatica nel 2050.

Tutti i settori dovrebbero contribuire a questo obiettivo, compreso il trasporto marittimo. A livello globale, la strategia iniziale dell’Organizzazione Marittima Internazionale (IMO), sulla riduzione delle emissioni di gas a effetto serra da navi, mira, tra l’altro, a ridurre i gas serra globali provenienti dal trasporto marittimo di almeno il 50% nel 2050, rispetto al 2008, e riconosce che ‘l’introduzione globale di combustibili alternativi e/o fonti di energia per trasporti internazionali’, di lungo corso, è necessario per raggiungere questi obiettivi strategici.

L’IEA, Agenzia Internazionale dell’Energia, definisce i biocarburanti drop-in come ‘bioidrocarburi liquidi che sono funzionalmente equivalenti a combustibili petroliferi e sono pienamente compatibili con le infrastrutture petrolifere esistenti’. In questa definizione, ‘infrastruttura’ si riferisce sia alla distribuzione e raffinazione del petrolio, sia alle specifiche del carburante applicabili, ovvero per l’utilizzo di questi combustibili nei motori.

Mentre la definizione di carburanti drop-in utilizzata, nel rapporto EMSA, è: ‘Combustibili che possono essere utilizzati come combustibile alternativi ai tradizionali combustibili idrocarburici raffinati dal petrolio senza sostanziali modifiche al motore, serbatoi di carburante, pompe del carburante e l’intero sistema di alimentazione del carburante.

Secondo la Convezione MARPOL Allegato V I, Regola 2, per ‘olio combustibile’ – fuel oil – si intende qualsiasi combustibile consegnato e destinato alla combustione con scopi per la propulsione o il funzionamento a bordo di una nave, compresi gas, distillati e combustibili residui. Il rapporto EMSA adotta una definizione più ristretta di olio combustibile, ovvero tutti i combustibili derivati dal petrolio che sono liquidi a temperatura ambiente e pressione atmosferica. Esempi sono HFO, Intermediate Fuel Oil (IFO), VLSFO, Ultra Low Sulphur Fuel Oil (ULSFO), Marine Gas Oil (MGO), Marine Diesel Oil (MDO) e altri distillati.

I biocarburanti sono prodotti da materie prime rinnovabili e contengono zolfo molto basso o nullo. Hanno il potenziale per ridurre le emissioni di gas serra del ciclo di vita del settore marittimo e, allo stesso tempo, soddisfare i requisiti del settore per le emissioni di zolfo. In assenza di zolfo, i biocarburanti emettono livelli molto bassi di particolato durante la loro combustione. A causa dei loro benefici ambientali, i biocarburanti sostenibili sono considerati combustibili marini che potrebbero decarbonizzare il settore marittimo.

Sebbene l’uso attuale di biocarburanti nelle applicazioni per motori marini sia molto limitato (dati IMO 2020 – DCS indicano che il 99,91% del consumo di carburante marino è dovuto a combustibili convenzionali a base di carbonio), esiste un potenziale significativo per i biocarburanti di catturare un quota maggiore del consumo totale di carburante marittimo e sostenere le ambizioni di riduzione dei gas serra dell’UE e dell’IMO per l’industria marittima.

I recenti sviluppi normativi nell’UE che riguardano le emissioni di gas a effetto serra e l’aspetto del ciclo di vita dei combustibili forniscono un paniere di misure in linea con gli obiettivi climatici che potrebbero accelerarne l’adozione.

Le caratteristiche ‘drop-in’ dei biocarburanti, ovvero la possibilità di sostituire gli idrocarburi convenzionali di raffinazione del petrolio senza sostanziali modifiche (e in alcuni casi senza alcuna modifica) a motori, serbatoi, pompe o sistemi di alimentazione, possono offrire un immediato, soluzione attraente ed economica, per la flotta esistente.

L’aggiornamento, dell’altro giorno, è relativo al precedente studio sviluppato dall’EMSA sui biocarburanti, che esamina l’intera gamma di biocarburanti, sia liquidi che gassosi, dal punto di vista dell’attuale capacità di produzione, delle infrastrutture di stoccaggio e distribuzione e delle tecnologie di generazione di energia; presenta anche analisi tecnico-economiche e include studi di casi basati sul rischio per valutarne il potenziale per il settore marittimo.

Inoltre, lo studio identifica chiaramente i vantaggi chiave nell’uso dei biocarburanti nel trasporto marittimo e le restanti sfide, lacune tecnologiche e normative che limitano l’applicazione immediata.

Abele Carruezzo