La lenta ripresa dell’euro può mascherare il riavvio economico dell’eurozona

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Bruxelles. Dopo gli anni della pandemia, i mercati sperano di ritrovare i profitti degli anni passati.
Sono stati tre anni di sconvolgimento economico globale, e la zona euro forse non vuole ritrovarsi in quell’ambito di anni tristi e blackdown.
Gli esperti del mercato globale si stanno ponendo domande di difficile risposte: quanto dureranno i cambiamenti apportati dal Covid-19? E lo shock energetico composto che ha seguito l’invasione russa dell’Ucraina come agirà sul comportamento economico, la crescita e l’inflazione in tutto il mondo?

Si prevedono due campi di risposte:

Il primo si ipotizza un eventuale ritorno con una crescita lenta; l’ altro delinea un mondo instabile di maggiore inflazione, costi di prestito e riallineamento “geo-economico”.
I responsabili politici sono ancora alle prese con il relativo picco di inflazione e le montagne di debito realizzate, per cui sostengono che è troppo presto per vedere un orizzonte futuro.
Intanto, l’aggiornamento della Banca Mondiale di questa settimana ha descritto l’economia globale come ancora “zoppicante” da tre anni di shock e con le sue prospettive ancora “precarie”.
Si parla di una possibile fine di un’era di “politiche di soppressione della volatilità”, lasciando i mercati a un periodo di “accresciuta volatilità” e scosse di assestamento.

Eppure, agenzie do broker affermano che ci sono segni sparsi che il mondo pre-pandemia stia riemergendo mentre i prezzi dell’energia e l’inflazione diminuiscono gradualmente, la carenza di lavoratori si attenua e i viaggi
Il quadro in Europa – in prima linea nel conflitto ucraino e costretto a un ripensamento del gas naturale tra i tagli del gasdotto della Russia – è stato ancora più difficile da analizzare.
Il consenso sul ciclo economico della zona euro è cambiato due volte in soli sei mesi: dall’angoscia di recessione al sollievo e viceversa.
E ora, suggerendo un ritorno più sgradito alle tendenze pre-2020, anche gli ultimi numeri economici stanno iniziando a registrare di nuovo delusione e sotto performance.

Sono riemersi dubbi di lunga data sul posto dell’Europa in un mondo potenzialmente in via di deglobulizzazione, con un debito elevato e una forza lavoro che invecchia. A ciò si aggiungono i timori per la competitività del suo settore mentre la Cina sale la catena del valore e compete, mentre l’Europa è ancora in ritardo rispetto all’economia digitale statunitense ora alimentata dall’intelligenza artificiale e fatica a mantenere l’accesso alle costose importazioni di materie prime.
Ma c’è una visione più positiva! Quel riff su come il fulmine pandemico possa aver scosso la zona dal suo torpore impone a tutta la Ue un nuovo piano di resilienza con una ripresa economica adeguata.

Abele Carruezzo