Diporto nautico: quale barca?

Che il settore della sicurezza da anni abbia coinvolto il comparto della nautica da diporto è risaputo; ma sul fatto che abbia coinvolto e sta coinvolgendo il design nel diporto nautico pochi riescono a fare le dovute riflessioni, soprattutto quando si è in preda all’ansia di comprare una barca.

Cioè, il “mi faccio una barca”, oggi non è facile, se poi dovrò navigare in acque di mare che, per la maggior parte dell’anno, non sono “calme”, come quelle di un lago. Non tutte le barche sono “barche”; e la maggior parte di esse non sono barche per navigare. Qui i cantieri della nautica da diporto sono responsabili di comunicazioni pubblicitarie, a volte “non etiche”, nei confronti di chi desidera comprare una barca, profano del tutto di un “sapere” nautico, divenuto tecnologicamente complesso.

Progettare e costruire una imbarcazione da diporto oggi, non è  solo un problema di “maestro d’ascia” o di esperto in materiali in fibre di carbonio. Anzitutto, è un problema di compatibilità ambientale del progetto nelle varie fasi di realizzazione, utilizzo della barca e soprattutto di smaltimento della stessa a fine vita.

Questo è ciò che si definisce un cantiere, al passo con i tempi e rispettoso della legislazione attuale nazionale ed europea. Poi, si passa agli aspetti economici ed ecologici che ne determinano le prestazioni dell’imbarcazione: galleggiante, con attitudine alla navigazione, dotato di forme essenziali  per contenere motori e servizi, ed essere stabile in rotta, e per realizzare spostamenti su itinerari voluti, a velocità desiderate e soprattutto in sicurezza.

Infatti, l’altro passo che il cantiere è tenuto a compiere, in base alle normative internazionali, è quello relativo alla determinazione dei parametri di sicurezza passiva ed attiva, in merito ai “sinistri” marittimi più gravi. Gli ulteriori passi per un progetto di una imbarcazione, riguardano il diportista, romantico, marinaro, appassionato che sia: gli aspetti delle prestazioni marinare della barca in funzione del suo reale utilizzo, e la declinazione degli aspetti estetici con rapporti funzionali della barca (urbanistica di bordo, barca da sole, da pesca, da turismo, ecc.).

Giusto per ricordare qualche tendenza: negli ultimi anni, si va uniformando (fra i cantieri di nautica da diporto) una tendenza a superare il mito della velocità, per salvaguardare la proprietà, il benessere, e la salute a bordo delle persone imbarcate. +

Altro passaggio di tendenze è quello relativo agli interni di una imbarcazione: da prettamente “navy”,  si è passati ad un “barocco nautico”, ed oggi, si parla di un  minimalismo essenziale che ancora alcuni cantieri non hanno ben equilibrato, costruendo delle vere e proprie “pantofole” galleggianti. Il problema è cambiato: costruire una barca è un business.

Perché prima chi costruiva barche, “sapeva” di mare, navigava per mare, sapeva ed andava a vela; oggi è un computer con software come quelli delle auto, tutte uguali, per lo stesso utente e con la stessa durata ma la maggior parte di queste barche non sono barche per navigare, e la “sicurezza” è spinta al minimo.

Abele Carruezzo

Foto: Simone Rella