Un Nobel per la Cultura Marinaresca: Franco Mosino al Convegno del Circolo Nautico Sopo

Prestigioso il relatore ospite questa settimana al Convegno di Cultura Marinaresca promosso dal Circolo Nautico Sopo di Reggio Calabria, si tratta infatti del noto filologo Franco Mosino, uno tra i maggiori uomini di cultura del Meridione, giunto agli onori della candidatura al Premio Nobel per la letteratura.

Tema dell’incontro, tenutosi come sempre nella città di Villa San Giovanni presso la sala conferenze del Museo di storia naturale, sono state le tesi di Mosino che vogliono l’Iliade e soprattutto l’Odissea come poemi epici scritti da un poeta della riva calabrese dello Stretto, il tutto supportato da una serie di scritture verticali, sistematicamente presenti nel testo originale greco e provato da alcune coincidenze storico culturali, riscontrabili in aspetti quotidiani delle tradizioni marinaresche tipiche del reggino.

«Omero è un’invenzione, secondo me non è mai esistito, sono convinto di averne le prove certe per quanto riguarda l’Odissea, mentre per l’Iliade nutro seri dubbi sulla veridicità dell’autore – spiega Mosino – I greci, grazie ai loro rapporti commerciali col Medio Oriente e l’Asia, hanno conosciuto la civiltà cinese e le sue tecniche di scrittura verticale. Usavano questo tipo di scrittura per apporre la firma all’interno dei loro testi. Leggendo l’ultimo canto dell’Odissea troviamo infatti un acrostico col nominativo di “Appa”, uno pseudonimo che significa appunto “poeta”.

La mia tesi che vuole l’autore dell’Odissea essere un calabrese, anzi un reggino, si basa sui fatti. Il poema è chiaramente ambientato nello Stretto di Messina, coincidono i luoghi, c’è infatti sia Scilla che le isole sicule, ci sono poi delle tradizioni uniche, sia per quanto riguarda il cucinare il maiale infarinato che nel pescare con un’esca ricavata da un nervo bovino, come appunto si fa ancora oggi nella riva calabrese dello Stretto. Quest’ultimo elemento risulta essere unico nell’intera letteratura classica, essendo presente solo in un canto dell’Odissea, quindi questa tipologia di pesca poteva essere descritta, e dunque conosciuta, solo da un autore autoctono».

La conferenza, considerato l’alto profilo del relatore, si annunciava entusiasmante e non ha deluso le aspettative. Il dibattito finale si è alimentato da domande e curiosità esposte sia dagli studenti più giovani che dai più esperti marinai e rappresentanti delle locali sezioni della Lega Navale Italiana.