Stretto dei Dardanelli affollato dal primo giorno delle sanzioni europee alle petroliere russe

(Foto courtesy Greenpeace)

Le conseguenze indesiderate della nuova era del commercio di petroliere nel Mediterraneo orientale sono che il greggio russo continua a fluire verso gli acquirenti asiatici, mentre il petrolio kazako ha subito stato solo ritardi.

Istanbul. Dopo il primo giorno dell’applicazione del tetto massimo al prezzo del petrolio russo e il divieto dell’Unione Europea sulle importazioni di greggio russo via mare, il risultato più grande è stato un crescente gruppo di petroliere che si sono affollate nelle acque turche.

Informazioni di stampa turca affermano che otto petroliere attualmente cariche di petrolio greggio stanno aspettando da diversi giorni per transitare nello Stretto dei Dardanelli dal Mar Nero.

Attualmente sono all’ancora nelle acque sempre più affollate di fronte ai porti di Icdas e Sarkoy in Turchia.

Le navi richiedono documenti aggiuntivi dai loro Club P&I per transitare nel canale a causa del nuovo embargo guidato dal G7. Secondo TankerTrackers.com, 6,5 milioni, dei 7 milioni di barili attualmente in transito, derivano dal Caspian Pipeline Consortium; il carico risponde ad una miscela composta per almeno l’85% da petrolio kazako ed è importato dagli Stati Uniti come petrolio kazako, anche se la restante quantità è russo.

Preoccupata per il crescente rischio di danni ambientali a causa del crescente numero di petroliere ‘ombra’ in partenza dalla Russia, il mese scorso, la Turchia ha emesso un avviso che richiede a tutte le navi che transitano o entrano nelle acque turche dal 1° dicembre di fornire ‘lettere di conferma’ dal Club P&I dell’armatore che attestino tale copertura; le navi saranno sotto controllo e monitorate in qualsiasi circostanza per tutta la durata del transito o il tempo in cui la nave si trova nelle acque turche o il tempo in cui si trova in un porto o terminal.

L’International Group of P&I Clubs non ha acconsentito alla richiesta turca e, come risultato di questa impasse, si stanno accumulando code di navi nelle acque turche.
L’emissione di una lettera di conferma esporrebbe i Club a una violazione delle sanzioni ai sensi del Diritto dell’UE, del Regno Unito e degli Stati Uniti, ha dichiarato un esponente del P&I Club scandinavo, in un comunicato.
Sono ora in corso discussioni urgenti tra l’UE, la Turchia e gli assicuratori per trovare una soluzione a questa situazione di trasporto.

La crescente congestione nelle acque turche ha visto molti incidenti. Due navi da carico generale si sono urtate venerdì scorso all’ancoraggio di Ahirkapi a Istanbul, provocando gravi danni a entrambe le navi.
Secondo informazioni turche, 148 navi cisterna sono destinate ai terminal portuali della Russia nelle prossime due settimane; 83 sono scariche e in zavorra, 30 sono cariche e le restanti sono parzialmente cariche.

Russian Tanker Tracker, un nuovo servizio di tracciamento lanciato da Greenpeace UK che traccia petroliere e gasiere che lasciano i porti russi, utilizzando i dati AIS/satellitari pubblici di MarineTraffic, conta 24 petroliere che trasportano combustibili fossili russi diretti in Europa, tra cui due che hanno lasciato la Russia nelle ultime 24 ore.
La Russia ha orientato le sue vendite di greggio a est verso l’Asia, a causa dell’invasione dell’Ucraina. Resta da vedere quanto carico riuscirà a dislocare nei due paesi più grandi dell’Asia.

Nonostante non abbiano aderito a un divieto, Cina e India, i maggiori e terzi importatori di greggio al mondo, potrebbero avere difficoltà (in questo periodo, dopo l’applicazione del tetto massimo al petrolio russo) a importare tanto greggio quanto ne hanno registrato negli ultimi mesi a causa delle capacità di trasporto, dei finanziamenti e dei vincoli assicurativi.

Abele Carruezzo