L’Emission Trading System, ‘Have your say’

Commissione Europea

Lo shipping italiano e non solo insorge contro UE- ETS.

C’è qualcosa nell’aria europea… che avranno ricadute negative sui sistemi di trasporto marittimi, aerei e infrastrutture portuali.

Bruxelles. È in corso la consultazione pubblica di 4 settimane della proposta di Regolamento di esecuzione ETS che stabilisce regole per l’applicazione della direttiva 2003/87/CE in materia di gestione delle società di navigazione da parte delle Autorità di riferimento nei confronti di una società di navigazione. 

La Commissione Europea ha posto il testo della proposta di modifica in consultazione sul portale ‘Have your say’. Il pubblico ha la possibilità di fornire riscontri e osservazioni entro la data limite del prossimo 28 settembre 2023. 
La nuova Direttiva (EU) 2023/959 comprende anche il trasporto marittimo prevedendo l’istituzione di un nuovo mercato delle emissioni di CO2 in atmosfera.

In sostanza, le Compagnie petrolifere dovranno pagare per la CO2 emessa durante la produzione di carburante; le Compagnie di navigazione impegnate nel trasporto del carburante e tutti gli utilizzatori avranno un costo aggiuntivo che si tradurrà inevitabilmente nei prezzi finali di benzina e diesel.

Anche nel settore dell’aviazione, gli operatori temono che l’aumento dei prezzi porterà la fine dei voli low-cost, procurando danni sul settore turistico-alberghiero, soprattutto nei paesi dipendenti dal mercato turistico come la Grecia, Spagna e Italia.
Le Organizzazioni europee puntano a limitare il prezzo della nuova quota di CO2 a un massimo di 45 euro a tonnellata, pari al costo aggiuntivo di 10 centesimi al litro di benzina, 12 centesimi al litro di gasolio.

Data la tendenza al rialzo dell’attuale mercato ETS, si temono conclusioni pessimiste. Le aste in Europa hanno, infatti, visto i prezzi dei lotti andare dagli 8,34 euro di gennaio 2018 a una media di 86,17 euro all’inizio del 2023 e di 96,19 euro per il 2024, secondo un’analisi condotta da Reuters, mentre il prezzo medio previsto nel 2025 salirà a 104,84 euro/tonnellata.

Ufficialmente, tale direttiva deve essere ancora recepita dallo Stato italiano (dopo che il Parlamento abbia approvato una legge specifica che conferisce poteri al Governo e quindi approvata, sotto la forma di decreto delegato, dal Consiglio dei Ministri).

Intanto Assoporti, Grimaldi lines, MSC e molte AdSP italiane non sono convinti dell’efficacia di un simile regolamento ETS.

Il presidente di Assoporti, Rodolfo Giampieri, aveva già allarmato la Commissione UE sul fatto che la direttiva EU-ETS (European Emission Trading Scheme) pone a rischio la competitività dei porti italiani.
Nel suo comunicato di ieri, Giampieri, a nome di Assoporti, pone un nuovo allarme sugli effetti negativi di tale direttiva sui porti italiani che avrà l’inclusione del trasporto marittimo nel sistema per lo scambio delle quote di emissione (ETS), dal prossimo primo gennaio, data dell’entrata in vigore della direttiva stessa.
“È di tutta evidenza – ha scritto il presidente Rodolfo Giampieri – che l’obiettivo di riduzioni delle emissioni è pienamente condivisibile da parte del nostro settore.

Tuttavia, occorre garantire che tutti giochino la partita sullo stesso piano, quello che in inglese viene chiamato ‘level playing field’, principio cardine per l’Unione Europea. In questo contesto, è impensabile che la tassa prevista per le navi dalla direttiva ETS (destinata ad integrare il Fondo di Coesione) venga conteggiata per i paesi UE al 100%, per quelli extra UE al 50% e addirittura a zero per le navi, che pur attraversando il Mediterraneo, non sostano in porti dell’UE”.

“Così – ha denunciato il presidente dell’Associazione delle Autorità di Sistema Portuale italiane – si rischia un crollo dei traffici, in particolare negli hub di transhipment, a cominciare da Gioia Tauro, ma non solo. Teniamo presente che, allo stesso tempo, il traffico portuale sta iniziando a subire gli effetti di una contrazione dei consumi dovuta all’inflazione”.

In sostanza, per gli analisti del settore, l’incremento dei costi, derivanti dalla direttiva, avrà come conseguenza lo spostamento dei traffici verso aree non soggette a tale direttiva, generando così distorsione della concorrenza con un impatto negativo sui porti italiani.

Il presidente di Assoporti ha rassicurato che tale problema è stato posto all’attenzione sia del Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti sia del Governo, per essere poi oggetto di discussione nelle sedi preposte.
L’altro giorno erano intervenuti sull’argomento Diego Aponte di MSC e l’AdSP di Gioia Tauro, convinti che le Compagnie di trasporto container, per evitare il pagamento di quote di emissioni, possano trasferire le attività di trasbordo di container in porti extraeuropei, distorcendo la concorrenza fra porti. Si riferiscono a quei porti non europei, come Tangeri e come Port Said in Egitto, perché esentati dall’ETS non diventino una via per evadere questo contributo.

Per Guido Grimaldi, presidente dell’Associazione Alis e vertice di Grimaldi Group, la direttiva lede non solo la concorrenza per i porti di transhiment container, ma anche per gli scali limitrofi all’Europa come quelli turchi e inglesi nei trasporti ro-ro.

Grimaldi ha calcolato che l’Ets “può valere da 5 fino a 15 milioni di euro a nave (dipende dalle emissioni prodotte)” ed “è un aggravio che un armatore non può sostenere per cui purtroppo dovranno poi i consumatori finali e i passeggeri pagare una parte di questa tassa”.

Sul tema della distorsione della concorrenza fra Paesi europei limitrofi o affacciati sullo stesso mare, Grimaldi ha affermato:“Ci sono linee che partono dall’Europa verso la Gran Bretagna o dall’Europa verso la Turchia navigando mari che di fatto toccano le sponde europee e lì la tassa agirà solo sul 50%, quindi si crea anche un’alterazione della concorrenza nei confronti di quei Paesi che lavorano con l’Europa ma le merci figurano come extra-Ue”. Per Grimaldi “l’errore molto grande è pensare di ridurre le emissioni globali con una tassa che agisce solo a livello regionale. L’Europa rischia di essere autolesionista. Andrà a impattare su cittadini e sulle imprese europee”.

Abele Carruezzo