Difficile tracciare e controllare l’origine del greggio russo

Bruxelles. L’Unione Europea ha vietato le importazioni di greggio russo dal 5 dicembre scorso e vieterà i prodotti petroliferi russi dal prossimo 5 febbraio, nel tentativo di privare la Russia delle entrate petrolifere. La Gran Bretagna ha interrotto le importazioni di petrolio e prodotti petroliferi dal 5 dicembre.
Tuttavia, gli automobilisti europei potrebbero trovare diesel russo nei loro serbatoi anche dopo l’entrata in vigore dei divieti perché le Autorità della Regolamentazione non dispongono di strumenti per tracciare l’origine del carburante quando è transitato per altri paesi.

La sfida nel tracciare il greggio una volta raffinato e il diesel una volta miscelato, significa che è probabile che parte del diesel russo venga consegnato e riesportato da paesi come India e Turchia, dicono fonti di mercato. L’Europa sta lottando per sostituire fino a 600.000 barili al giorno di fornitura russa; tuttavia, esiste la probabilità, con eventuale rischio associato all’acquisto di carburante russo, unito alle difficoltà assicurative, che solo limitati volumi russi trovino la loro strada in Europa, trasportati da piccoli operatori.

Le Dogane olandesi, che sovrintendono al principale hub commerciale e di stoccaggio di Amsterdam-Rotterdam-Anversa, le Autorità di contrasto del Regno Unito e l’InterContinental Exchange (New York Stock Exchange, NYSE-ICE) controlleranno i certificati di origine ufficiali per le navi di importazione. In caso di dubbio, le Dogane britanniche e olandesi possono richiedere ulteriori documenti per aiutare a determinare l’origine, come accordi contrattuali, fatture o polizze di carico. L’ICE esaminerà anche i certificati di scarico e le prove delle raffinerie che le scorte sono raffinate localmente. I partecipanti che utilizzano gli scambi del Gruppo CME (Chicago Mercantile Exchange) con sede negli Stati Uniti devono avere la propria consulenza legale e consultare i terminal di consegna per garantire la conformità alle sanzioni.

Per accettare qualsiasi diesel come di origine non russa, la Gran Bretagna, l’Unione Europea e l’ICE richiedono che venga sostanzialmente lavorato al di fuori della Russia. La lavorazione è considerata sostanziale, si afferma in una nota del Governo britannico, solo se si traduce nella fabbricazione di un nuovo prodotto o rappresenta una fase importante della produzione e avviene in un’impresa attrezzata a tale scopo. Mescolare il diesel russo altrove con un equivalente non russo non cambierebbe la sua origine, mentre la raffinazione del greggio degli Urali russi in diesel altrove questo ne cambierebbe la sua origine.

La Gran Bretagna, l’UE e l’ICE considerano il diesel russo se viene spedito e ricaricato altrove. La Gran Bretagna afferma che qualsiasi elaborazione per modificare il prodotto deve essere eseguita per scopi commerciali, come realizzare un prodotto finito per soddisfare le nuove specifiche del Regno Unito, non per evitare il regime di sanzioni. Ma è praticamente impossibile rintracciare l’origine del gasolio miscelato o raffinato e difficile rintracciare i trasferimenti da nave a nave (Ship to Ship), il che significa che questi aspetti delle sanzioni dipendono fortemente dalla ‘buona volontà.

Molte delle più grandi Compagnie petrolifere, tra cui BP (NYSE:BP) e Shell (London Royal Dutch Shell:RDSa) hanno autoimposto sanzioni sul petrolio russo e sui prodotti petroliferi. E la determinazione della Russia a smettere di vendere petrolio a paesi o società che rispettano il limite di prezzo, unita alle difficoltà assicurative, significa che “i proprietari di navi cisterna tradizionali non saranno in grado di trasportare il greggio russo”, ha affermato la BRS Brokers, Società di Intermediazione Navale francese. Ma le società commerciali più piccole stanno già utilizzando petroliere della flotta ombra, stipulando un’assicurazione con i fornitori in India.

Abele Carruezzo