Piano della Portualità e della logistica: siano i Brindisini a decidere del loro futuro

BRINDISI – Lunedì 16 maggio il Propeller Club Port of Brindisi incontrerà i candidati-sindaco in una tavola Rotonda sul futuro del porto. A partire da alcune domande che riguardano nell’ordine :  il rapporto tra il PUG e la “risorsa-porto” ( dal porto energetico di Cerano previsto nel DPP del 2011 all’uso commerciale del porto medio, la Piastra Logistica di costa morena, con lo “slittamento” verso il porto esterno delle funzioni industriali), le navi da crociera nel porto interno,  le servitù militari, fino ad arrivare alla scelta di Brindisi nella futura Governance della Portualità pugliese a valle della Riforma dei porti.

Su quest’ultimo punto vorrei proporre alcune considerazioni visti anche alcuni rigurgiti “supinamente Bari-centrici” di una testata giornalistica locale.Va  precisato che, originariamente, le Autorità di Sistema portuale previste dal Piano Strategico Nazionale della Portualità e della Logistica, approvato dal Consiglio dei Ministri nell’agosto 2015 erano 14 con un’unica Autorità di Sistema Portuale in Puglia, con sede a Taranto.

Sull’Autorità di Sistema Portuale Unica della Puglia si era espresso positivamente il Propeller e tutti gli operatori portuali brindisini nell’incontro con il consigliere del ministro Delrio, dott. Ivano Russo, nel settembre 2015.

Inoltre tale scelta di un’unica Autorità di sistema pugliese era stata condivisa e concordata anche dai quattro commissari delle attuali Autorità Portuali Pugliesi che il 2 dicembre 2015, alla presenza del ministro Delrio, a Taranto avevano sottoscritto un: “Accordo di cui all’art. 15 della legge 7 agosto 1990 n. 241 e ss. mm. e ii. ai fini della realizzazione del Sistema Portuale e Logistico Pugliese”. Purtoppo, successivamente alla sottoscrizione di tale Accordo, il sindaco di Bari ha rivendicato presso il governo il ruolo della città metropolitana di Bari come sede di una propria Autorità di Sistema Portuale.

Questa nuova “opzione-De Caro”, con una nuova Autorità di Sistema Portuale a Bari (che si annette d’imperio le vecchie autorità portuali di Brindisi e di Manfredonia oltre ai porti di Barletta e Monopoli, mentre  la  ex Autorità Unica della Puglia  rimane con il solo porto di Taranto), è quella che è stata approvata in Consiglio dei Ministri nel gennaio 2016, che ha portato da 14 a 15 le Autorità di Sistema Portuale. Tale scelta “Bari-centrica” per il porto di Brindisi appare impropria sia perchè in contraddizione con lo stesso Piano della portualità approvato nell’agosto 2015 ma anche perché non si è avviato alcun  “concerto” o consultazione con i territori interessati (a Brindisi in particolare nessuna istituzione o ente è stato ufficialmente consultato) e le loro istituzioni.

La logica della forte istituzione della città metropolitana di Bari, rispetto alle istituzioni provinciali deboli (ed in via di soppressione e/o unificazione) di Taranto e Brindisi ha avuto il sopravvento sulla proposta dello stesso  Piano Nazionale della Portualità e della Logistica di un’unica Autorità di Sistema Portuale Pugliese, cui avevano aderito con forza e convinzione tutti gli operatori e le istituzioni. Va precisato, al riguardo, che nelle riforme delle Camere di Commercio è prevista l’unione delle due Camere di Commercio di Brindisi e Taranto, ed analoga “fusione sta avvenendo tra i sindacati delle due province (o ex-province, o futura unica provincia).

Nei giorni scorsi, nella conferenza Stato-Regioni, convocata per il parere sullo schema di decreto legislativo : “Riorganizzazione, razionalizzazione e semplificazione della disciplina concernente le autorità portuali”, è stato trovato un compromesso che prevede che, su richiesta motivata dei Presidenti delle Regioni al Presidente del Consiglio, possa esserci una proroga fino a tre anni della gestione autonoma delle attuali autorità portuali, e forse la proroga potrebbe rappresentare una possibilità per gestire al meglio e coerentemente le due riforme Delrio.

Forse, ragionando complessivamente sul “governo del territorio” e  sulla logistica si sarebbe potuto interpretare al meglio le vocazioni territoriali regionali facendo emergere concetti territoriali, luoghi e popolazioni che appartengono all’immaginario collettivo degli abitanti e degli operatori economici del Grande Salento; ragionando coerentemente tra le due riforme, forse, a due Autorità di Sistema Portuale potrebbero corrispondere due Aree Metropolitane, quella barese e quella, policentrica jonico-salentina (prevista già negli anni ’80  negli studi del Piano Nazionale dei Trasporti) per  un ragionamento orientato alla coerenza dell’azione governativa sui territori a partire dalla coerenza e dalla “contaminazione” tra le due riforme Delrio.

Considerato che il sindaco di Bari ha chiesto ed ottenuto una seconda Autorità di Sistema portuale con sede a Bari, “annettendosi” anche il porto di Brindisi senza neanche “sentire” il territorio, si ritiene che, la possibilità di proroga (fino a 36 mesi di “autonomia” dell’Autorità Portuale di Brindisi, ) rispetto alle previsioni di accorpamento possa rappresentare una possibilità per Brindisi ed i brindisini per essere protagonisti del loro futuro.

Va precisato al riguardo che, con la Riforma, decadono i Commissari ed i Segretari Generali, pertanto, se Brindisi chiede la proroga, il Ministro, magari d’intesa con il presidente della Regione (ed il Sindaco) nominerà il nuovo Presidente dell’Autorità Portuale che proporrà un Segretario Generale di sua fiducia; non vi è quindi alcun nesso tra proroga e conferma degli attuali vertici che comunque decadranno.

Con la proroga, i brindisini avranno la possibilità di essere protagonisti del proprio futuro, scegliendo, magari in sede di Consiglio Comunale se, in futuro, dopo la proroga, sarà più opportuno unirsi con Taranto ed il grande Salento, con i porti di Otranto e Gallipoli o con Bari, Manfredonia, Molfetta, Barletta, Monopoli.

In alternativa alla proroga, se invece già da ora si vuole scommettere sull’Autorità di Sistema Portuale della Puglia, allora l’unica scelta concreta che Brindisi può fare, probabilmente, è quella di scegliere subito di andare con Taranto ed il “Grande Salento”; questo perché Bari, con i suoi 4 milioni di tonnellate di merci, se non dovesse crescere e se viene a mancare il porto di Brindisi con i suoi 12 milioni di tonnellate di merci, alla prima verifica ministeriale decadrà da Autorità di Sistema Portuale e “tornerà” nell’Autorità unica di Sistema Portuale della Puglia.

Forse, la cosa migliore per Brindisi potrebbe essere quella di chiedere la proroga coincidente coi i tempi di verifica ministeriale ( 2 anni) in modo da ritrovarsi, questa volta preparati e da protagonisti (magari portando in dote anche Otranto e Gallipoli) nell’Autorità di Sistema Portuale Unica della Puglia con sede a Taranto.