Lo Shipping mondiale condanna l’attacco alle due petroliere nel Golfo di Oman

Londra-Ancora una volta navi mercantili pagano per una strategia politica scellerata fra Paesi che si vogliono contendere il potere marittimo su una zona di mare importante per i traffici petrolchimici.  La petroliera Aframax norvegese, la Front Altair, costruita nel 2016 e la chemical tanker giapponese, la Kokuka Courageous, costruita nel 2010 di 27.000 dwt, sono state attaccate la scorsa settimana in navigazione nel Golfo di Oman costringendo gli equipaggi di entrambe le navi a evacuare.

La petroliera norvegese di proprietà della società Frontline, battente bandiera delle isole Marshall, trasportava un carico di etanolo dal Qatar a Taiwan e la Kokuka Courageous, della società giapponese Kokuka Sangyo, battente bandiera di Panama, trasportava metanolo da Singapore all’Arabia Saudita. Tutte le organizzazioni dello shipping mondiale hanno condannato gli attacchi alle due petroliere, esprimendo preoccupazione per l’impatto economico globale di una minaccia per il traffico marittimo nelle Stretto di Hormuz.

Un attacco particolare perché si rende non sicura la navigazione delle due navi con mine magnetiche e incendi puntuali rischiando lo scoppio e deflagrazione degli scafi; in più si costringe l’equipaggio a evacuare, abbandonando le navi. Parlando alla 101a  sessione del Comitato per la Sicurezza Marittima (MSC) presso il quartier generale dell’IMO a Londra, il Segretario generale Mr. Kitack Lim ha detto: “Questi presunti attacchi, uniti con gli altri del mese scorso negli Emirati Uniti, preoccupano  molto: l’IMO ha sviluppato il regolamento del Codice ISPS, la Convenzione e vari protocolli per prevenire e rispondere agli attacchi illegali verso navi mercantili.”

“Tali minacce alle navi e ai loro equipaggi – ha rilevato Mr. Lim – sono intollerabili e l’invito forte è rivolto agli Stati membri a raddoppiare gli sforzi per trovare una soluzione duratura per garantire la sicurezza della navigazione internazionale in tutti i mari e la protezione dell’ambiente marino.”  Anche l’Intertanko, nella persona del suo presidente, Mr. Paolo d’Amico, ha deplorato l’attacco e si è dichiarato preoccupato per gli equipaggi delle navi che giornalmente attraversano lo stretto di Hormuz.

L’Autorità Marittima norvegese ha innalzato il livello di sicurezza ISPS/MarSec portandolo al secondo livello (su tre) per tutte le sue navi (bandiera norvegese) che transitano per quei mari, consigliando alle navi di navigare su rotte consigliate, tracciate e monitorate, dichiarando la propria presenza.  Ancora Paolo d’Amico ha sottolineato  il rischio per il commercio di petrolio e per l’economia in generale, visto che il 30% del greggio mondiale passa attraverso lo Stretto. Se queste acque stanno diventando insicure, la fornitura dell’intero mondo occidentale potrebbe essere a rischio.

L’International Chamber of Shipping (ICS) ha definito la situazione “intollerabile”. “Si attendono ulteriori chiarimenti e informazioni sui fatti realmente accaduti – ha dichiarato Mr. Guy Platten, Segretario generale dell’ICS –  poiché lo Stretto di Hormuz è cruciale per l’economia mondiale, e qualsiasi tentativo deliberato di minacciare il traffico in queste acque deve essere condannato nei termini più forti”. Intanto sul fronte politico, il principe ereditario saudita Mohammed bin Salman ha accusato l’Iran per l’attacco alle due petroliere, perché non avrebbe gradito la visita del primo ministro giapponese a Teheran.

Anche gli Usa e il Regno Unito indicano l’Iran come il colpevole dell’accaduto. La Marina Militare degli Stati Uniti ha diffuso un video registrato da aerei americani: una barca di pattuglia iraniana si avvicina alla nave Kokuka Courageous per rimuovere una mina inesplosa. Accuse che gli iraniani hanno respinto al mittente con forza.  Sul fronte sociale, l’equipaggio norvegese si trova a Dubai, dopo due giorni trascorsi in Iran, mentre l’altra nave attaccata, giapponese, è ancorata in rada davanti alla costa orientale degli Emirati Arabi Uniti.

 

Abele Carruezzo