Safety First o Safety Comes First

Solo quando si verifica un incidente sul lavoro, tutti parlano di “sicurezza”. Ma chi può dare una definizione certa del termine “safety”? In molte occasioni si sono sprecate parole su questo termine e molti sono stati i convegni dove si sono alternate lezioni universitarie di famosi cattedratici. L’unica cosa certa è che il termine “sicurezza”, accompagnato dall’altro “cultura della sicurezza”, comparve, per la prima volta con una certa consapevolezza, sui media e sulla stampa specializzata, durante la presentazione della relazione tecnica sul disastro di Chernobyl, sul finire degli anni ’80 del secolo scorso.

Anche se l’argomento prima veniva studiato nelle varie università, dalla rivoluzione industriale (fine ‘700-‘800) in poi, però non si aveva la conoscenza adeguata sulle implicazioni e relazioni che il termine stesso implicava nei diversi ambienti di lavoro. Oggi su ogni punto di lavoro dei vari locali e ponti di una nave si trovano cartelli che recano scritto il motto: “Safety First”; quasi ad imporre certe buone pratiche per operare su livelli standard, salvo poi organizzarsi in modo proprio in caso di avaria/sinistro. A volte, campeggia un altro motto, più soft, quasi che la “sicurezza” possa essere un prodotto da vendere: “Safety Comes First” e comunque, qualcuno dovrà pur studiare/formare/fornire/vendere un “pacchetto sicurezza”, visto che proprio l’IMO impone e garantisce con la SOLAS ( Safety Of Life At Sea) la sicurezza della vita umana in mare; e con l’ISM (International Safety Management Code) si preoccupa di definire la sicurezza a bordo ed afferma tutto ciò che non è conforme al codice.

Due strumenti legislativi che non riescono a dare una definizione di safety certa, ma conferiscono degli approcci dinamici e flessibili allo stesso tempo per affrontare situazioni di non safety e quanta safety le procedure riescono a conferire all’equipaggio; salvo poi a verificare che quando l’ombrello serve per ripararsi dalla pioggia non si apre! Proviamo a dare una declinazione mentale di safety: “La sicurezza è una qualità umana percepita che determina in quale misura il management, ingegneria / progettazione e il funzionamento di un sistema è privo di rischio per la vita, della proprietà e dell’ambiente”. Si comprende subito, che questo concetto dinamico spiega molto bene come la mancanza di conoscenza e comprensione del rischio e della sicurezza da parte dei lavoratori e l’organizzazione contribuiscono al risultato di avaria/sinistro/disastro.

Quindi, invece di proporre ancora se non sempre azioni statiche (cartelli, segnali, avvisi, ecc.), occorre più formazione e addestramento sulle pratiche di  come ridurre i rischi; certi che la sicurezza a bordo viene già testata ogni giorno. Se l’equipaggio non riesce a capire che cosa è la sicurezza, non vi è alcun senso discutere ulteriormente e analizzare casi, se non per il solo fatto assicurativo per il risarcimento dei danni. Ed allora, non solo una più chiara comprensione teorica, ma anche realizzare risultati concreti.

Abele Carruezzo