Armatori europei delusi delle trattative sui siti di refueling di LNG

Ultimamente, il Segretario generale dell’ECSA (European Community Shipowners’ Associations), Patrick Verhoeven, era stato chiaro sui punti di rifornimento di bunker LNG per navi; la Commissione europea, pur garantendo le presenza di stazioni di servizio nei porti più importanti della UE, ora si trova in contrasto con l’accordo sottoscritto nel 2012.

Così, in suo comunicato dell’altro giorno, il segretario Verhoeven si mostra preoccupato dei forti ritardi burocratici degli Stati membri a rispettare gli accordi ed ha ribadito: “…mentre si sta avvicinando la scadenza del 2015 sui requisiti standard della Direttiva UE sui limiti del tenore di zolfo dei combustibili per uso marittimo, la nostra speranza era che la UE avrebbe deciso in quali porti europei localizzare i punti di rifornimento LNG ed attivarli entro il 2020, in modo da soddisfare il limite di 0,5% nel tenore di zolfo dei combustibili per uso navale”. Sia la Commissione che il Parlamento europei ancora stanno negoziando un accordo operativo, che a detta della ECSA, andrebbe ad indebolire notevolmente la proposta iniziale della direttiva della Commissione trasporti sui siti, lungo le reti TEN-T, per la diffusione dei carburanti alternativi e le relative infrastrutture.

Nell’accordo del 2012, gli Stati membri avevano preso l’impegno di garantire “un numero sufficiente” di “stazioni di servizio” di LNG (almeno nei grandi porti) per il trasporto marittimo entro il 2025. E la direttiva UE, sempre del 2012, recependo le norme IMO, mira alla riduzione delle emissioni di zolfo dal trasporto marittimo soprattutto nelle aree di controllo SECA (Sulphur Emission Control Areas – Mar Baltico, Mare del Nord e il Canale della Manica). Secondo la direttiva, il contenuto di zolfo nei combustibili per navi, per il trasporto marittimo, dovrà essere ridotto al 0,1% dal 1 Gennaio 2015 in aree europee SECA, e allo 0,5% entro il 2020 nel resto delle acque dell’Europa.

LNG è stato salutato da molti come un tipo di carburante che, nonostante alcuni inconvenienti, potrebbe effettivamente ridurre varie emissioni come CO2 e in particolare le emissioni di zolfo, permettendo così all’intero shipping di rispettare le norme internazionali. L’ECSA, associazione europea degli armatori, rimarca le preoccupazioni derivanti dalla dimensione della flotta europea, dal costo della trasformazione macchine per una propulsione a LNG e dall’evidente ristrettezza di tempo nell’affrontare queste norme internazionali. Infatti, una delle preoccupazioni espresse dal settore dei trasporti marittimi è sempre quella che i costosi investimenti nell’adottare la propulsione a LNG non sono concepibili e giustificabili fintanto che la rete di distribuzione di LNG e le relative stazioni di rifornimento risulta ancora sulla “carta” e lontana dall’essere completa lungo le rotte di traffico di merci e di passeggeri.

Sull’altro fronte, si registra una inerzia da parte delle Autorità portuali europee ad investire in infrastrutture per rifornimenti di combustibile alternativo, stante, in questo periodo, la debolezza di “domanda” dal settore dei trasporti marittimi. Per Patrick Verhoeven bastava obbligare per legge prima i porti ad investire in siti di rifornimento e poi con progetti aiutare gli armatori europei a superare l’ostacolo più importante dei costi di trasformazione delle loro navi. “La nostra delusione è tanto più grande, ha detto Verhoeven,  non solo perché la scadenza 2025, come convenuto tra la Commissione, il Consiglio e il Parlamento europeo, arriverà solo cinque anni dopo la scadenza del 2020 con cui gli armatori in tutta l’UE dovranno passare a combustibile conforme, ma anche perché questa particolare direttiva sembrava essere l’unica alternativa in cui l’UE potrebbe effettivamente dare una mano al settore del trasporto marittimo nei suoi sforzi per soddisfare i requisiti limiti di tenore di zolfo dentro e fuori le aree SECA”.

Ed ancora, conclude il segretario generale dell’ECSA, “la scadenza del 2025 è semplicemente troppo lontana per generare un impatto. Esortiamo i tre attori istituzionali, la Commissione, il Consiglio ed il Parlamento, a riconsiderare la loro posizione sulla questione nella prossima riunione trilaterale del prossimo 19 marzo, evitando così di perdere un’ occasione proficua per aiutare il settore del trasporto marittimo in modo significativo.

Ricordiamo brevemente la proposta ECSA: – gli Stati membri provvedono affinché  un numero adeguato di punti di rifornimento di LNG venga previsto nei loro rispettivi porti marittimi, per consentire la circolazione di navi metaniere e navi in tutta la rete di trasporto transeuropea (TEN-T), quella del Core Network entro e non più tardi del 31 dicembre 2019; – gli Stati membri di concerto fra loro coopereranno, ove necessario, per garantire un’adeguata copertura della rete; – punti di rifornimento di LNG siano disponibili per tutti i porti della rete TEN-T non più tardi del 31 dicembre 2030.

 

Abele Carruezzo