Coal 2019: decarbonizzare all’ovest, ma non all’est

Johannesburg. L’Agenzia Internazionale per l’Energia (AIE) durante la presentazione del Rapporto 2019 sul consumo del carbone nel mondo e previsioni per il 2024 – Coal 2019 – ha dichiarato che si prevede una diminuzione della domanda globale di carbone nel 2019, ma si manterrà sostanzialmente stabilmente nei prossimi cinque anni, perché sostenuta da una forte crescita nei principali mercati asiatici.

La debolezza della domanda di carbone di quest’anno deriva principalmente dalle centrali elettriche, alimentate a carbone per produrre elettricità, che hanno subito una diminuzione del 25% in tutto il mondo (pari a oltre 250 terawattora – TWh -), con il maggiore picco negli Stati Uniti e in Europa. L’AIE si dichiara prudente nell’affermare che si tratti di un inizio di tendenza duratura sul calo globale della produzione di energia elettrica da carbone; e si prevede che le fonti rinnovabili forniranno una parte importante dell’aumento della domanda globale di elettricità nei prossimi cinque anni.

Questo significa che il carbone rimane di gran lunga la principale fonte di energia in tutto il mondo; le tendenze globali dipenderanno in gran parte dalla Cina, dove metà del quantitativo di carbone mondiale viene prodotto consumato. Come dire l’Italia e definita “denuclearizzata”, però è circondata da Paesi che producono e consumano energia nucleare. Anche se in Europa, la nuova Commissione spinge sul “green deal”, questo non vuol dire la fine del carbone, poiché la domanda continua a espandersi in Asia: la quota di questa regione nella produzione globale di carbone è passata da poco più del 20% nel 1990 a quasi l’80% nel 2019, il che significa che il destino del carbone è sempre più legato alle decisioni prese nelle capitali asiatiche.

 

Abele Carruezzo