La coalizione GCAN: Le navi da crociera sono super emettitori di gas serra

Il G20 Climate Summit di Venezia acceleri le azioni per ridurre i danni ambientali causati delle navi da crociera.

In occasione del G20 Climate Summit di Venezia, città per eccellenza minacciata dal cambiamento climatico e dalla ingiustificabile presenza delle navi da crociera in laguna, la coalizione internazionale Global Cruise Activist Network (GCAN), insieme a Cittadini per l’aria e We Are Here Venice chiede ai Governi del G20 di adottare subito misure per garantire che l’industria mondiale delle navi da crociera raggiunga l’obiettivo zero emissioni entro il 2050.

“L’industria navale è in grave ritardo negli sforzi di decarbonizzazione. Le navi da crociera, in particolare, sono super-emettitori di gas serra. Se a questa sarà consentito operare nel post-pandemia come in passato, se ne vedrà addirittura aumentare l’impronta ecologica. È ora di abbandonare il crocierismo “business as usual”’ dichiara Tom Siebens, attivista di GCAN del New England (U.S.A.).

“Le navi da crociera continuano a sfruttare meraviglie create dall’uomo come Venezia, e meraviglie naturali come la Grande Barriera Corallina, e al contempo contribuiscono al cambiamento climatico che distruggerà questi tesori. Ora è il momento di costringere questa industria a ripensare alle sue pratiche insostenibili” evidenzia il Dott. Steve Gration, membro di GCAN sulla Gold Coast australiana.

“Il problema delle crociere evidentemente non è di Venezia ma riguarda l’insostenibilità del gigantismo navale, ovunque nel mondo. Venezia, città del mondo, dovrebbe essere un modello di resilienza anche nel futuro, cominciando con la transizione ecologica della propria portualità” ricorda Jane da Mosto di We Are Here Venice.

Le emissioni di gas serra delle navi continueranno a crescere. L’industria navale produce più del 3% dei gas serra del pianeta – tra cui anidride carbonica, metano e protossido di azoto – tanto quanto tutte le centrali a carbone americane messe insieme. Le emissioni navali contengono anche grandi quantità di black carbon, una sostanza non solo pericolosa per la salute umana di chi vive nei porti ma che contribuisce in maniera rilevante al riscaldamento globale.

Gli obiettivi dell’industria marittima per la decarbonizzazione devono essere più severi. L’International Maritime Organization (IMO), il braccio delle Nazioni Unite responsabile della regolamentazione del trasporto marittimo globale, ha fissato un obiettivo di riduzione del 50% delle emissioni di gas serra del trasporto marittimo entro il 2050 rispetto ai livelli del 2008. Tuttavia, le proiezioni dell’IMO prevedono una crescita del 30% rispetto ai livelli del 2008 entro il 2050, in assenza di sforzi più immediati ed efficaci per decarbonizzare. Le azioni dell’IMO fino ad oggi non invertono questa tendenza.

Le navi da crociera, in particolare, sono super-emettitori di gas serra e black carbon. La maggior parte delle navi da crociera brucia combustibili a basso costo ma alta intensità di carbonio. Sono navi che hanno un impronta di carbonio maggiore di quelle cargo perché – tenendo i motori accesi in porto per alimentare le infrastrutture per l’accoglienza di migliaia di passeggeri, oltre all’equipaggio – continuano a bruciare carburante anche quando sono attraccate.

La ripresa dell’industria delle crociere post-Covid dovrebbe essere accompagnata da un ripensamento per una reale riduzione delle emissioni. Invece, l’industria delle crociere sta disperatamente tornando al ‘business as usual’. Senza interventi governativi, questo porterà alla moltiplicazione delle crociere, che navigheranno verso più destinazioni, con navi sempre più grandi, emettendo ancora più gas serra. Le affermazioni di questa industria di voler ridurre le emissioni climalteranti delle navi sono incompatibili con la crescita senza limiti di questo settore. Il turismo da crociera è in contraddizione con gli obiettivi dell’Accordo di Parigi.

Eppure, l’industria può prendere ora delle misure efficaci per ridurre la sua impronta ecologica.

Il G20 dovrebbe promuovere una azione più rapida affinché le emissioni delle navi siano quantificate, si diano incentivi economici per decarbonizzare l’industria ed incoraggiare lo sviluppo di pratiche di navigazione pulita, alimentazione da terra nei porti e l’utilizzo di fonti di propulsione alternative. Non esiste un’unica soluzione per eliminare il peso climatico che il trasporto marittimo impone al nostro mondo. Le molteplici iniziative che sono già in corso o in sviluppo devono quindi essere perseguite con maggiore urgenza.

Queste iniziative includono:

-La riduzione del numero di navi crociera, e l’uso di navi più efficienti e quindi con consumi ridotti;

-L’attivazione di Aree a Basse Emissioni che, proteggendo le aree costiere come potrebbe fare quella che si auspica possa essere istituita nel Mediterraneo, inducano l’industria a ridurre al più presto le emissioni;

-La navigazione a velocità controllata per ridurre ulteriormente il consumo di carburante;

-L’obbligo dell’uso dell’alimentazione da terra nei porti;

-La misura e valutazione sistematica delle emissioni delle navi, e il loro controllo;

-L’alimentazione delle navi con energia eolica e solare, e con combustibili non fossili, per eliminare o ridurre la combustione di combustibili fossili;

-L’adozione di una tassa sul carburante delle navi per finanziare la ricerca sull’energia alternativa;

-L’attivazione di una tassa sulle emissioni climalteranti delle navi per favore un’efficienza maggiore del carburante;

-L’interruzione immediata alla costruzione di nuovi moli e terminali per le crociere a livello globale, per evitare ulteriori danni all’ambiente naturale e peso antropico aggiuntivo dei porti;

-L’istituzione di “Regole per le navi pulite” che, progressivamente, riducano a zero l’intensità di carbonio di ogni nave.

Le navi da crociera sono un lusso che causa gravi danni al clima. L’industria delle crociere e i governi mondiali devono dare la priorità alla decarbonizzazione delle navi e garantire che la qualità dell’aria, l’ambiente marino e le comunità portuali non siano danneggiate dalle sue attività.