Pnrr: investimenti infrastrutturali per 9,2 miliardi di euro e importanti riforme per lo sviluppo della portualità e della logistica

Pubblicato il Rapporto del Mims che illustra gli interventi per i singoli porti della Penisola, anche nell’ottica della transizione ecologica. Il 47% degli investimenti per i porti del Mezzogiorno.

Il Ministro Giovannini: “Il sistema portuale è uno dei pilastri strategici della nostra economia. Gli investimenti senza precedenti sulla portualità e le numerose riforme degli ultimi 20 mesi mettono i porti italiani in grado di competere meglio a livello internazionale. Ai numerosi interventi sulle infrastrutture materiali di porti, retroporti e Zone Economiche Speciali, nonché per i collegamenti stradali e ferroviari, si affiancano quelli sulla transizione ecologica e la digitalizzazione della logistica, in linea con le esigenze del settore del trasporto marittimo e terrestre”.

Roma. Un ‘piano’di strategie portuali e della logistica, lasciato in eredità al prossimo Governo, che possa generare sviluppo della nostra ‘piattaforma’ in via di trasformazione per la transizione ecologica. Infrastrutture materiali di porti, retroporti, Zes e i collegamenti ferroviari e stradali saranno in futuro i pilastri che consentiranno una competizione più organizzata nello shipping mondiale. Il Rapporto ‘Investimenti e Riforme del PNRR per la Portualità’, pubblicato stamane e discusso durante il seminario online al quale ha partecipato il Ministro delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili, Enrico Giovannini, prevede investimenti per lo sviluppo della portualità dal PNRR, da Piano Nazionale Complementare (Pnc) e da risorse nazionali ammontano a 9,2 miliardi di euro.

Sono previsti interventi in 47 porti localizzati in 14 regioni e di competenza di 16 Autorità di Sistema Portuale (AdSP). Il 46,9% degli investimenti va ai porti del Mezzogiorno, il 37,7% a quelli del Nord e il restante 15,4% a quelli del Centro Italia.
A livello regionale, i porti della Liguria e della Sicilia sono i principali beneficiari: alla Liguria sono stati assegnati circa 2,7 miliardi di euro, di cui 600 milioni per la nuova diga foranea di Genova, alla Sicilia circa 1,1 miliardi.
Gli investimenti sono accompagnati da numerose riforme riguardanti l’organizzazione delle attività portuali, la semplificazione e la digitalizzazione delle operazioni logistiche, le regole del trasporto marittimo.    

Per il Ministro Giovannini, si dovrà continuare a investire nello sviluppo delle zone portuali e retroportuali, soprattutto nel Mezzogiorno, per renderle sempre di più aree di produzione, e non solo di transito delle merci e dei passeggeri, come dimostra l’esperienza dei grandi porti europei.

Sono stati finanziati interventi, (Pnc) descritti nel Rapporto con schede tecniche e di sintesi, per complessivi 2,8 miliardi di euro, suddivisi in cinque ambiti:

  • 52% delle risorse (1.470 milioni di euro) è destinato allo sviluppo dell’accessibilità marittima e della resilienza delle infrastrutture portuali ai cambiamenti climatici, per cui sono previsti 22 interventi in 14 porti.
  • 24% delle risorse (675,6 milioni) è destinato all’elettrificazione delle banchine (cold ironing) con 44 interventi in 34 porti.
  • 13,8% del totale (390 milioni di euro) per sette investimenti in cinque porti con l’obiettivo di aumentare la capacità portuale attraverso opere di dragaggio e nuovi moli e piattaforme, mentre le rimanenti risorse (rispettivamente 250 e 50 milioni) sono destinate a interventi per lo sviluppo delle aree retroportuali (ultimo/penultimo miglio ferroviario e stradale) e all’efficienza energetica.
  • Zone Economiche Speciali (ZES), sono assegnati 630 milioni di euro per 71 interventi, di cui 33 per progetti di ultimo miglio portuale e nelle aree industriale connesse, 30 per la logistica e l’urbanizzazione, 8 per l’aumento della resilienza dei porti al cambiamento climatico.
  • 301 milioni di euro sono direttamente assegnati al governo delle ZES attraverso i commissari nominati. 
    Nel Rapporto vengono anche descritte le numerose riforme, alcune delle quali previste dal Pnrr, attuate o avviate nell’ultimo biennio:
  • semplificazione della pianificazione portuale e ridefinizione dei processi per l’aggiudicazione delle concessioni portuali;
  • sulla normativa per l’efficientamento energetico dei porti e gli interventi di cold ironing, con l’attribuzione ai porti della qualifica di “comunità energetiche”;
  • la riorganizzazione dello sviluppo della Piattaforma Logistica Nazionale per la rete dei porti e degli interporti.
    Inoltre, altri interventi normativi e regolamenti: modifica del codice civile relativa al contratto di spedizione (archiviando le regole che risalivano al 1942); il varo dello “Sportello Unico Doganale e dei Controlli” (Sudoco), che attribuisce all’Agenzia delle Dogane il coordinamento dei 133 procedimenti amministrativi di controllo sulla merce in ambito portuale, precedentemente in capo a 13 diverse pubbliche amministrazioni; la creazione dello Sportello Unico Amministrativo (Sua), previsto in tutte le AdSP, che semplifica notevolmente lo svolgimento delle pratiche amministrative; la definizione della National Maritime Single Window quale interfaccia unica nazionale per l’invio delle formalità di dichiarazione delle navi in arrivo e in partenza dai porti italiani, funzione delegata al Comando Generale delle Capitanerie di porto quale Autorità Nazionale Competente; la pianificazione relativa allo spazio marittimo, il cui documento di riferimento è in consultazione pubblica fino al 30 ottobre sul sito del Mims.

Alla Puglia ‘portuale’, il Rapporto assegna risorse ingenti per lo sviluppo delle proprie infrastrutture, aumentandone quella c.d. ‘capacità portuale’ che consente di competere a livello internazionale.
Le due Autorità di sistema portuale (Mar Adriatico Meridionale e Ionio) della Regione Puglia hanno avuto ammessi a finanziamenti progetti importanti, che consentiranno di avere porti green, il cold ironing per la decarbonizzazione dei porti e un serio programma di Azione e Coesione su ‘Infrastrutture e reti’.

Per Brindisi: ‘Banchinamento e recupero funzionale dei piazzali della colmata di Capo Bianco (ex British Gas) e realizzazione dei dragaggi a esso funzionali sino alla quota di -12 metri s.l.m.; Completamento dell’infrastrutturazione portuale mediante banchinamento e realizzazione della retrostante colmata tra il pontile petrolchimico e Costa Morena est (1° e 2° lotto).
Per il porto di Manfredonia: Lavori di recupero e rifunzionalizzazione del bacino alti fondali.
Per il porto di Taranto: Nuova diga foranea di protezione del porto fuori rada di Taranto – Tratto di Ponente/Levante; Realizzazione di un impianto cold-ironing presso le banchine pubbliche; accessibilità stradale e ferroviaria, ‘Eco Industrial Park (parte ex Ilva).

E’ obbligo ricordare che tali investimenti hanno bisogno della condivisione degli Enti territoriali.
Sentito il Presidente dell’AdSPMAM, Prof Ugo Patroni Griffi, ha dichiarato che “ per Brindisi inizia una nuova pagina di pianificazione strategica che consentirà al suo porto di riprendersi quella capacità portuale che la Storia gli ha affidato nei secoli”. “Anche per Manfredonia – ha continuato Patroni Griffi- posso ritenermi soddisfatto e non avevo dubbi sulla ri-marittimizzazione del suo porto”.

Un sistema portuale del Mare Adriatico Meridionale che vuole affrontare la transizione ecologica con una vision globale per le sue reti, per i porti e retroporti e una Zes interregionale della Puglia e del Molise, funzionale anche alla digitalizzazione della logistica, in linea con le esigenze del settore del trasporto marittimo e terrestre.

Abele Carruezzo