I porti italiani attrattivi per investimenti internazionali

Milano. L’Istituto Italiano per gli Studi Politici Internazionali (ISPI) crede che i porti italiani siano quelli del Mediterraneo che possono attrarre investitori internazionali. Lo si afferma nel nuovo rapporto dell’Istituto pubblicato la scorsa settimana a Milano durante un think tank dedicato, anche se il commercio marittimo registra un calo a causa della pandemia Covid-19.

I porti italiani, per le favorevoli posizioni geografiche e le loro funzioni operative, potrebbero consentire ai tanti investitori internazionali di gestire flussi merceologici con una certa facilità e risparmi dei costi, favorendo le cd economie di scala. I grandi carriers, le shipping companies che governano il mercato mondiale del trasporto merci via nave, afferma Massimo Deandreis, direttore generale SRM Intesa San Paolo, hanno cercato di far fronte alla crisi con operazioni di “blank sailing” (cancellazione di tratte già programmate) e contemporaneamente con la ricerca di rotte e strategie per diminuire drasticamente i costi.

Nel rapporto ISPI si legge che in questo primo semestre 2020 i porti italiani hanno visto diminuire il transito di merci del 12% (in termini di tonnellaggio), in linea con il traffico globale dovuto al blocco pandemico e alle tensioni commerciali tra la Cina e gli Usa. In questi ultimi mesi, si stanno registrando intenzioni positive di Cina, Olanda, Germania e Turchia nell’investire sui porti italiani, perché la posizione dell’Italia, cuore del Mediterraneo e porta da e per l’Europa, costituisce un hub naturale per il traffico marittimo globale e regionale. Vedasi la Cina e la Germania su Trieste; la Turchia con Yilport a Taranto e Brindisi, MSC a Gioia Tauro e Olanda su Cagliari.

Per gli analisti dell’ISPI, se si vuole una competizione efficace nei trasporti marittimi e se si vuole attrarre più investitori internazionali, i porti italiani devono mettere in campo una strategia che sappia declinare un aumento dell’intermodalità con piattaforme di collegamento tra porti e infrastrutture ferroviarie. L’intermodalità, le piattaforme di collegamento con la ferrovia, la capacità di trasformare l’area retroportuale in poli di innovazione e attrazione di investimenti (Zes e Zel), nuova tecnologia e sostenibilità, sono pilastri di una strategia trasportistica e logisticamente efficiente per rendere competitivo un porto.

Intanto, i presidenti delle Autorità di Sistema Portuale italiane sono tornati a chiedere al Governo linee chiare per le semplificazioni burocratiche riguardo a banchine e relativi progetti di sviluppo. Molte infrastrutture portuali, affermano i presidenti, sono interessate a vari progetti e risorse finanziarie che ancora non si riesce a spenderle tutte. Ancora, il tavolo nazionale delle AdSP non si riunisce con sufficiente regolarità; le richieste di poter beneficiare di una “corsia preferenziale” per infrastrutture portuali quali banchine, terminal e dragaggi non è del tutta chiara e si rimanda, … incontro dopo incontro …

Abele Carruezzo