Pesca di frodo nell’Area Protetta di Torre Guaceto: Intervista ad Alessandro Ciccolella

È di circa due settimane fa la notizia dell’ennesimo tentativo di pesca illegale presso l’Area Marina Protetta di Torre Guaceto. Due pescatori a bordo di una piccola imbarcazione sono stati colti in flagranza di reato dagli uomini della Guardia di Finanza mentre pescavano illegalmente nella zona A della riserva, interdetta addirittura alla balneazione. Non un caso isolato, purtroppo.
Per guardare più da vicino questo fenomeno abbiamo intervistato Alessandro Ciccolella, Biologo, ma soprattutto Direttore del Consorzio, della Riserva Marina e del Parco Naturale di Torre Guaceto.

Direttore, perché la pesca di frodo proprio in un’Area Marina Protetta come Torre Guaceto?

Laddove sono presenti delle aree marine protette gestite correttamente, dove tutto funziona, dove si è creato nel tempo un rapporto di fiducia con i pescatori ed esiste una sufficiente attività di controllo, come nel caso di Torre Guaceto, succede che la fauna ittica, non essendo fortemente disturbata, riesce a riprodursi maggiormente rispetto a contesti esterni. Questo i pescatori non autorizzati lo sanno, e sanno anche che entrando all’interno della Riserva, pur rischiando qualora fossero colti in flagranza di reato dalle Forze dell’Ordine, riuscirebbero a prendere molto pesce. Ecco perché in alcune area marine protette purtroppo si concentra questa attività illegale.

Loro sperano di pescare di più e quindi di guadagnare maggiormente rispetto a un contesto esterno all’area marina. Noi abbiamo un ottimo rapporto con i nostri pescatori: nell’area marina protetta di Torre Guaceto si pesca, come da accordi con loro, soltanto una volta a settimana. Essendo l’area non molto grande, negli altri giorni i pescatori possono pescare all’esterno dell’area, oltre a tutta una serie di altre attività che facciamo con loro, avendo comunque un buon guadagno. Di fatto, i pescatori autorizzati di Torre Guaceto hanno un reddito maggiore rispetto ai pescatori non autorizzati a svolgere l’attività.

Ed è per questo che i pescatori di Brindisi, di Ostuni e di Fasano, che pescano nell’area tra Carovigno e Ostuni, hanno sottoscritto un documento nel quale loro accettano l’ampliamento dell’area marina protetta. Possiamo dire di essere uno dei pochi casi in Italia in cui i pescatori sono d’accordo affinché si ampli un’area marina protetta. La molla economica è sempre molto importante per i nostri pescatori. A questo punto mi chiedo, i pescatori di frodo, invece di rischiare perché non diventano pescatori regolari? Acquistando tranquillamente una regolare licenza possono essere autorizzati dall’Ente.

Dunque, rendere legale la pratica della pesca è sinonimo di rispetto dell’ambiente marino e non solo, e rappresenta una fatto culturale. Come sappiamo la pesca artigianale sostenibile praticata nelle aree marine protette è regolamentata da una Direttiva dell’Unione Europea. Ad oggi, in quale zone della Riserva è consentita la piccola pesca artigianale autorizzata dall’Ente?

Diciamo che tutte le aree marine protette italiane presentano una zonizzazione. In alcuni casi cambiano a seconda della dimensione dell’area. Solitamente la zona A è di Riserva integrale, nella zona B da noi si può svolgere l’attività di balneazione, nelle zone C delle aree marine protette si svolgere l’attività di pesca ricreativa e l’attività di pesca professionale.

Generalmente, in Italia, non c’è una limitazione rispetto al numero di giorni in cui è consentito pescare. Presso l’Area Marina di Torre Guaceto invece, in accordo con i pescatori, abbiamo determinato la possibilità nella zona C di pescare solo una volta a settimana. Questo prima era un accordo non formale tra noi e i pescatori, adesso è diventata legge perché è stato inserito finalmente all’interno del Regolamento dell’Area Marina Protetta. Quindi, questa attività si può svolgere solo nella zona C dell’area marina di Torre Guaceto.

Secondo lei, cosa si potrebbe fare per potenziare e tutelare maggiormente le aree marine protette, come quella di Torre Guaceto, dalle attività di pesca illegale?

Da noi, rispetto ad altri contesti non protetti, e rispetto ad altre aree marine protette in Italia, le attività di controllo hanno già dato i primi risultati. Ad esempio, durante il giorno non si verificano episodi di pesca di frodo. Sembra una cosa di poco conto, ma in realtà è un ottimo risultato, grazie soprattutto alle attività della Capitaneria di Porto di Brindisi e del reparto navale della Guardia di Finanza. Possiamo dire ormai che durante le ore diurne l’attività di pesca di frodo è scomparsa. Purtroppo ancora oggi, bisogna dire che tale fenomeno accade maggiormente nelle ore notturne, quando è difficile avere un’attività di controllo efficace, oppure all’alba.

Abbiamo assistito anche ad un ottimo esempio di cittadinanza attiva. Abbiamo una rete tra cittadini e associazioni che ci segnalano questi tipi di episodi. Sono i volontari stessi che durante le prime ore del giorno, svolgendo attività fisica o una semplice passeggiata in Riserva, segnalano questi fenomeni. E proprio per questo che pochi giorni fa, il Consiglio di Amministrazione ha approvato un Regolamento per il volontariato all’interno della Riserva, promuovendo queste attività dal basso e affiancando quelle già in essere svolte sia dall’Ente, dalle Forze dell’Ordine e dai cittadini.

Abbiamo aggiunto, così, un ulteriore tassello alle attività di monitoraggio e tutela che già mettiamo in atto e che continueremo a fare in futuro. Abbiamo, infatti, intenzione di potenziare l’attività di controllo attraverso un sistema di telecamere che possa allertare le Forze dell’Ordine e un’altra serie di attività che nei prossimi giorni, tra l’altro, saranno oggetto di un comunicato. Insieme alla Capitanerie di Porto forniremo loro, infine, una struttura, una base logistica all’interno della Riserva in modo tale che possano intervenire tempestivamente negli interventi di contrasto alla pesca di frodo.

Un bellissimo esempio di cittadinanza attiva e di cooperazione tra cittadini, Ente Riserva, Forze dell’Ordine e tutti gli altri soggetti coinvolti dall’attività del Consorzio di Torre Guaceto. Quasi fosse una chiamata alla collaborazione, un “dovere-piacere”.

Molti di questi volontari, in effetti, frequentano Torre Guaceto per il piacere di vivere la natura in un ambiente incontaminato. Raggiungono la Riserva in bicicletta, oppure praticano jogging. Amano la Riserva perché dà loro delle sensazioni positive e quindi, quando vedono qualcosa che può minacciarla, è come se si sentissero minacciati loro stessi. Per fortuna, molti cittadini brindisini, hanno percepito la Riserva di Torre Guaceto come un bene comune da tutelare e rispettare.

Elide Lomartire