Jonian Dolphin Conservation: la più lunga campagna di studio sulla Balenottera comune mai realizzata nello Ionio

Il progetto IFWP (Ionian Fin Whale Project) nasce dalle osservazioni effettuate nell’ultimo triennio dai ricercatori JDC i quali, analizzando gli avvistamenti avvenuti in questo arco temporale ed osservando le mappe satellitari di Produzione Primaria del bacino Ionico hanno raggiunto la convinzione che alcuni esemplari di Balenottera comune si inoltrano sistematicamente, ogni anno, sino alla parte più settentrionale del Golfo di Taranto, per sfruttare i periodi di massima produttività primaria.

Al fine di validare questa tesi, i ricercatori della JDC ritengono indispensabile programmare una campagna di studio in mare orientata alla ricerca di questi Cetacei, alla loro identificazione ed alla georeferenziazione dei percorsi compiuti. Le osservazioni sulla presenza dei cetacei nel bacino Ionico sono per lo più relative agli spiaggiamenti (Cerioni et al., 1995; Centro Studi Cetacei, 1999; Banca dati spiaggiamenti Cetacei Puglia ex DPGR 58/88). Gli avvistamenti effettuati su animali in vita sono disponibili per la porzione meridionale del Mar Ionio, soprattutto in merito al capodoglio (IFAW, 2006), mentre, con alcune eccezioni, sono pressoché assenti per lo Ionio Settentrionale (Golfo di Taranto), (Bompar, 2000; Lacey et al., 2005).

Uno degli studi più recenti riguardanti il Golfo di Taranto, e le ricerche condotte nel triennio 2007-2009 hanno rivelato la presenza di numerose specie di Cetacei, alcune delle quali presenti durante tutto l’arco annuale ed altre incontrate stagionalmente e/o occasionalmente (Dimatteo et al., 2010).

Gli avvistamenti effettuati successivamente tra il 2009 e 2013 (i cui dati sono in fase di elaborazione per la pubblicazione) ed attualmente condivisi sull’OBIS-SEAMAP (http:// seamap.env.duke.edu/dataset/812), hanno riguardato alcune specie, regolarmente presenti nello specchio di mare considerato: la Stenella striata (Stenella coeruleoalba) presente tutto l’anno, il Grampo (Grampus griseus) presente stagionalmente ed occasionalmente, il Tursiope (Tursiops truncatus) presente tutto l’anno con maggiore abbondanza estiva, la Balenottera comune (Balenoptera physalus) presente stagionalmente ed il Capodoglio (Physeter catodon), presente occasionalmente.

Segnalazioni indirette di avvistamenti e di spiaggiamenti confermano la presenza nell’area anche dello Zifio (Ziphius cavirostris) e del Globicefalo (Globicephala melas). La specie avvistata con maggiore frequenza nell’area è stata la Stenella che, sebbene tipicamente pelagica, è stata regolarmente incontrata anche a poca distanza della fascia costiera ( < 1 NM dalla costa in corrispondenza delle località di Marina di Ginosa – TA) mentre il Tursiope è stato incontrato sempre in acque poco profonde entro la batimetrica dei 40 m. Le Balenottere comuni sono state avvistate al largo di Taranto a poca distanza (< 3 NM) dall’arcipelago delle Isole Chéradi.

Tutte le altre specie, solitamente pelagiche, sono state avvistate in aree prossime alla costa, ad eccezione del Capodoglio, segnalato a grande distanza in mare aperto. Le considerazioni prodotte dalle ricerche evidenziano come le caratteristiche batimetriche (presenza di ripide scarpate continentali) ed oceanografiche (circolazioni superficiali e profonde capaci di favorirne la produttività primaria locale) del bacino Settentrionale del Golfo di Taranto, consentano la presenza, in ambienti molto prossimi alla costa di molte specie di Cetacei normalmente rinvenute in mare aperto a grandi distanza dalla costa.

Oramai, la presenza dei Cetacei nell’area in considerazione, che sia stanziale o transitoria, è documentata nella letteratura di numerosissimi Istituti di Ricerca, Fondazioni, Università, a fronte di campagne regionali, nazionali ed internazionali testimoniando come questo bacino sia un habitat fondamentale alla vita di numerose specie di Cetacei. Infatti, quest’area si presenta come feeding area per la presenza di miliardi di esemplari di krill, i piccoli crostacei che compongono lo zooplancton, cibo primario di alcuni Cetacei.

Infine, un evento di “importanza unica” che mette il sigillo ambientale su questa zona di estremo rilievo naturalistico è l’avvistamento di numerosi cuccioli di diverse specie di Cetacei insieme alle loro madri ed al proprio branco.

Area di monitoraggio
Il bacino del Mar Mediterraneo, che si potrebbe definire “irrilevante” in termini di grandezza rispetto agli oceani mondiali (circa lo 0.8%), è comunicante con l’Oceano Atlantico tramite uno stretta apertura (Stretto di Gibilterra) ed al suo interno avvengono tutti o quasi quei processi biogeofisici (Williams, 1998) che si verificano nei grandi oceani ma a scale superiori e non facilmente analizzabili. Per questo il Mediterraneo è considerato un “laboratorio marino in miniatura” (Lacombe et al. 1981, Robinson e Golnaraghi 1995).

Definendo oligotrofici quei bacini con concentrazione di clorofilla inferiore a 0.1 mg m-3, mesotrofici quelli con concentrazione di clorofilla compresa tra 0.1 e 1 mg m-3, ed eutrofici quelli con concentrazione di clorofilla superiore a 1 mg m-3, il Mediterraneo è considerato appartenere alla prima categoria. Però la presenza di particolari condizioni, tipiche di questo bacino può portare, in determinati periodi dell’anno, ad aumenti di biomassa locali piuttosto importanti.

I principali luoghi in cui questo avviene sono: i vortici anticiclonici di Alboran (soprattutto quello ovest) e i siti di formazione di acqua profonda (il Golfo del Leone, il Canale di Otranto e occasionalmente il vortice di Rodi). In questi punti la concentrazione di biomassa può raggiungere anche valori superficiali superiori a 5 mg m-3.
Queste condizioni si verificano in tardo inverno-primavera. Negli altri periodi dell’anno invece i profili di biomassa si presentano con degli intensi massimi sub-superficiali tipici di altri mari alle medie latitudini. Il Mar Ionio occupa la porzione più occidentale del Mediterraneo orientale agendo da ponte di unione tra l’Adriatico e l’Egeo a nord, con il Canale di Sicilia ed Mar Libico a sud. E’ considerato il bacino più profondo del Mar Mediterraneo, raggiungendo la profondità massima di 5270 m nella Fossa Ellenica. Lungo il tratto costiero nazionale bagna le coste di Puglia, Basilicata, Calabria e Sicilia.

Per la salinità delle sue acque, per l’abbondanza di fiumi che vi sfociano e visto il particolare assetto geografico e naturale, questo mare presenta caratteristiche particolari a livello di flora e fauna, tali da rappresentare una vera e propria riserva di Biodiversità per l’ecosistema Mediterraneo.

Attraverso l’osservazione del colore del mare da satellite (Ocean color), cioè sfruttando la correlazione delle proprietà ottiche del mare con la concentrazione dei suoi costituenti, (fitoplancton, batteri, materiali di degradazione ecc.) si possono individuare i periodi e le aree nelle quali, tali processi avvengono. Per esempio il fitoplancton contiene la clorofilla che assorbe molto nelle lunghezze d’onda del blu e poco nelle lunghezze d’onda del verde, di conseguenza le acque molto ricche di fitoplancton appariranno verdi. L’utilizzo dei dati di colore del mare forniti dai sensori satellitari permette quindi lo studio della distribuzione spaziale e temporale dei pigmenti algali sia su scala locale che globale. Nel bacino Ionico, queste condizioni si verificano in tardo inverno-primavera.

Conclusioni
IFWP (Ionian Fin Whale Project) nasce proprio da queste considerazioni ed ha lo scopo di individuare e catalogare quelle balenottere che si addentrano all’interno del bacino Ionico per sfruttare le particolari condizioni di Produzione Primaria che si vengono a creare in questi periodi. Le attività di ricerca saranno effettuate a bordo di “Taras” catamarano da ricerca della Jonian Dolphin Conservation attrezzato con sonde multiparametriche per la valutazione dei parametri oceanografici, idrofoni per la registrazione delle vocalizzazioni e telecamere subacquee per la visione dei Cetacei in immersione.

Tutti i dati raccolti serviranno a tracciare le rotte di migrazione seguite dalle Balenottere ed a confermare le particolari condizioni trofiche di questo bacino al fine di pianificare i corretti interventi da porre in essere a tutela dei Cetacei presenti in quest’area. La data di avvio della spedizione è prevista per il 22 Febbraio 2013 con partenza dal porto di Taranto con prima tappa che prevede un navigazione di circa 55 MN per giungere al porto di Corigliano. Il progetto prevede una navigazione complessiva di 1200 Miglia da percorrere e 120 ore di osservazione diretta in mare. Il catamarano da ricerca Taras approderà, oltre che nel porto di Corigliano, nei porti di Crotone, Catanzaro, Le Castella, Policoro, Gallipoli, Leuca, Otranto e Brindisi. In ogni porto, è prevista l’organizzazione di eventi divulgativi delle attività svolte e di sensibilizzazione alla salvaguardia dell’ambiente marino.

Il budget da raggiungere per la totale copertura dei costi di carburante e dei materiali di
consumo per la realizzazione del progetto IFWP è di Euro 7.500,00.